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Antonio Pitoni per www.lastampa.it
Questa volta, a far sobbalzare sulla sedia il commissario della Vigilanza Rai Michele Anzaldi, ci ha pensato niente meno che il conduttore di Porta a Porta, Bruno Vespa. «Se quanto dichiarato nell’intervista al Fatto non fosse smentito, ci troveremmo di fronte alla prima ammissione di una violazione gravissima – spiega a La Stampa online il deputato del Partito democratico –. Un conduttore Rai, a pochi giorni dal voto del 2001, invece di onorare la propria funzione di giornalista imparziale, aiutò uno dei concorrenti in campo a rendere più efficace il suo messaggio propagandistico agli elettori».
A finire nel mirino di Anzaldi un passaggio dell’intervista in cui il Vespa spiega che il celebre contratto con gli italiani, firmato alla scrivania da Silvio Berlusconi proprio negli studi di Rai Uno, «l’ha pensato Porta a Porta». Spiegando che l’allora candidato premier del centrodestra «voleva fare l’annuncio, un patto con gli elettori, qualcosa del genere».
Vespa e Berlusconi che firma il Contratto con gli italiani
Poi parlandone insieme, prosegue il giornalista che ormai da vent’anni guida il fortunato format sull’ammiraglia della tv pubblica, «gli abbiamo proposto di sceneggiare un accordo dal notaio». E poco importa se, da allora, sono passati ormai quindici anni. Non per questo, secondo Anzaldi, l’accaduto è meno grave.
«Era l’8 maggio 2001, cinque giorni dopo Silvio Berlusconi avrebbe vinto le elezioni. Vespa ha ammesso di aver suggerito all’ex Cavaliere di sceneggiare il contratto con gli italiani, con tanto di scrivania. Un ruolo, quello ammesso oggi dal conduttore di Porta a Porta, che ha più a che fare con gli spin doctor che con i cronisti del servizio pubblico». Ma visto che ancora oggi Vespa «rimane il principale, se non quasi l’unico, conduttore dell’informazione Rai di seconda serata, sarebbe opportuno che le autorità di garanzia si pronunciassero».
Dall’Ordine dei giornalisti del Lazio, con l’attuale presidente Spadari e l’ex presidente Tucci, all’Agcom presieduta oggi da Cardani e allora Cheli: il deputato dem li invita tutti ad intervenire. «L’ammissione di Vespa non configura una violazione delle regole deontologiche e della par condicio?», si chiede il commissario della Vigilanza in quota Pd.
«Gli impegni di Berlusconi del contratto con gli italiani, poi disattesi, grazie all’ufficialità della trasmissione del primo canale Rai ebbero una credibilità che, probabilmente, contribuì alla sua vittoria – conclude Anzaldi –. Ora si ha la conferma che quella credibilità fu, addirittura, architettata dallo stesso Vespa: il servizio pubblico pagato da tutti i contribuenti può permettersi uno squilibrio del genere?».
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