IL RETROSCENA SUL TRANS-RICATTO A MARRAZZO: I CARABINIERI VOLEVANO VENDERE IL VIDEO A DUECENTOMILA EURO

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Federico Angeli per "La Repubblica"

«Volevano ricavare 50mila euro, forse cento. In un primo momento chiesero 200mila euro. Gli dissi che era troppo. Io per la mia esperienza ho pensato che valesse al massimo centomila. Poi mi venne detto che dei giornalisti di Panorama già si erano mossi. Ma la cosa non andò in porto. E allora si rivolsero a me».

A parlare ieri in aula davanti ai giudici della IX sezione è stato Massimiliano Scarfone, il paparazzo noto per aver immortalato Sircana mentre parlava in strada con una transessuale che, nel caso Marrazzo, ebbe un ruolo importante. Quello di fare da intermediario tra i carabinieri che avevano girato il video in via Gradoli il 3 luglio 2009 e l'agenzia Masi di Milano.

Un'operazione che, anche a lui, avrebbe portato un guadagno. Programmò l'incontro con i carabinieri nel ristorante "Cacio e Pepe", poi lui, la titolare dell'agenzia di stampa milanese e i militari visionarono «all'interno di una Mercedes accanto a un parco vicino al tribunale» il video.

A conferma di quanto i carabinieri imputati fossero interessati a piazzare a tutti i costi quel video per ricavarne un profitto, l'accusa ha chiamato Roberto Mosca amico ed ex coinquilino del militare Simeone. Ascoltato dal pm Edoardo De Santis ha dichiarato
che nella loro abitazione venivano invitati diversi giornalisti a cui veniva mostrato il video dell'ex governatore del Lazio e che i carabinieri «volevano ricavarci una
grande somma di denaro».

Contro l'accusa legali della difesa -Valerio Spigarelli e Manlio Perino - al termine dell'audizione, hanno fatto mettere a verbale che nulla di quanto dichiarato avrebbe una valenza processuale paventando una strumentalizzazione dei pm sulle sue dichiarazioni. «La prima volta che fu sentito dagli inquirenti Mosca fornì dichiarazioni - hanno sostenuto gli avvocati - solo dopo essere stato messo al corrente di rischiare di finire indagato per reticenza qualora non avesse collaborato».

L'udienza si è conclusa con la testimonianza del capitano Gianbattista Fumarola che nel 2009 comandava il nucleo operativo della compagnia Trionfale dove i quattro imputati lavoravano. «Quando arrivai nel settembre 2008, per comprendere le problematiche criminali del territorio, uscivo spesso di pattuglia con gli altri. Ricordo che, durante un servizio, Testini mi disse che nel mondo della prostituzione sulla Cassia il presidente Marrazzo aveva frequentazioni con dei trans».

Considerò la cosa un pettegolezzo che però divenne oggetto di una relazione di servizio ai suoi superiori quando scoppiò lo scandalo. Un'informazione importante per la pubblica accusa, a supporto del piano premeditato ordito dai 4 contro Piero Marrazzo.

 

PIERO marrazzo PIERO MARRAZZO Natalie - È il trans che comparirebbe con Marrazzo nel video dell’irruzione dei carabinieri ed è colui che ha fatto il nome di Brenda, indicandolo come uno dei frequentatori dell eNatalie - trans marrazzo - foto Ferrario-GMTgianguerino cafasso