O IL RIMBORSO O LA VITA! LA PROMESSA DI LETTA SUL FINANZIAMENTO AI PARTITI E’ GIA’ A RISCHIO

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Alberto D'Argenio per "la Repubblica"

La volontà politica di Enrico Letta di portare al Consiglio dei ministri di domani il ddl per abolire il finanziamento pubblico ai partiti c'è tutta. Ma il testo è ancora in alto mare. Complicazione tecniche e pressing dei partiti, che almeno a un po' di quei soldi non vogliono rinunciare, sta rallentando i lavori. Tanto che oggi una serie di riunioni tecniche cercheranno di superare i problemi. Almeno così spera il titolare del dossier, il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello.

Il nodo è quello dei rimborsi elettorali. Oggi riempiono le casse dei partiti a pioggia. Letta vorrebbe cancellarli del tutto. Le forze politiche no. E Quagliariello propone una mediazione che nei giorni scorsi ha illustrato pubblicamente: «Se ci saranno, i rimborsi dovranno avere dei tetti prevedendo poi cosa sia rimborsabile e che cosa no e comunque solo dietro certificazione».

Lo scontro è servito. In pubblico nulla trapela, i tecnici del governo si limitano a dire che le bozze del disegno di legge ancora non sono pronte per complicazioni tecniche. Che ci sono, ma che da sole non spiegano tutti i problemi. Da Palazzo Chigi ricordano che la linea del premier è quella di «eliminare qualsiasi forma di rimborso o finanziamento automatico».

Dunque si punta solo al contributo dei privati. Letta ha lanciato l'idea di inserire nella dichiarazione dei redditi l'1x1000 da destinare volontariamente ai partiti. Che potrebbe diventare un 2x1000 visto che, spiega un ministro, «non pensiamo che questo tipo di donazioni sarà così diffuso in un Paese dove in molti decidono chi votare solo all'ultimo secondo».

Ci sono poi le donazioni dirette con un tetto di 10 mila euro con detrazione del 50% della somma versata. Altra opzione la donazione con un massimo di 70 mila euro con deduzione dell'importo. Quanto al pubblico, si pensa solo all'erogazione ai partiti di una serie di servizi gratis, come gli spazi elettorali. Si riflette se tra questi ci debbano essere anche gli spot tv. Ma il rimborso delle spese elettorali, per quanto ridimensionato (50 centesimi a voto contro i 2 euro di oggi) preme per rientrare nel ddl.

Per questo nell'eventualità in cui la diga di Letta fosse sfondata (anche in Parlamento dopo l'approvazione del testo del governo), i tecnici studiano come realizzarlo sterilizzandone al massimo gli effetti negativi. Primo, saranno rimborsate solo le spese rendicontate e certificate. Si pensa poi a un tetto ma, spiega una fonte di governo, «non è facile farlo senza conoscere la futura legge elettorale: se usi le preferenze le campagne costano di più rispetto alle liste bloccate».

Un ultimo tema rischia di esplodere in Parlamento: tanto rumore aveva fatto la proposta pd di applicare l'articolo 49 della Costituzione per il quale possono correre alle elezioni solo i partiti con statuto e regole di trasparenza e democrazia interna. Grillo aveva gridato al golpe per escludere i 5Stelle. Ebbene, per accedere alle donazioni e agli eventuali rimborsi il governo vuole fissare gli stessi paletti, statuto e trasparenza. «Non per attaccare il M5S, solo per garantire ai cittadini l'uso corretto dei fondi», assicura un ministro. Da vedere come la prenderanno i grillini.

 

letta alla camera Enrico Letta LETTA E ALFANO BEPPE GRILLO DAL TRENO