AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO…
1. I PRANZI DI RENZI E LA SMENTITA FANTASMA DEL SUO AMICO RISTORATORE
Francesco Bonazzi per Dagospia
Illuminante esempio di come funziona l’informazione ai tempi di Matteo Renzi. Domenica il suo amico ristoratore di Firenze, Lino Amantini, si fa intervistare da Davide Vecchi del “Fatto Quotidiano” e racconta di pranzi e cene di Matteuccio a spese del Comune, alcune anche con la moglie Agnese.
Ieri la Corte dei conti toscana apre un fascicolo d’inchiesta per capire se il premier, quand’era amministratore locale, ha sperperato denari pubblici. A questo punto entra in scena “Repubblica.it” che dà la notizia così: “L’istruttoria avviata dai magistrati contabili come atto dovuto dopo le dichiarazioni del ristoratore Lino Amantini rilasciate domenica al Fatto Quotidiano. Ma oggi l’oste ritratta: ‘Mi hanno fatto dire cose che non ho detto’”. Il contro-scoop è firmato da Luca Serranò e Massimo Vanni, biografo del premier.
Passa qualche ora ed esce una seconda versione dell’articolo. Sparisce la citazione del “Fatto Quotidiano” e compare un’acrobatica risposta di Renzi: “Fonti vicine al premier: ‘Spese documentate e analizzate”.
A quel punto si muove l’Ansa per ottenere la smentita ufficiale di Amantini e chiudere il caso, togliendo le castagne dal fuoco a Palazzo Chigi. Ma ecco la sorpresa, Amantini non ritratta un bel nulla e dice solo: “Non parlo, è tutto il giorno che squilla il telefono, lasciatemi lavorare”.
Passano pochi minuti e, all’ora di cena, “Repubblica.it” corregge per la terza volta il suo pezzo. Sparisce la smentita del ristoratore e restano solo la notizia della Corte dei Conti e le fonti “vicine a Palazzo Chigi”.
Questione finita? Manco per niente. Fare casino paga. Oggi vari giornali ripubblicano la smentita-fantasma pubblicata dal sito di Repubblica. Non si sono accorti che nel frattempo era stata tolta.
2. ARAGOSTE, SUSHI E VIAGGI: LA MANICA LARGA DI RENZI
Davide Vecchi per il “Fatto Quotidiano”
Sulle spese di Renzi sindaco, la Corte dei conti ha aperto un fascicolo. La decisione è stata raggiunta a seguito delle dichiarazioni del ristoratore fiorentino Lino Amantini, che domenica in un’intervista al Fatto ha raccontato di quando, ai tempi di Renzi sindaco, inviava le fatture direttamente a Palazzo Vecchio. Ieri, lo stesso ristoratore, assediato da telecamere e cronisti, ha detto all’Ansa: “Non parlo con nessuno, non dico proprio nulla; è tutto il giorno che squilla questo telefono. Lasciatemi lavorare, per favore”.
I magistrati contabili avevano già acquisito parte della documentazione relativa alle spese di rappresentanza, ma estenderanno ora l’inchiesta ad altre voci contabili per verificare l’intera gestione amministrativa. In giornata si è mossa anche l'opposizione in Comune. Il consigliere Tommaso Grassi di Sel durante i lavori dell’aula ha chiesto al sindaco Dario Nardella di rendere trasparenti le spese dell’attuale giunta e della precedente. “Renzi noi lo conosciamo bene, già in Provincia ha mostrato ottime performance, ma stamane ha risposto al Fatto, che gli chiedeva di rendere pubblici i suoi scontrini, di averli già messi online”. Noi, ha proseguito Grassi, “siamo andati a cercarli: inutilmente”.
Quindi, ha concluso, “rispetto a quello che è stato fatto dall'ex sindaco Marino – che ha indicato voci di spesa dettagliate con la massima trasparenza – chiediamo che altrettanto facciate lei e Renzi: ci uniamo alla richiesta del Fatto e le chiediamo di rendere tutti gli scontrini trasparenti al massimo, visto che al momento di trasparente c'è ben poco”.
NELLA ATTESA (fiduciosa) delle ricevute dettagliate, ricordiamo quelle che Grassi chiama le “ottime performance”di Renzi quando era in Provincia. Anche su quelle la Corte dei conti e la Procura aprirono un’inchiesta contestando inizialmente “spese pazze” per 20 milioni di euro, dieci dei quali per una società creata ad hoc per divulgare il suo verbo: Florence Multimedia.
Rimanendo nel parallelo con l'ex sindaco di Roma Marino, finito nei guai per viaggi e pasti. Lino non è l'unico ristorante in cui Renzi riusciva a spendere oltre mille euro per un pasto.
Al Cibreo, ad esempio, uno dei più rinomati della città, il 23 maggio 2008 raggiunge i 1.260 euro. Fattura inviata in Provincia e pagata attraverso bonifico. Alla Taverna del Bronzino lascia 1.855 euro mentre al Caffè Nannini –una pasticceria – versa in un sol colpo 1.224 euro. Impossibile conoscere causale e commensali perché non sono stati indicati all'epoca e perché a oggi, nonostante più volte chiesti, Renzi non risponde.
Così come il fidato capo gabinetto Giovanni Palumbo – oggi a Palazzo Chigi – che ha firmato decine e decine di delibere per i rimborsi spese del presidente che aveva a disposizione anche una carta di credito con un limite di spesa mensile di 10 mila euro.
