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AVVISATE BERSANI: RENZI DA SOLO VALE IL DOPPIO DEL PD! UN IPOTETICO PARTITO DI MATTEUCCIO E’ AL 21% MENTRE IL RESTO DEL PARTITO AL 12 - LA TENTAZIONE DELL’EX PREMIER: DIMETTERSI DA SEGRETARIO PER FARE SUBITO IL CONGRESSO

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Laura Cesaretti per il Giornale

 

Cosa accadrà domenica, all' Assemblea nazionale del Pd convocata da Matteo Renzi, non è ancora chiaro.

 

RENZI E BERSANIRENZI E BERSANI

In ballo c' è il congresso del partito: Renzi lo vorrebbe accelerare, per ri-legittimare la propria leadership dopo il referendum e in vista delle future elezioni. La minoranza Pd non lo vuole, perché non ha candidati presentabili e ha perso gran parte della sua base elettorale, dunque rischia di perderlo rovinosamente.

 

Nel mezzo, il corpaccione del partito che tentenna e si divide. Ma c' è un problema tecnico, dovuto allo statuto del Pd e alle sue astruse regole: per ottenere le assise in tempi ravvicinati, in modo che si concludano a marzo con il bagno di folla delle primarie, Renzi dovrebbe dimettersi da segretario, e farlo già domenica, affidando il partito ad una reggenza che farebbe capo al presidente Matteo Orfini.

 

bersani renzi bersani renzi

E il leader Pd non ha ancora deciso se questa sia la mossa giusta. O almeno così lascia trapelare, seminando il panico nelle file dei democrat. Lui, per ora, se ne sta a Pontassieve con la moglie e i figli da accompagnare a scuola e a calcio («Mezz' ora di coda in macchina sulla circonvallazione») e respinge gli assalti: «Se farò un blitz domenica per anticipare il congresso? Per ora mi limito a un blitz alla Coop per fare la spesa».

 

BERSANI LETTA RENZI BERSANI LETTA RENZI

Sa bene che la minoranza Pd, pur di non doversi contare tra gli iscritti, è pronta a fare le barricate: vengono minacciate gabole burocratiche e addirittura ricorsi in tribunale per fermare l' ex premier. E si capisce perché: ieri un sondaggio commissionato da Porta a Porta rivelava che Renzi, da solo, vale praticamente il doppio del Pd. Un «partito renziano», secondo la rilevazione, prenderebbe dal nulla il 21%, mentre il Pd precipiterebbe al 12%: la somma dà quel 33% che in molti attribuiscono all' attuale Pd renziano. Il vicesegretario Lorenzo Guerini smentisce un' intenzione scissionista: «Non ci sarà un partito di Renzi, anzi: penso che lui si ricandiderà al prossimo congresso».

 

D ALEMAD ALEMA

E il leader sa che, da questo punto di vista, il momento è propizio: paradossalmente, la vittoria del No e le clamorose dimissioni da Palazzo Chigi hanno creato un' ondata di mobilitazione, al Nazareno affluiscono richieste di iscrizione di simpatizzanti che tifano per l' ex premier, il rigetto verso i «traditori» Bersani e D' Alema, che la notte del referendum festeggiavano gongolanti la sconfitta del proprio partito, è ai massimi. È, insomma, il momento giusto per capitalizzare il consenso e regolare i conti con chi ha passato gli ultimi due anni a remargli contro: farsi rieleggere segretario a larga maggioranza e andare alla sfida per il voto anticipato. «O si vota a giugno o si vota a fine legislatura, febbraio 2018: non spingo per una soluzione preordinata», dice lui.

RENZI E ORLANDORENZI E ORLANDO

Ma i suoi hanno una data precisa in testa, il 5 giugno 2017.

 

Andare oltre significherebbe scivolare inevitabilmente al 2018, regalando ai Cinque Stelle mesi di can can sui «vitalizi» parlamentari (che peraltro non esistono più: oggi sono normali contributi pensionistici e i grillini sono i primi ad aver bisogno di maturarli).

matteo orfini matteo orfini

 

Una parte del Pd propone di rinviare il congresso al dopo elezioni, celebrando solo le primarie per la premiership, ma secondo i renziani sarebbe una scelta troppo rischiosa: oggi la situazione è favorevole, domani chissà. Domenica il rebus verrà sciolto, in un senso o nell' altro, e Matteo Renzi annuncerà la sua decisione. Nel Pd si attende con ansia.

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