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Francesco Bonazzi per Dagospia
L'unica parola che ha faticato a filtrare dalla stanza di Palazzo Chigi dove Enrico Letta e Matteo Renzi si sono incontrati all'ora del caffè è quella che conta davvero: "rimpasto". Dopo giorni di bombardamento sul governo, il premier, rigido come una fetta biscottata, ha ammesso che c'è stato qualche sfilacciamento nell'azione dei suoi ministri, ma ha fatto presente al segretario di quello che sarebbe anche il suo partito che la squadra va in qualche modo rinforzata.
Sull'altro fronte, anche Silvio Berlusconi ha talmente bisogno di rinforzare la propria squadra che ha annunciato di volersi candidare come capolista in tutte le circoscrizioni alle prossime Europee. Non sarebbe candidabile, ma non si può certo negare qualche spot a chi gli spot li ha inventati.
Intanto è un fatto che ci sono da sostituire almeno un paio di viceministri, dopo le dimissioni di Bruno Archi e "Fassina-chi?". E poi, il vicepremier Alfano lascerebbe volentieri il Viminale perché ha da mettere su un intero partito entro maggio. Renzi ha in sostanza risposto che lui non fa problemi, purché sia una matassa che si sbroglia da solo - e bene - lo stesso Letta.
Insomma, non ha nessuna voglia di partecipare a riti da Prima Repubblica. Non solo, ma è pronto a dare il via libera a nomine che non siano neppure lontanamente riferibili al proprio giro. La partita del rimpasto dovrebbe chiudersi entro gennaio come l'ormai stucchevole nuovo "contratto di governo", che Letta vuole addirittura portare in Parlamento secondo le forme che concorderà con Giorgio Napolitano.
Il premier ha ascoltato dalla viva voce di Renzi anche le proposte che usciranno dalla prossima direzione del partito, prevista per giovedì prossimo, e ha toccato con mano che il neo segretario non ha alcuna intenzione di abbassare i ritmi.
Del resto il Rottamatore gli ha ripetuto che anche lui punta a elezioni nel 2015, ma non può certo stare con le mani in mano fino ad allora. Ci sono le Europee da vincere, dove la faccia per il pd ce la mette tutta Renzi, e allora bisogna presentarsi in campagna elettorale con l'addio al Porcellum in carniere, con una forte proposta sulla disoccupazione e una risposta tangibile alla cosiddetta antipolitica come l'approvazione in prima lettura di una riforma del Senato che ne azzeri i costi.
Chi invece spera ancora nell'Election day il 25 maggio è Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia ha dimenticato che non è candidabile per almeno due anni e ha annunciato ai quadri del suo partito che intende presentarsi come capolista in tutte le circoscrizioni. "Vinceremo!" ha detto il Cavaliere, nella speranza che Renzi faccia uno scherzetto al premier e convinca tutti a votare subito anche per le politiche.
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