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Carlo Bertini per “la Stampa”
«Quest’anno con tremila emendamenti in commissione non si riesce ad assumere i 100mila precari a settembre. Le scelte dell’opposizione hanno come conseguenza che il provvedimento non riuscirà ad entrare in vigore in tempo per settembre»: quello che da giorni era nell’aria, Matteo Renzi lo annuncia con una dichiarazione esplosiva a Porta a Porta. Come anticipato da La Stampa, la corsa contro il tempo per far varare la riforma della scuola in Senato si infrange contro un muro e si materializza il rischio paventato che le assunzioni tanto attese slittino di un anno.
E con esse forse l’intera riforma. Ma le parole del premier sono un ultimatum rivolto alla sinistra e ai grillini. «Vedremo se nelle prossime ore si ridurranno gli emendamenti, compresi quelli della minoranza Pd», dice il renziano Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione del Senato. Facendo capire che se venisse ritirato il grosso delle richieste forse si potrebbe fare in tempo.
Fuori Palazzo Madama per tutta la mattina risuonano nell’aria le proteste dei Cobas della scuola, dentro il Palazzo i lavori procedono a rilento e la commissione Istruzione, dove i numeri sono in bilico, è costretta a rinviare i primi voti. Il premier all’ora di pranzo va alla Camera per una veloce assemblea dei deputati dove designa il nuovo capogruppo Ettore Rosato, lanciando solo un messaggio. «È il momento più difficile e più affascinante dell’intera legislatura. Questa legislatura, che finirà nel 2018, fa venire i brividi».
E infatti le difficoltà non mancano e sulla riforma a cui tiene di più, la «buona scuola», pende la mannaia del calendario: già la Giannini aveva avvertito che non si poteva andare oltre il 15 giugno per far entrare i precari in servizio a settembre, figuriamoci se neanche la scadenza del 30 giugno fosse rispettata. Renzi dunque avvisa i naviganti mettendo in conto l’ondata di polemiche che infatti esplodono con fragore.
«Faccio tesoro di un suggerimento di Lula. Nei primi giorni di luglio faremo una conferenza nazionale sulla scuola, dai sindacati alle famiglie, presentiamo la nostra proposta e una volta che abbiamo ascoltato tutti si chiude». È questo il suo rilancio, con cui getta sulle spalle delle minoranze del Pd, dei grillini e delle opposizioni che frenano da mesi tutta la responsabilità di un rinvio inevitabile.
Tanto che dagli uomini di Bersani parte il contrattacco per provare a sostenere le ragioni di un decreto legge ad hoc solo per assumere i precari, soluzione chiesta anche dai 5Stelle ma che il premier ha sempre rigettato. «Bene la pausa di riflessione voluta da Renzi», commenta subito il senatore bersaniano Miguel Gotor. «Impieghiamo questo tempo per cambiare gli aspetti che non vanno del provvedimento e per ascoltare il mondo della scuola. L’assunzione dei precari può essere fatta per decreto - in questi due anni ne abbiamo fatti tanti - avendo evidenti caratteri di necessità e urgenza perché è prioritario garantire un ordinato inizio dell’anno scolastico».
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