DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
1.UNIONI CIVILI: PROMOTORI, FAMILY DAY IL 30 GENNAIO
(ANSA) - Il Family Day sarà a Roma il 30 gennaio - due giorni dopo l'approdo del ddl unioni civili in Aula - a partire dalle 11.30. A confermare in via ufficiale la data, emersa già nei giorni scorsi, è, con un post su Facebook, il Comitato 'Difendiamo i nostri figli', tra i promotori del Family Day anche il 20 giugno scorso.
Rispetto alla precedente manifestazione "dobbiamo essere ancora più numerosi" e scendere in piazza "a difesa della famiglia e del diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà", si legge nel post.
"Il raduno è fissato per le 11.30, il luogo e il percorso verranno comunicati in un secondo momento, poiché sono in corso decisioni con le autorità comunali romane e con le forze dell'ordine", si legge nel post in cui si comunica, "dopo un lungo lavoro preparatorio" la data del 30 gennaio per una manifestazione che porta il seguente il titolo: "Il popolo torna in piazza per difendere la famiglia e i diritti dei bambini!".
2.SUI DIRITTI DELLE COPPIE GAY I RENZIANI SI SPACCANO PER LA PRIMA VOLTA
Fabio Martini per “la Stampa”
Il granitico mondo renziano, da sempre refrattario alle opinioni differenziate, per la prima volta si divide al suo interno. E si divide nel giudizio sulle adozioni alle coppie omosessuali, uno degli assi della nuova legge sulle Unioni civili voluta dal presidente del Consiglio. Una linea di frattura non rettilinea, diversa da quella proverbiale con la minoranza interna.
I seguaci del segretario-presidente appaiono divisi in tre aree: una cattolica, una laica (di ora in ora più aggressiva) e un «centro» che per ora non riesce a trovare una mediazione soddisfacente. In mezzo, un presidente del Consiglio, insolitamente laconico.
Da tempo Matteo Renzi ha posizionato il timone su una rotta, che al momento non intende modificare: l' Italia è pronta per una legge che riconosca i diritti delle coppie omosessuali, compreso quello delle adozioni, una legge che per palazzo Chigi va approvata assieme ai Cinque Stelle, mettendo nel conto il no dell' Ncd. Un asse, quello con i grillini, che nelle intenzioni di Renzi dovrebbe consentire al Pd di dotarsi di una «allure» progressista, una postura urgente vista l' emorragia di consensi tra l' elettorato di sinistra, almeno a leggere i sondaggi.
PARLAMENTARI A MESSA DAL PAPA FOTO DI ALFREDO BAZOLI DEL PD
Se questo è lo schema di gioco di Renzi - l' unica variante potrebbe essere quella di prendere atto di un voto anti-adozioni a scrutinio segreto - il prezzo da pagare è una divisione all' interno della corrente largamente maggioritaria nel Pd, quella del capo. Ieri il fenomeno ha preso corpo: i primi firmatari del documento dei deputati per lo stralcio delle adozioni e la prima firmataria degli emendamenti dei senatori sono entrambi renziani doc: l' onorevole Alfredo Bazoli e la senatrice Rosa Maria Di Giorgi, che appartengono alla ristretta lista di candidati che Matteo Renzi chiese all' allora leader del Pd, Pier Luigi Bersani, di fare eleggere in Parlamento.
In altre parole, la contestazione alla linea maggioritaria nel Pd è guidata da renziani doc, ma questa inattesa linea divisoria sta determinando tensioni. Qualche giorno fa Cristiana Alicata, componente del Cda Anas in quota Pd, ha chiesto l' espulsione dal suo partiito dell' europarlamentare Silvia Costa, rea di aver usato l' espressione «lobby gay»: «Non posso accettare che vengano usate contro di noi le stesse armi che Hitler usava contro gli ebrei ai tempi del nazismo».
Monica Cirinna e Donatella Visconti
E Costa ha replicato: «L' accostamento a Hitler mi indigna». Meno noto il tweet di Mattia Peradotto, giovane renziano di FutureDem: «La destra di Verdini...sulle #unionicivili meglio di Costa e Fattorini».
Due sere fa i senatori renziani (i laici di Marcucci, i cattolici di Lepri, Fattorini e Collina) si sono riuniti e ad un certo punto, la tensione ha provocato qualche cedimento emotivo. Un Pd in ordine sparso, osserva Miguel Gotor della minoranza, «può aprire la strada nelle votazioni segrete a tentazioni di tutti i tipi, col rischio di mettere a rischio i capisaldi del ddl».
Gotor non lo dice ma la tentazione di affossare le adozioni, dando la colpa al Pd, potrebbe venire a qualche Cinque Stelle. Togliendo a Renzi le castagne dal fuoco? Intanto affiora un' altra novità: la opposizione alle adozioni sta facendo proseliti anche tra senatori laici. Come Linda Lanzillotta, Vannino Chiti, Stefania Pezzopane.
Una fronda circoscritta ma che, se dovesse allargarsi, potrebbe cambiare la storia del provvedimento.
3.TRA CORRENTI PD E GAY PARTE LA LOTTA NEL FANGO - TRENTASETTE DEPUTATI FIRMANO CONTRO IL DDL CIRINNÀ
Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”
La matassa delle unioni civili, provvedimento che dovrebbe arrivare nell' Aula del Senato il 28 gennaio, si ingarbuglia sempre di più. Il punto politico è che il dissenso si allarga.
