DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
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Avete presente la sparata di Matteo Renzi la scorsa settimana sugli “euroburocrati” che “non ci devono dire quali tasse tagliare”? Bene, tutto dimenticato: ce lo dicano eccome.
La Commissione europea ci ha fatto sapere in tutti i modi e a tutti i livelli che prima di tagliare le tasse sulla casa dobbiamo ridurre il carico fiscale sul lavoro e adesso il premier spaccone ha cambiato idea.
In questi giorni, proprio da Palazzo Chigi, è partita l’indicazione ai tecnici del Tesoro che stanno lavorando alla Legge di Stabilità per il 2016 di fare qualche simulazione su un taglio del cuneo fiscale che grava sul lavoro dipendente. Per carità, niente di trascendentale, ma Renzi vuole capire se con un intervento da 3-4 miliardi si fa qualcosa di visibile e, soprattutto, di spendibile con Bruxelles.
Fermo restando che il cuore della manovra da 27 miliardi resta l’abolizione della tassa sulla prima casa (costo: 5 miliardi), ad essere rinviate potrebbero essere un po’ di misure a favore delle aziende, compreso l’intervento sull’Ires.
La linea improvvisamente morbida e realista di Palazzo Chigi, dopo settimane di input celoduristi al povero Padoan, si spiega anche con il fatto che Renzi ormai esclude di andare al voto nel 2016 e sarebbe meno preoccupato dalla necessità di fare una Finanziaria da campagna elettorale.
Passa intanto totalmente di moda la famosa “Spending review” che ai tempi di Mario Monti ed Enrico Letta doveva assicurare risparmi-monstre fino a 20 miliardi l’anno. I tecnici di Palazzo Chigi, guidati da Yoram Gutgeld, hanno già ridotto le stime per l’anno prossimo a non più di 5-6 miliardi, ma è tutta la filosofia dei tagli di spesa a essere in discussione.
In particolare, sta prevalendo la consapevolezza che la spesa pubblica, ancorché non sia la parte qualitativamente migliore del Pil, fa comunque parte della ricchezza prodotta (se un ospedale non compra un letto ci sarà un privato che vende un letto in meno) e i suoi tagli sono tagli all’economia del Paese che poi ricadono negativamente su tutti i parametri. Per questo motivo, con Renzi, ne sentiremo parlare sempre meno.
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