I PALETTI DI DRACULA RENZI: “NON RICANDIDERÒ D’ALEMA E BINDI ALLE EUROPEE. ENTRO MAGGIO NUOVA LEGGE ELETTORALE. O MI ALLEO CON BERLUSCONI”

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Tommaso Ciriaco per "La Repubblica"

Accelera, Matteo Renzi. In tv, poi davanti ai gruppi parlamentari del Pd il nuovo segretario dem pianta i primi paletti. Sbatte la porta in faccia a Massimo D'Alema, reclama il passaggio della legge elettorale alla Camera, prende a schiaffi il «partito dell'inciucio». E avverte sul dopo-Porcellum: «Se voglio, con Berlusconi la faccio in un minuto. Se non si muove la maggioranza, mi muovo io. Ma non voglio distruggere tutto».

È sera quando il sindaco si presenta ai parlamentari nella sua nuova veste. Incassa gli applausi della platea, concede l'onore delle armi agli sconfitti alle primarie, abbraccia Pierluigi Bersani: «Non ho feeling, ma lo stimo». Quindi motiva i suoi: «Non sarò un segretario di passaggio. Ora il Pd è la stragrande maggioranza della maggioranza, la palla ce l'abbiamo noi».

Il primo snodo della nuova era passa dalla tormentata riforma elettorale: «Basta lasciarla al Senato, siamo d'accordo tutti che si porti alla Camera». Renzi invita i presidenti Grasso e Boldrini a mettersi d'accordo perché questo avvenga, poi sprona i dem: «Se si vuole veramente si può cambiare in venti giorni». L'importante è rispettare un unico comandamento, il bipolarismo: «Se tra noi c'è chi sogna soluzioni inciuciste - vedo Fioroni che ride - deve rassegnarsi».

Il timing delle riforme immaginato con Letta, ricorda Renzi, passa dal via libera alla nuova legge entro il 25 maggio, assieme all'approvazione in prima lettura della riforma costituzionale. E per ora, giura, «il dialogo con Letta è molto positivo». Anche perché non ci sono alternative: «Se non facciamo le riforme ci portano via tutti e il derby lo giocano Grillo e Berlusconi».

Il governo resta comunque il piatto forte delle prossime settimane. E non è solo una questione di strategia anti-crisi, anche se «è singolare che Saccomanni brindi perché da meno 0,1% siamo a crescita zero». È piuttosto un problema di impostazione complessiva: «Basta con il balletto sulla durata del governo. Per me può andare avanti fino al 2018, né si può decidere oggi se si torna al voto nel 2015, ma bisogna fare le cose. Votiamo la fiducia e segniamo l'agenda del 2014 su tre punti: riforme, lavoro ed Europa». Poi, dopo la legge di stabilità, ci sarà spazio per il patto «alla tedesca».

La trasferta romana prevede anche un passaggio televisivo. Renzi raggiunge gli studi di Ballarò a bordo di un taxi condotto da un fan dei grillini. E davanti alle telecamere, riserva qualche stoccata contro la «vecchia guardia». Aderiremo al Pse, promette, poi esclude che D'Alema e Rosy Bindi possano candidarsi alle Europee: «Non credo proprio. Mettiamo persone interessate all'Europa, non ai giochini italiani». Lontano dagli studi è ancora più duro: «D'Alema l'abbiamo pensionato».

Per segnare la discontinuità, Renzi riunirà oggi la nuova segreteria. Alle sette e trenta del mattino, una novità che promette diventerà la norma. Dopo la fiducia al governo si recherà quindi al Colle per un faccia a faccia con Giorgio Napolitano. Al nuovo segretario, intanto, arriva anche un consiglio di Romano Prodi: «Coraggio, coraggio e cooperazione. Il rischio è che chi ha vinto si prenda la rivincita su chi ha perso». Un timore che il sindaco prova subito a dissipare, prendendo a pretesto il caso Cancellieri: «È stato un errore
tenerla lì, ma ora la vicenda è chiusa. Non sono qui per prendermi una rivincita».

C'è spazio anche per l'insolita chiamata di congratulazioni ricevuta da Silvio Berlusconi: «Mi ha chiamato all'una di notte. Non so cosa stesse facendo ma... se mentre faceva quelle cose lì chiamava me, ha qualcosa che non va. Mi ha detto: "Finalmente farai un grande partito socialdemocratico". E io: "Adesso fai fare le primarie anche ai tuoi». Scherza su Berlusconi, ma non su Grillo: «Il Parlamento è legittimo. Beppe, occhio perché chi sta urlando agli abusivi sarebbe anche lui abusivo».

 

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