DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
1 - IL PRESIDENTE DELLA CAMERA STUDIA DA LEADER DI SINISTRA VELENI SULLA CHAT DEGLI ELETTI
Alessandro Di Matteo per “la Stampa”
roberto fico parata del 2 giugno
Il voto su Rousseau non basta a blindare Luigi Di Maio, il capo politico M5s è saltato sulla sedia quando ieri ha letto sulle agenzie di stampa che Roberto Fico dedicava la festa della Repubblica «ai migranti e ai Rom», alla vigilia di un vertice con Giuseppe Conte e Matteo Salvini delicatissimo per le sorti del governo. «Un' uscita strumentale in giorni così importanti...», si sarebbe sfogato Di Maio.
«E' questo l' aiuto che vuole dare al Movimento?». Il timore - o forse sarebbe meglio dire la convinzione - del leader M5s è che Fico dia ormai per chiusa l' esperienza di questo governo e si stia muovendo già per il dopo. Del resto, già diverse settimane prima del voto uno dei parlamentari vicini al presidente della Camera spiegava: «Vediamo come vanno le europee. Se crolliamo, dovremo prendere delle decisioni...».
matteo salvini parata del 2 giugno 1
Secondo alcune fonti Fico e Di Maio avrebbero provato a chiarirsi anche con una telefonata, smentita però da chi ha avuto modo di parlare con il leader M5s. Di sicuro il vicepremier non si accontenta delle precisazioni che il presidente della Camera fa su Facebook: «Sono orgoglioso di onorare e servire la Costituzione Italiana. La Costituzione su cui hanno giurato tutti i Ministri della Repubblica e che riconosce, garantisce e tutela i diritti fondamentali dell' uomo. Di ogni uomo».
Parole che non hanno convinto Di Maio. «Uscirsene in questo modo il giorno della festa della Repubblica non è un caso, la mossa è stata pensata», è la convinzione del leader M5s. Convenzione rafforzata dalle interpellanze per protestare contro lo sgombero del campo Rom di Giugliano, presentate dall' ala che fa capo a Fico sia alla Camera che al Senato, anche col sostegno delle dissidenti come Nugnes e Fattori.
Venerdì l'interpellanza è stata discussa a Montecitorio e il Movimento aveva preso le distanze su Facebook: «Facciamo subito chiarezza - si legge sulla pagina M5s - Gli abitanti di Giugliano hanno il diritto di vivere in condizioni stabili e sicure. Per quanto riguarda i rom, una cosa è certa: queste persone devono rispettare la legge senza se e senza ma».
FRANCESCO MENNELLA ROBERTO FICO
La mossa di ieri di Fico, raccontano, ha mandato in tilt anche le chat dei parlamentari M5s e molti avrebbero attaccato il presidente della Camera. Anche sulla pagina Facebook di Fico e sul 'Blog delle stelle' - il blog del Movimento - le reazioni sono spesso dure: «Ecco perché abbiamo perso milioni di voti, Fico invece di parlare difenda Di Maio».
E ancora: «Fico starebbe bene nel Pd». Qualcuno chiede: «Così fai arrivare la Lega al 50%, qual è il tuo obiettivo?».
Per più di un deputato vicino a Di Maio l' obiettivo di Fico sarebbe proprio quello di «aprire al Pd». Alcuni sostengono: «Lo sappiamo che lui parla sempre con Zingaretti...». In realtà, sia fonti vicine a Fico che ambienti del Pd negano che i due si siano mai parlati a quattr' occhi, «si sono incontrati solo in occasioni istituzionali e l' altro giorno al Quirinale non si sono neanche salutati».
Di certo però Fico è convinto che sia il momento di agire, il Movimento deve rivedere il proprio profilo, la sua identità, inevitabilmente snaturata dall' alleanza con la Lega. Sono queste le «decisioni» di cui parlava il parlamentare vicino al presidente della Camera qualche settimana fa: archiviare una fase, riportare M5s sui propri temi, «i temi che lo stesso Di Maio aveva riscoperto alla fine della campagna elettorale».
ROBERTO FICO - GIULIA SARTI - LUIGI DI MAIO
Tanto più, fanno notare, che Salvini sembra ormai deciso a rompere. Una strategia devastante, per Di Maio, come dice la deputata di Fi Elvira Savino: «Una bella mazzata a Di Maio, proprio adesso che deve approvare il decreto sicurezza bis per non far cadere il Governo».
