COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
maria elena boschi matteo renzi
Dagoreport
Cosa resta dopo la Leopolda 2021? Molto poco, a parte le lacrime di Maria Elena Boschi, prostrata dal "fango dei populisti". Le "guest star" che avrebbero dovuto dare lustro all'evento, rilanciando le utopie renziane, non avevano alcuna patina glamour. Anzi, il parterre era da kermesse low cost. Da convegno dell'ordine forense, di quelli prescritti in alternativa al Roipnol.
maria elena boschi alla leopolda 8
Chi c'era? L'86enne prezzemolino della vanità, Sabino Cassese, pronto per un tour anche alle sagre di paese; Beppe Sala, che doveva disobbligarsi con Renzi per il sostegno ricevuto da Italia Viva alle ultime elezioni amministrative; il 74enne ex magistrato Carlo Nordio, in chiave anti-toghe. L'unico ospite con una "prospettiva"? Giovanni Malagò. Il presidente del Coni, sempre più a disagio alla guida dello sport italiano per i conflitti con Giorgetti su "Sport e salute", è il cavallo da corsa su cui Renzi ha messo gli occhi.
Matteuccio, consapevole di aver addosso la calamita delle antipatie, che lo rende indigesto agli elettori anche quando azzecca decisioni e strategie, ha compreso di non poter essere il volto unificante e tonificante dell'agglomerato di centro (e centro-tavola) che sogna di costruire.
E visto che Carlo Calenda non perde occasione di prendere le distanze dal progetto, Renzi confida che il vispo Malagò possa essere il frontman perfetto. D'altronde "Megalò" è stato spesso corteggiato dai partiti: in passato gli venne proposta la candidatura a sindaco di Roma. Ma Giovannino è sempre stato restìo a scendere in campo direttamente. Il suo sogno è, da sempre, di sedere sulla poltrona di ministro dello sport.
Sulla partita Quirinale, Renzi potrebbe giocare la carta dell'ex presidente del Consiglio ed ex amico, Paolo Gentiloni. I due, dopo quattro anni di gelo, si sono rivisti a pranzo. I rapporti si interruppero nel 2017 quando Renzi chiese inutilmente all'allora premier Gentiloni di staccare la spina all'esecutivo per andare alle elezioni anticipate. Dopo il gran rifiuto, il legame tra i due si spezzo'.
Ma ora il senatore semplice di Rignano ha bisogno di sparigliare, di uscire dall'angolo in cui si è infilato, e ha deciso di accantonare i vecchi rancori per sondare la disponibilità del conte Gentiloni Silveri a farsi candidare al Colle in quota Italia viva.
Anche se "Er moviola" non è sembrato così allettato dalla proposta. Ha ringraziato, si è detto lusingato, ma ha preso tempo opponendo la necessità di portare avanti l'impegno in Europa come commissario. Insomma non vuole essere lanciato nella mischia e finire abbrustolito dai veti incrociati.
Il movimentismo di Renzi sulla "cosa di Centro" e sul Quirinale serve a far passare l'immagine di un leader ancora decisivo, naturalmente kingmaker. Serve a tranquillizzare i suoi parlamentari, tra i quali s'è diffuso un certo scetticismo. E non mancano quelli che vorrebbero lasciare la bagnarola Italia viva per traslocare altrove, dove il vento è in poppa. Magari in "Azione", da Calenda.
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