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Francesco Bonazzi per “la Verità”
luca lotti maria elena boschi al quirinale
È assai probabile che la fine della Storia coinciderà con il momento in cui gli storici si occuperanno di Maria Elena Boschi. Ieri, tuttavia, è stato un giorno importante per l'epopea del femminismo mondiale.
In mattinata gli alti papaveri della presidenza del Consiglio hanno ricevuto una circolare con la quale si dispone che «tutti gli atti alla firma o in visione al sottosegretario di Stato dovranno essere scritti con la sotto indicata dicitura: "la Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Onorevole Maria Elena Boschi"». Firmato Paolo Aquilanti, segretario generale di Palazzo Chigi in predicato di traslocare al Consiglio di Stato.
abbraccio tra maria elena boschi e matteo renzi
Insomma, primo giorno di Maria Etruria sulla scrivania che fu di gente seria come Gianni Letta e prima boldrinata di genere. Là fuori, intanto, il Monte dei Paschi va a ramengo, i francesi raccattano a prezzi di saldo quel che resta dell' Italia, il debito pubblico è fuori controllo, il Jobs Act rischia di essere la prossima vittima referendaria e non c' è neppure una legge elettorale univoca con cui andare a votare.
Noi, però, da ieri abbiamo la ex pasionaria di Matteo Renzi che ordina per iscritto a un intero palazzo di essere chiamata «Onorevole Sottosegretaria», per affermare e sottolineare la grande vittoria che la sua nuova cadrega rappresenta per le donne italiane. E poco importa se Maria Etruria aveva detto che si sarebbe ritirata in caso di sconfitta al referendum sulla legge che portava il suo nome. La nostra ignobile cultura musi cale sessista ci aveva avvertito che «la donna è mobile qual piuma al vento».
Ma non poteva prevedere che certe piume, miracolate dai propri tacchi e poco altro, facessero ritorno al governo come nulla fosse e come prima cosa diramassero una grida degna di Kim Jong-un. Si spera solo che eventuali trasgressori non facciano la fine di coloro che dispiacciono al presidentissimo della Corea del Nord. Certo, la tentazione di cavalcare una notizia tanto idiota per prendere in giro le donne verrebbe a qualunque uomo.
Ma la circolare di Palazzo Chigi che afferma e impone il rispetto del genere della Boschi è invece, al di là dell'arroganza un po' borbonica, il segno di un'epoca minore. Molto minore. Quale donna sarebbe mai così stolta da credere che i propri diritti e le proprie battaglie quotidiane per la parità si affermino con l'obbligo di chiamare Maria Etruria «Onorevole Sottosegretaria»?
MARIA ELENA BOSCHI E LUCIA ANNUNZIATA
Ma come, siamo partiti nel secolo scorso con le suffragette che lottavano per il diritto delle donne al voto e finiamo con un ministro delle Riforme che viene travolto dal suffragio universale, anzi da un naufragio, e si ripresenta nel Palazzo come nulla fosse? Non è forse un comportamento profondamente maschile questo? Restare attaccati alla poltrona come certi vecchi mitili democristiani? Dov'è la forma e dov'è la sostanza, in questa storia?
Ci hanno insegnato ad ammirare Rosa Luxemburg, Anita Garibaldi, Nilde Iotti e Tina Anselmi, tutte donne «di pensiero e di azione», e dovremmo festeggiare la bandierina rosa piantata nel palazzo del governo da un avvocato di Arezzo che ha tentato di stravolgere la Costituzione? Madama Boschi pretende di cambiare l' italiano, dopo aver scritto una riforma a dir poco illeggibile?
maria elena boschi dopo il referendum
Da ministro delle Riforme, Maria Etruria non sembrava così attaccata alle quote rosa sul dizionario. Anche se una volta, era il 5 settembre scorso, mentre era in collegamento con Sky, chiese di essere appellata come «ministra». Lo fece richiamandosi a una sortita della Crusca e ammettendo che comunque per lei «non è così determinante». Lo sbarco a Palazzo Chigi l' avrà resa una femminista più consapevole. Resta l' indicibile tristezza di imporre il genere femminile a una parola molesta, burocratica e servile come «sottosegretario».
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