LAURA BOVOLI MAMMA MATTEO RENZI
Nell'ottobre 2007, però, Renzi riesce a farsela bloccare. Durante un viaggio negli Stati Uniti, infatti, la carta viene sospesa a garanzia di un pagamento da parte di un hotel a Boston e così Renzi è costretto a pagare di tasca propria 4.106 dollari – al cambio dell'epoca 2.823 euro, all'hotel Fairmon di San Jose, in California. Qui pasteggia ad aragoste. Appena torna in Italia si fa restituire la somma con una delibera firmata il 12 novembre. Solo per questa trasferta oltreoceano, le casse della Provincia spendono 70 mila euro: non si sa per quante persone né quali.
Un'altra missione in California, ma questa volta a Santa Clara per “attività internazionali” costa alle casse dell'ente 26.775,82 euro per sei giorni: dal 2 all'8 novembre. Ma in questo caso l'obiettivo del viaggio è specificato: incontrare i rappresentanti delle aziende Cisco e Apple e verificare lo stato di avanzamento delle attività avviate con il Mit, Massachusetts Institute of Technology. Che però è a Boston.
matteo renzi e agnese landini al voto a pontassieve 16
Nel 2009, dopo aver vinto le primarie come candidato sindaco del Pd alla guida di Firenze e prima però del passaggio da un Palazzo all'altro, Renzi vola di nuovo in America a spese della Provincia. Questa volta si fa accompagnare dal fidato Marco Carrai e da un assessore. Spendono 45 mila euro. Va nella speranza di incontrare il neoeletto presidente Barack Obama. Non riesce. Ma da oltreoceano fa sapere che l’ha invitato a Firenze.
SULLA VICENDA è ancora aperto un fascicolo in procura scaturito da un esposto presentato dall’avvocato Carlo Taormina per conto di Alessandro Maiorano, dipendente di Palazzo Vecchio e grande accusatore di Renzi. Proprio oggi Taormina sarà ricevuto dal gip Alessandro Moneti in merito all’inchiesta.
3. LE CENE DI RENZI (SINDACO) DIVENTANO UN CASO
Marco Gasperetti per il “Corriere della Sera”
C’è un ristoratore fiorentino, tra i più amati da Matteo Renzi, che racconta la storia di pranzi, con tanto di familiari, che l’allora sindaco di Firenze avrebbe consumato nel locale. Ma non è una storia di ricordi stile «Amici miei», perché a un tratto, durante l’intervista rilasciata qualche giorno fa al Fatto Quotidiano , Lino Amantini, patron del ristorante «Da Lino», dice che poi quelle allegre mangiate venivano fatturate al Comune. Insomma, libagioni private con soldi pubblici. E così, nei giorni in cui l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino perde la poltrona proprio per cene e pranzi a rischio, la notizia comincia non solo a far discutere ma anche a interessare i magistrati.
Ieri la Corte dei conti della Toscana ha annunciato che su questo episodio aprirà un fascicolo «per appurare la veridicità di quanto sostenuto nell’intervista». I magistrati contabili spiegano che si tratta soltanto di un atto dovuto deciso «anche per valutare quanto le affermazioni contenute nell’articolo siano circostanziate». Anche perché Amantini avrebbe già in parte ritrattato a Repubblica.it : «Mi hanno fatto dire cose che non ho detto. Non voglio parlare più, ma non ho detto che quando veniva qui mandavo il conto a Palazzo Vecchio».
Ieri sera fonti vicine a Matteo Renzi hanno inviato alle agenzie di stampa una precisazione: «Le spese di rappresentanza sostenute negli anni in cui l’attuale premier era presidente della Provincia e sindaco di Firenze non solo sono documentate al dettaglio, ma sono state già analizzate, nel corso degli anni, da diversi livelli di controllo». Secondo le stesse fonti «tali spese sono state assunte per finalità istituzionali in piena conformità alle leggi e ai regolamenti e, in base alla normativa vigente, inserite nel bilanci consuntivo annuale e inviate ogni anno alla Corte dei conti».
Il documento prosegue poi specificando che «le amministrazioni guidate da Renzi sono state tra le prime in Italia a rendere disponibili questo tipo di informazioni online. Massima trasparenza e totale fiducia nella magistratura contabile per un’istruttoria che gli stessi organi di informazione definiscono un atto dovuto e che riguarda spese legittime e giustificate».
Nell’intervista il ristoratore aveva affermato: «Matteo era sempre qui, mai solo e portava la qualunque. Amici, familiari. Ricordo benissimo che tre giorni prima di avere l’ultimo figlio venne con l’Agnese qui, aveva il pancione». E alla domanda se è una leggenda che in questo ristorante ci sia la così detta «sala Renzi», aveva risposto: «Leggenda un corno, è questa dove siamo seduti ora. Sa quante tavolate, feste, pranzi e cene di lavoro qui dentro? Un’infinità. Infatti da quando Matteo è andato a Roma m’è calato parecchio l’incasso».
IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IN CAMPIDOGLIO
Su presunti rimborsi irregolari di Renzi erano già stati presentati esposti relativi al periodo in cui era presidente della Provincia di Firenze ma poi tutto si è risolto in un nulla di fatto.
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