RENZI PRO-PRODI - CON ROMANO SI VOTA SUBITO E MATTEO VUOLE PALAZZO CHIGI (MA IL PD È BALCANIZZATO)

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Wanda Marra per il "Fatto quotidiano"

‘'Marini? È evidente che è saltato". Sono quasi le 18 e tocca a Matteo Renzi un'altra volta chiarire il punto. A Montecitorio non c'è ma la sua assenza è più forte di una presenza. Ironie della sorte, visto che l'apparato l'ha escluso dai Grandi elettori. Contro l'ipotesi di riproporre il lupo marsicano alla quarta votazione, con un accordo B & B, il Sindaco di Firenze si fa sentire. Prima con i fatti: fa votare ai suoi Sergio Chiamparino.

Un Presidente "da sogno", che però serve più che altro a chiarire che la bocciatura di Marini è definitiva e che la candidatura di Rodotà non è in campo. Poi con la fuga di notizie. Sta arrivando a Roma per vedere Bersani. No, arriverà a Roma stamattina perchè Bersani non ha chiesto di incontrarlo. Anzi, forse è già partito. Alla fine arriva in serata e cena con i suoi parlamentari. Da Eataly, il tempio del cibo fondato da uno dei suoi grandi sponsor, Oscar Farinetti.

L'ex rottamatore ha già vinto e lo sa: ha detto di no a Marini e a Finocchiaro, e quando poi il segretario ha proposto il primo, è riuscito a impallinarlo, prima in diretta alle "Invasioni barbariche", poi con il voto. Il Pd si è contato durante la votazione per il Capo dello Stato, si è spaccato praticamente davanti a tutte le telecamere italiane. E adesso, se e come si potranno raccogliere i pezzi non è chiaro a nessuno.

"Sanno di non poter fare a meno di me", chiarisce il Sindaco il Firenze. La strategia è in fieri: comunque vada, non ci sarà un Presidente che lui non vuole. E comunque vada, l'obiettivo è Palazzo Chigi, il più presto possibile. Oggi vedrà il gruppo dirigente democratico. Forse Bersani. Nessuno dei due ha fatto la prima mossa verso l'altro. Tra i renziani riuniti a cena ieri sera si parlava di "cavallo ferito, che va abbattuto". Matteo fa il magnanimo e prende le distanze: "Espressioni lontanissime da me".

Le prove di forza continuano a ridurre in mille pezzi un partito sulla cui resistenza nessuno è pronto a scommettere. Fonti a lui vicine, raccontano che Renzi stia cercando di chiudere un appoggio per Prodi al Quirinale. Con lui ci sono i giovani fuori dalle correnti e i prodiani. Significherebbe elezioni subito, con lui candidato e Pd intatto. Incontra le resistenze di chi preferirebbe D'Alema, che sarebbe votato pure dal Pdl. Che poi il Lìder Maximo al Giovane Matteo non andrebbe bene è tutto da vedere. Non si sa cosa i due si siano detti la scorsa settimana a Palazzo Vecchio: sono circolate pure versioni che volevano Baffino pronto a incaricarlo non appena al Colle.

Per il resto del Pd "va male". Non a caso l'espressione più gettonata di ieri. A urne aperte, i fotografi immortalano Bersani che dopo il voto abbraccia Alfano in Aula. Brutte immagini. E a spoglio ancora in corso incontra Berlusconi. Contro Marini (e contro di lui) si schierano renziani, prodiani, giovani senza correnti e una parte dei giovani turchi.

"Servirebbe una gestione collegiale del partito: nessuno lo sta guidando", commenta Matteo Orfini. Si astiene persino Alessandra Moretti, la bionda ex portavoce del segretario alle primarie. Occhi lucidi. Mentre Bersani va a pranzo con Errani, Migliavacca, Letta e Franceschini (evidentemente non molla), le trattative sono incrociate, le ipotesi e i veti pure. I renziani votano Chiamparino. I turchi parlano di "personalità istituzionale". Circolano i nomi di Draghi (con battuta: "Così trombiamo pure lui") e Boldrini. Rebus Pd. "Dobbiamo trovare una candidatura che unisca prima di tutto il partito". Parola di Walter Verini: sarebbe normale, sembra un'utopia.

Nei corridoi si litiga. È Francesca Puglisi che chiede conto ad Andrea Orlando: "Ci eravamo dati delle regole: le state facendo saltare tutte". "Sono già saltate", dice lui. In quel momento passa Stefano Fassina. "Tanto ora andiamo subito al voto", si lascia sfuggire. A metà pomeriggio arriva una nota ufficiale di Bersani: "Bisogna prendere atto di una fase nuova. A questo punto penso tocchi al Pd la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il Parlamento.

Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nel-l'assemblea dei nostri grandi elettori". Parte l'esegesi: è un cambio di schema di gioco. Stamattina alle 8 e 15 i grandi elettori sono convocati per discutere. Prima ci sono gli uffici di presidenza e i caminetti per stabilire le regole: se votare su un nome, o forse su più d'uno. Si va verso il voto segreto su una rosa di nomi: un sondaggio improvvisato sul Capo dello Stato. Intanto, il Pd brucia. Non solo metaforicamente. - In Toscana e' ''Occupy Pd" si trasforma in occupazione di alcune sedi del partito da parte dei giovani democratici: prima a Prato, poi a Capannori ed Empoli.

 

 

 

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