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Da "la Repubblica"
Botte da orbi nel Pd. Le dimissioni di Gianni Cuperlo e la corsa per la sua successione, i veleni e le recriminazioni si fondono dando vita a un lacerante braccio di ferro interno. A largo del Nazareno è già partita la corsa per la poltrona di Presidente. E nelle ultime ore è iniziata a farsi largo un'ipotesi suggestiva: affidare la guida dell'assemblea dem a Pierluigi Bersani, da poco rientrato a casa dopo l'intervento.
Matteo Renzi gioca in queste ore la delicatissima partita della legge elettorale. Eppure ha già iniziato a mettere la testa sul dossier. Convinto, il segretario, della necessità di rilanciare: «Voglio spiazzare». Ecco allora l'idea fatta trapelare da ambienti della maggioranza dem - di proporre all'ex segretario l'incarico appena abbandonato da Cuperlo.
Non è escluso che Bersani alla fine accetti. Ammesso che il clima interno migliori, ammesso che davvero ottenga garanzie - come sottolineato in mille contesti - per un Pd capace di mostrarsi «comunità politica nella quale tutti possono dire quel che pensano». Sulla pagina Facebook del candidato premier alle ultime Politiche, intanto, si moltiplicano i messaggi di incoraggiamento, accompagnati dalla richiesta di tornare in pista: «Mai come in questo momento c'è bisogno di te», scrivono. Oppure ancora l'ala dura: «Riposati che poi c'è da rimediare ai danni di quel moccioso».
La rosa di nomi vagliata in queste ore per individuare il dopo Cuperlo non si esaurisce con Bersani. C'è innanzitutto Andrea Orlando, ministro dell'Ambiente in quota "giovani turchi". A loro, per ragione di equilibri, potrebbe spettare la Presidenza. Anche se Matteo Orfini gioca in difesa: «Io? Non credo di essere adatto. E Orlando fa il ministro». Circolano anche i nomi di Walter Veltroni e dell'attuale vicepresidente Sandra Zampa.
Più difficile invece che possa spuntarla Guglielmo Epifani, protagonista due sere fa di un durissimo botta e risposta con Renzi. «Caro Matteo - ha tuonato l'ex leader della Cgil durante la riunione del gruppo - con Cuperlo sei stato screanzato». «I miei genitori mi hanno insegnato bene l'educazione », l'infastidita replica del sindaco di Firenze. I tempi della successione, in ogni caso, restano comunque incerti. «Per l'assemblea deve venire la gente da tutta Italia - sottolinea Zampa - Ci vorrà qualche settimana. Credo che entro febbraio chiuderemo la vicenda».
Non accenna a placarsi, intanto, lo scontro interno. Ieri, poche ore dopo le dimissioni di Cuperlo, si è riunita la segreteria del Pd. Poi è toccato proprio al candidato sconfitto alle recenti primarie affondare il colpo: «Mi sono dimesso perché ho posto delle questioni di merito, dei dubbi. Mi aspettavo che nella replica del segretario ci fosse la possibilità di ascoltare delle opinioni che rispondessero a quei dubbi. Invece c'è stata una denigrazione dell'interlocutore, non funziona così nella vita di un partito».
Poi, per chiarire ancora meglio il concetto: «Non sono particolarmente permaloso, ma sono stato un po' colpito e un po' ferito. Il Pd non può essere una caserma, dove chi dice una cosa viene apostrofato non per quel che dice, ma per quel che si pensa voglia sottendere».
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