L' iceberg è la pattuglia di cattolici. Al Senato e alla Camera.
renzi a cernobbio con la boschi ni
Ma sotto c' è un' area più vasta, che riguarda anche laici e non credenti. I primi sono tornati alla carica, ieri, annunciando un emendamento che sostituisce l' adozione con l' affido rafforzato. Ma è una mediazione che, per ora, non porta frutto. I secondi, guidati da Alfredo Bazoli, renziano della prima ora, oltre che nipote del banchiere, hanno presentato un documento, firmato da 37 deputati, che contesta radicalmente il disegno di legge. Sia nella parte che indica diritti e doveri, sia in quella che apre all' adozione del figlio del partner gay da parte del compagno.
Ma se 37 firmano, tanti altri non firmano pur avendo dubbi crescenti. Soprattutto sulla parte che riguarda la possibilità di adottare, norma che, come è scritta, non esclude la legittimazione dell' utero in affitto, vietata in Italia e contestata anche da una parte del fronte laico perché "mercifica" il corpo della donna, oltre a negare il diritto del figlio a stare con la madre. E il dissenso riguarda anche parlamentari con pedegree di sinistra.
Ad incendiare il clima, però, ieri è stato il sito Gay.it con la decisione di pubblicare nome, cognome, mail e foto dei senatori che sarebbero contrari al ddl Cirinnà: «31 (o 29) senatori Pd: se passa stepchild no a unioni civili. I nomi». Segue invito a «contattare il senatore malpancista». Peraltro nella lista finiscono anche senatori che, alla fine, il testo lo voterebbero comunque, anche se la stepchild adoption rimanesse.
L' iniziativa fa infuriarie tutti. Chi si trova nell' elenco, ma anche i sostenitori del ddl che temono porti a un irrigidimento delle posizioni. «È un' operazione», si sfogava il senatore bersaniano Miguel Gotor, «che porta a destabilizzare il Pd. In questo modo si fa il gioco del M5S che, nel voto segreto, potrebbe votare contro e poi dare la colpa a noi». Cominciano a fioccare smentite, comunicati. «Hanno fatto come Hitler nei confronti di ebrei e omosessuali», dice a Libero Nicola Latorre, cursus honorum nella filiera Pci-Pd-Pds e ora nell' elenco. «Cercherò di farmi scortare per evitare di finire in un campo di concentramento», scherza.
Tornando serio, spiega che, su questi temi, è per cercare «il consenso più ampio, tenendo presente le sensibilità che ci sono non tanto nel Parlamento, ma nel Paese». Sul punto delle adozioni, quindi, «serve ed è possibile una mediazione». Altro senatore segnalato è il renziano Giorgio Tonini che risponde definendola un'«azione dispotica e irresponsabile». «Inqualificabile metodo squadrista», reagiscono altri senatori (Fattorini, Del Barba, Collina, Sangalli).
A scatenare l' iniziativa del sito, però, è un dato vero: le perplessità non riguardano solo i cosiddetti cattolici. Lo ammette Linda Lanzillotta, fieramente non credente: «Io mi sono fermata al sacramento del Battesimo, sono laica, sono a favore delle unioni civili». Tuttavia sulla stepchild adoption «bisogna spiegare bene cosa significa». Se vuol dire «consentire che due padri possano adottare un bambino procreato da una donna estranea alla coppia e che accetta di prestare il proprio utero, sono contraria».
franco bassanini linda lanzillotta
Dal punto di vista parlamentare, la novità al Senato è l' emendamento dei cattolici che rilancia l' affido rafforzato. Ma i dubbi si allargano anche alla Camera, dove (teoricamente), il testo uscito dal Senato dovrebbe passare senza modifiche. Trentasette deputati, guidati da Bazoli, chiedono che il provvedimento sia «revisionato». Soprattutto sul punto della stepchild adoption: «La norma va rivista o stralciata». Chiedono poi cambiamenti anche sui «diritti e doveri delle coppie omosessuali», ora troppo simili a quelli del matrimonio. E che si tolga il riferimento all' articolo 2 della Costituzione.
«L' area è trasversale, non siamo solo cattolici», dicono. Su un altro tentativo di mediazione sono al lavoro Walter Verini, Donatella Ferrante e Fabrizia Giuliani, componenti della Commissione Giustizia, che fanno parte della bicamerale sulle unioni civili. La via che stanno battendo è di rafforzare il legame tra bambino e adottante. Perché è chiaro, si dice tra i deputati, che «se si vuole chiudere la partita al Senato, bisogna che il punto di mediazione lo troviamo insieme». Se no, è il sottinteso, alla Camera si potrebbe riaprire tutto.
Ora, in ogni caso, i fari sono accesi sul Senato. Dove il clima è sempre più nervoso. I collaboratori del premier sono preoccupati. «Quando c' è il voto segreto», si dice, «non c' è nulla di certo». Forza Italia e Ncd, per esempio, potrebbero avere interesse a votare l' emendamento dei cattolici dem, per dare un colpo al governo. Magari anche con l' aiuto dei grillini. Ma perfino sul voto finale, le incognite sono tante.
Se passasse il testo senza stepchild adoption, si ragiona tra i fedelissimi del premier, il M5S potrebbe decidere di non votarlo perché troppo debole. Sommati ai voti contrari di Fi, Lega e Ncd, il ddl rischierebbe di non passare. Ma anche se, secondo scenario, passa il testo così com' è, con la stepchild, i cattolici del Pd potrebbero votare contro il provvedimento. «Sommati ai no di Ncd e Fi, siamo di nuovo nelle mani del M5S». Insomma, se non si trova un compromesso, i numeri traballano.
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