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CHI TROPPO VUOLE, NULLA STRINGE – DOPO LE POLEMICHE PER ESSERSI ALZATO LO STIPENDIO DI 60 MILA EURO L’ANNO COME PRESIDENTE DI CNEL, RENATO BRUNETTA E’ COSTRETTO A RINCULARE E HA REVOCATO IL “REGALINO” CHE SI ERA CONCESSO – MA NON LO HA FATTO PER SPIRITO CARITATEVOLE: L’EX MINISTRO ERA RIUSCITO A FAR INCAZZARE TUTTI, PERSINO GIORGIA MELONI CHE HA FATTO TRAPELARE DA PALAZZO CHIGI LA SUA IRRITAZIONE (“SCELTA INOPPORTUNA”) – INVIPERITA LA LEGA, CHE PREPARA UN’INTERROGAZIONE PARLAMENTARE; CONTRARIATA FORZA ITALIA, CHE NELLE CHAT INTERNE ARRIVA A SUGGERIRE, CON DIVERSI BIG, PERSINO LE DIMISSIONI DI BRUNETTA…
renato brunetta e giorgia meloni
BRUNETTA, REVOCO L'AUMENTO DEI COMPENSI AL CNEL
(ANSA) - ROMA, 07 NOV - "Provvederò a revocare con effetto immediato la decisione assunta in Ufficio di Presidenza, relativa al recepimento" lo dichiara in una nota il presidente del Cnel Renato Brunetta in riferimento alla decisione del Cnel di innalzare i compensi dei propri vertici a partire da quello dello stesso presidente elevandolo a 311mila euro.
"Come presidente del Cnel, organo di rilievo costituzionale chiamato a dare voce e rappresentare le parti sociali, non voglio in alcun modo che dall'applicazione legittima di una giusta sentenza della Corte Costituzionale derivino strumentalizzazioni in grado di danneggiare la credibilità dell'istituzione che presiedo e, di riflesso, condizionare negativamente il dibattito politico e l'azione del governo", spiega la nota.
giorgia meloni e renato brunetta
"Per queste ragioni provvederò a revocare con effetto immediato la decisione assunta in Ufficio di Presidenza, relativa al recepimento. Lo faccio con senso di responsabilità e con l'intento di tutelare il prestigio del Cnel, preservando nel contempo un clima di rispetto e collaborazione tra tutte le componenti politiche, istituzionali e sociali". Dopo le polemiche politiche sorte per la notizia dell'aumento delle retribuzioni al Cnel, oggi da Palazzo Chigi era trapelato che vi fosse irritazione da parte della premier Giorgia Meloni.
BUFERA SULL’AUMENTO A BRUNETTA: MELONI LO CRITICA, LUI CI RIPENSA
Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per www.repubblica.it
giorgia meloni e renato brunetta
«Non ho visto assolutamente nulla, non so nulla». Alle sette di sera, mentre l’Ansa batte la notizia dell’irritazione di Giorgia Meloni per l’aumento dei compensi al Cnel, Renato Brunetta cade dal pero. Nega qualsiasi contatto, qualsiasi attrito con la premier, che in realtà è furibonda per il ritocco alla busta paga - e che ritocco: 60mila euro l’anno in più, agganciando quota 311mila - di cui l’ex ministro si era auto-omaggiato, approfittando della sentenza della Corte costituzionale che abolisce il tetto dei 240 mila euro annui per i dirigenti pubblici.
Brunetta con Repubblica è di poche parole, ma difende strenuamente dai marosi dell’ennesima polemica politica l’organismo che presiede dall’aprile del ‘23, issato sulla tolda di comando di Villa Lubin dal governo a trazione FdI, dopo il distacco, amaro, dal berlusconismo. «Il Cnel - si sfoga Brunetta - avevano già tentato di farlo fuori, poi il 60% degli italiani ha votato contro quella riforma». Come dire: resisterà pure a questa tormenta.
Il suo aumento invece no. All’ora di cena l’ex ministro azzurro capitola, via Instagram: scrive di voler evitare «strumentalizzazioni in grado di danneggiare la credibilità dell’istituzione e, di riflesso, condizionare l’azione del governo». Dunque pur sostenendo «l’applicazione legittima della sentenza», arriva l’inversione a U: «Provvederò a revocare con effetto immediato la decisione, senso di responsabilità». In realtà Brunetta ha provato a resistere. Ancora ieri mattina faceva diffondere una nota per spiegare la «doverosa applicazione» della sentenza.
Ma il destino della sua busta paga era tracciato. La maggioranza l’ha scaricato. Inviperita la Lega, che prepara addirittura un’interrogazione parlamentare. Contrariata FI, che nelle chat interne ricorda il «tradimento» del grande ex, arrivando a suggerire, con diversi big, persino le dimissioni.
renato brunetta in versione fruttivendolo immagine creata con l intelligenza artificiale di grok
A domanda, Maurizio Gasparri risponde così: «L’aumento di Brunetta? Io non l’avrei fatto, anche se mi scandalizzano di più i soldi che lo Stato ha dato a De Raho». Un colpo di fioretto al rivale grillino, per far intendere il messaggio al socio di centrodestra. Decisiva è stata però la stoccata serale di Meloni, affidata a fonti di Palazzo Chigi che descrivono la sentenza della Corte come «non condivisibile» e soprattutto «inopportuna» la scelta del Cnel. Meloni non ha nemmeno avvisato Brunetta, trapela dalla cerchia della premier.
L’opposizione ha gioco facile nel rinfacciare alla destra lo scivolone. Il Pd ricorda che «Meloni ha usato il Cnel per affossare il salario minimo» e chiede a Brunetta di riferire in Parlamento. […]
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