DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Carlo Bertini per “la Stampa”
Il progetto è ambizioso assai con i tempi che corrono e in quella pentola in ebollizione che è il Pd farà storcere la bocca ai più nostalgici, quelli affezionati alla mistica del «tortello» e alla raccolta di fondi 20 euro a testa e non di più. In breve, l’idea accarezzata dal premier e condivisa con alcuni fedelissimi è questa: organizzare per i primi di novembre, nei giorni 6 o 7, due grandi cene di finanziamento per il Pd, in due città del nord e del centro, quasi di sicuro Milano e Roma.
GIANNI CUPERLO COL MINI MEGAFONO
Non due iniziative qualunque di fundraising, ma due eventi carichi di simbolismi perfettamente in linea col Pd 2.0 all’americana targato Matteo Renzi. Infatti il target per gli inviti non sarà quello più popolare delle feste dell’unità, ma una fascia di medio livello, il tessuto delle partite IVA, professionisti, piccoli imprenditori, che prima erano off limits e ora si sono avvicinati al nuovo Pd come dimostrano sondaggi e analisi sui flussi di voto alle europee.
Uno spaccato del nuovo elettorato da coinvolgere in due eventi con uno «storytelling» studiato al millimetro. Da mettere in scena in due grandi spazi ad hoc capaci di ospitare fino a cinquecento persone, alle quali far pagare un ticket di partecipazione di mille euro.
Una cifra di rilievo che denoterà un’adesione dei partecipanti al progetto politico e di governo dei Democratici. E che consentirebbe, in tempi di magra dopo i tagli del finanziamento pubblico, di raggiungere un budget di tutto rispetto, nell’ordine del milione di euro per le due serate. Dove neanche a dirlo l’ospite d’onore sarà Matteo Renzi, che parlerà da un podietto in stile stelle e strisce a metà cena, dando così il via ad un nuovo modulo di fundraising finora mai praticato dalla sinistra.
«Al di la di cosa si riuscirà a raccogliere sarà importante per tutti noi cominciare a imparare qualcosa di nuovo», spiega uno dei dirigenti al corrente dell’operazione. Si perché ad imparare dovranno esser innanzitutto i parlamentari del Pd, ai quali sarà affidato il compito non semplice di trovare un migliaio di piccoli e medi imprenditori vogliosi di spendere mille euro per la causa.
Ed è chiaro che dietro tutta questa operazione vi sia la filosofia che Renzi intende adottare per dare un profilo al suo Pd, che vuol costruire come partito degli elettori più che degli iscritti. «Mentre prima i partiti vivevano con i fondi statali ora vivono col il sostegno di cittadini, un sostegno da guadagnarsi col consenso», raccontano i renziani. Dunque tutta la campagna di raccolta fondi, che verrà attuata col meccanismo del due per mille e con iniziative del genere, si baserà appunto sul concetto di aderenti al Pd, ben distinto da quello dei classici iscritti e militanti.
Giorgio Napolitano cameriere alla festa dell'Unita
Un partito liquido ma non gassoso, come si usava dire ai tempi di Veltroni. Un partito in cui tutta l’organizzazione va ripensata a questo scopo, senza lasciare la ditta in balia degli eventi, perché «anche i democratici americani hanno un’organizzazione ferrea e sono molto di più che una rete di comitati elettorali», fa notare il veltroniano Giorgio Tonini, che all’epoca non riuscì a veder trasformata in struttura marciante «la felice intuizione del lingotto».
E di come riorganizzare la macchina si parlerà lunedì prossimo in una Direzione dove il Pd 2.0 comincerà a prender forma, malgrado le resistenze della sinistra interna che proverà a dare battaglia: con Cuperlo che ormai parla del Pd come di una «federazione tra diversi partiti» e con il nodo della disciplina di voto dei parlamentari al centro delle polemiche.
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