DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Salvatore Dama per “Libero Quotidiano”
«Ma tu guarda che tempismo!». È ironico il commento di Silvio Berlusconi. Ma la sua, più che ironia, è vera incazzatura. Il Cavaliere intravede un nesso tra la fine del patto del Nazareno e l’iniziativa del governo sulle frequenze tv in digitale. L’esecutivo riformula un emendamento al decreto Milleproroghe, con l’effetto di chiedere il pagamento di 50 milioni di euro a Rai e Mediaset da distribuire agli altri operatori. La riformulazione del governo, che prima era contrario all’obolo a carico dei due poli, è arrivata mercoledì sera.
VIA COL VENTO RENZI E BERLUSCONI
A poche ore dalla decisione dell’ufficio di presidenza di Forza Italia che aveva dato l’estrema unzione al patto trasversale sulle riforme. Nega ogni nesso, il sottosegretario Giacomelli: «Posso capire la tensione, ma i fatti sono fatti. L’emendamento riporta alla piena titolarità del governo la riforma delle norme relative al canone frequenze già annunciato da agosto 2014». Insomma, nessuna rappresaglia. Ma Berlusconi pensa sia andata proprio così: «Renzi è come tutti quanti gli altri». Sospiro di delusione. Aveva tante aspettative su «questo ragazzo», invece conquista a pieno diritto la sua posizione nell’album di famiglia della «sinistra comunista».
Come gli altri, ha un solo obiettivo, si sfoga Berlusconi, «le mie aziende». Mediaset non versa in buone acque a causa della crisi dell’editoria e del mercato pubblicitario. Dover pagare una tassa per le frequenze tv sarebbe l’ultimo salasso. Senza contare l’altro segnale ostile ricevuto da Palazzo Chigi. Ieri è stato raggiunto un accordo nella maggioranza sull’estensione dell’area della punibilità per il falso in bilancio nell’ambito del ddl corruzione. La decisione è stata presa durante un vertice tra governo, democratici, Nuovo centrodestra e Scelta civica. Evapora la possibilità di un salvacondotto per il Cav. E sono due atti ostili in un giorno solo. Silvio? Medita una reazione.
Con i capigruppo ha passato in rassegna tutti i provvedimenti dove l’azione di interdizione di Forza Italia possa dare fastidio al governo. Pronti-via, ne sono stati individuati tre: responsabilità civile dei magistrati, decreto Ilva, decreto Milleproroghe. Se Renzi vuole dare precedenza alle riforme, queste sono tutte leggi che rischiano di saltare. Poi bisognerà capire. Se quelli renziani sono solo colpi a salve, finisce qui. Ma se il premier ha davvero intenzione di aggredire le aziende, allora le aziende berlusconiane sapranno difendersi dal capo del governo.
«Dite quello che volete», twittava ieri sera Augusto Minzolini, «ma quelli di Renzi sono metodi da Scarface...». Non bastassero le rogne, ecco il partito. Dove Raffaele Fitto non ha alcuna intenzione di mollare la presa. «Berlusconi è un’icona», premette l’ex ministro, «non la mettiamo in discussione». Tutto il resto sì, però. «Noi abbiamo un problema di linea politica», insiste il dissidente, «non siamo più percepiti come opposizione a questo governo, non rappresentiamo una fetta importante di società che abbiamo rappresentato in questi anni e il non voto e il calo dei consensi ne sono una dimostrazione».
minzolini consiglio nazionale forza italia foto lapresse
Sul tema delle riforme «stiamo gestendo la situazione in maniera sbagliata». Non si può continuare «con le nomine dall’alto nel partito, ma bisogna mettere in campo un meccanismo chiaro di legittimazione dal basso».
Nessuna personalizzazione dello scontro, assicura Fitto: «Ho stima di tutti quelli che hanno responsabilità all’interno del partito», ma non si può fare «un po' di opposizione», bisogna essere «chiari». La legge elettorale è stato «uno dei più clamorosi errori, nel merito e nel metodo». Fitto non vuole la ragione. La ragione è dei fessi. «Ma è evidente quello che è accaduto». E ora: «Vogliamo continuare con organismi che sono privi di qualsiasi legittimazione statutaria e politica?». La domanda dell’ex ministro è retorica. «Questi organismi non si sono riuniti nei mesi scorsi per discutere di riforme». Il danno al bacino elettorale azzurro è grave, ma è rimediabile. «Penso che la gran parte dei nostri elettori si sono rifugiati nell’astensione e per questo possiamo recuperarli».
Noi, conclude Fitto parlando a Radio24, «siamo in 40, tra deputati e senatori, dopo aver votato contro la riforma elettorale e le riforme costituzionali, vogliamo perseguire la nostra battaglia». Parole che provocano. Ma, assicura Mariastella Gelmini, «Berlusconi ha i nervi d’acciaio. Spero che Forza Italia ritrovi l’unità», ma Fitto ha compiuto «un grosso errore» non partecipando all’ufficio di presidenza dell’altro giorno».
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