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Carlo Tecce per “il Fatto quotidiano”
Matteo Renzi fa tante cose. A volte troppe. Ha preparato la Leopolda di ottobre, il congresso del renzismo più mistico e più mondano, per glorificare la scissione dal Pd. Poi s' è scisso prima per la brama di agguantare il destino del governo di Giuseppe Conte. Così ha esaurito i colpi di genio. Con spirito realistico, proprio per il raduno di Firenze, ieri ha firmato un comunicato per reclutare volontari e donatori per i comitati "azione civile", motore di Italia Viva e della stazione Leopolda.
Pure cinque euro fanno la differenza, ha declamato con modestia ragionieristica. Il complesso "assetto finanziario" di Renzi, doppia versione di impresario e politico di se stesso, però, è studiato e ponderato.
Il 4 marzo 2018, dopo la sberla del voto, Renzi ha ordinato carichi di pop corn per assistere dal divano all' alleanza gialloverde e all' inesorabile estinzione dei dem.
renzi e fabio volo alla leopolda
Non s' è mai seduto. Ha girovagato per il mondo, tra Cina e Qatar, a ungere quei contatti che ha avviato nei mille giorni a Palazzo Chigi. Ha esordito in televisione con un documentario. Ha convertito il potere, anzi il sapere sul potere in ben retribuite conferenze.
Con il partito agonizzante, quello vecchio s' intende, in neppure una decina di mesi ha incassato - dice orgoglioso agli amici - più di un milione di euro. E non ha intenzione di smettere con la libera professione di oratore o consulente per gli investitori stranieri in Italia e il pubblico impegno di senatore e ispiratore di un contenitore (movimento?
) centrista. Tant' è che ha creato, lo scorso maggio, con il Conte I ancora in salute, la società Digistart per i suoi lavori personali, per fatturare. Un accorgimento tecnico per organizzare gli affari che, si presume, siano in aumento. Vuol dire che i guadagni del 2018 saranno diffusi con la prossima dichiarazione dei redditi da depositare in Senato, mentre quelli del 2019 finiranno nei bilanci di Digistart.
Renzi crede molto in Renzi.
E ha annunciato l' apertura di una fondazione intitolata, ovvio, a Renzi. Al momento, ha registrato un paio di indirizzi in Internet. A che serve la fondazione? A drenare soldi per la "sua" prossima campagna elettorale. Renzi è convinto che i grossi industriali siano disposti a spendere per Renzi e non per un partito valutato al 4-5 per cento.
Il decreto chiamato "spazza corrotti", bandiera dei Cinque Stelle, ha imposto la trasparenza pure alle fondazioni, spesso strutture opache, ma essenziali per capi e capetti del Parlamento. Anche le fondazioni devono rendicontare il denaro raccolto dai 500 euro in su, purché ci sia un legame con un politico o un partito.
Renzi assicura che la fondazione sarà limpida e verrà dichiarato "ogni singolo centesimo". Una promessa ineludibile, mentre l' avvocato Alberto Bianchi, ex presidente di Open, la cassaforte renziana capace di raccogliere 6,7 milioni di euro in sette anni, è indagato per traffico di influenze. Ai comitati "azione civile", invece, spetta il compito di gestire l' economia di Italia Viva, che riceve i contributi degli eletti e avrà i fondi destinati ai parlamentari.
Gli imprenditori Daniele Ferrero di Venchi e Lupo Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli, sono il carburante del ritorno all' attività politica di Renzi, non soltanto per il denaro già versato ai comitati - 100.000 euro Ferrero e 60.000 Rattazzi - ma perché sono anche ascoltati consiglieri. Dopo una prima cospicua iniezione di soldi, "Azione civile" - cioè Italia Viva - dovrà sopravvivere con le risorse dei parlamentari e le piccole offerte degli iscritti: erano 2.800 euro a luglio, per adesso sono 34.000 a settembre.
Per ragioni diverse, per organizzare la Leopolda, Renzi deve rinunciare al sostegno di Bianchi e Luca Lotti. Adesso è il tempo di lasciare il "lampadina" Lotti nel litigioso recinto dem (per ripartire da zero, hanno suggerito a Renzi di mollare Boschi al Nazareno del segretario Nicola Zingaretti, ma Maria Elena non ha accettato e Matteo s' è adeguato). Per la Leopolda e le tessere, dunque, a Matteo non resta che Ettore Rosato. Fedele, è fedele. Non è Lotti, però.
Appena rientrato da una "brevissima missione in Cina", come ogni divinità che si rispetti, l' ex premier non bada alle distanze, adesso Renzi deve riempire il palco vuoto della Leopolda. Adora scrivere: un sorriso, a prestissimo.
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