2 - DI MAIO: ROBERTO VUOLE SFASCIARE TUTTO? E LA LEGA CHIEDE AL M5S DI ABBASSARE LA TESTA LA GARA DI SELFIE TRA IL PREMIER E IL CAPO DEL CARROCCIO
Monica Guerzoni per il “Corriere della sera”
La battuta a denti stretti con cui Matteo Salvini ha sferzato il presidente della Camera mette a nudo lo stato dei rapporti con i Cinque Stelle, a loro volta dilaniati per la guida del Movimento: «Andiamo tutti al bar... Offre Fico, visto che è la festa dei migranti, dei rom e dei borseggiatori». Dietro il sipario dello scontro tra il ministro dell' Interno e l' inquilino di Montecitorio si intravede lo psicodramma del M5S. Un terremoto interno che preoccupa i leghisti e al tempo stesso li elettrizza.
luigi di maio roberto fico napoli
Luigi Di Maio è «molto arrabbiato» per l' attacco di Roberto Fico a Salvini. «Inaccettabile strumentalizzare la festa del 2 Giugno in un momento così delicato - si è sfogato il capo politico -. Io non avrei mai detto quella frase». Il sospetto di Di Maio è che Fico, «in cerca di visibilità», abbia di proposito provocato Salvini «per sfasciare tutto», terremotare il Movimento e buttare giù il governo. Magari col segreto intento di trattare con il Pd. Di Maio teme un assalto alla sua leadership e anche di questo, nel pomeriggio, ha parlato al telefono con Fico, alla ricerca di un difficile chiarimento.
Il governo è in pezzi. Oggi Giuseppe Conte si rivolgerà agli italiani e richiamerà all' ordine Salvini. Ma prima di venerdì, quando il premier metterà il governo attorno a un tavolo alla disperata ricerca di un nuovo patto di legislatura, difficilmente gli animi si saranno placati. «Si può mettere un cerotto per scavallare il prossimo Consiglio dei ministri e poi si vede», è lo stato d' animo di Salvini, che vuole il sì alle grandi opere in settimana o scriverà la parola fine: «Non tirerò a campare».
Il leader della Lega, forte dei cori osannanti che lo hanno accolto alla parata, avrebbe tutto l' interesse a passare all' incasso, trasformando i voti in seggi parlamentari. Come dice un leghista che frequenta Palazzo Chigi, «Matteo si trova davanti a un albero carico di frutti, perché non dovrebbe raccoglierli?».
Ma i rischi di rompere sono alti. Come osservava a margine delle celebrazioni il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, «la situazione è pesante e spigolosa, ma la prossima legge di Stabilità sarà una delle più impegnative di sempre...».
E Salvini non ha una gran voglia di intestarsela da solo, dalla poltrona di Palazzo Chigi. Resta il tema della sproporzione tra i voti (tanti) e i parlamentari della Lega, che sono la metà di quelli 5 Stelle. Ma Salvini non pare curarsene troppo. E così, non avendo un particolare feeling con Giorgia Meloni ed essendo a dir poco scettico sull' urgenza di rimettere in piedi il centrodestra, continua a navigare a vista. Con la segreta speranza che siano i 5 Stelle, che «fanno tutto da soli», a servirgli la crisi di governo su un piatto d' argento.
«Io non rompo, non chiedo poltrone, sarò responsabile - è il mantra di Salvini -.
Ma i 5 Stelle devono abbassare un po' la testa e accettare di accelerare su flat tax, autonomia e Sicurezza-bis, perché non ho voglia di galleggiare né di farmi logorare». I pontieri sono al lavoro e il messaggio in bottiglia che il «Capitano» della Lega ha inviato a Di Maio suona così: «Continuare ad attaccarci significa aprire la crisi e addossarsene la responsabilità». Il problema, visto dal Carroccio, è la tenuta del Movimento. I gruppi parlamentari sono terrorizzati all' idea di tornare in cabina elettorale e uscirne dimezzati.
Una crisi al buio spaventa anche i vertici, incerti tra strappare subito e resistere fino a primavera. «L'evoluzione che il M5S deve compiere ha bisogno di tempo», sospira un deputato. Ma Salvini ha fretta.
Vuole uno «choc fiscale» per far ripartire la crescita, non rinuncia alla Tav, spera di ottenere in corsa, magari senza chiederle, le teste di Toninelli, Trenta e Costa. Rimpasto per lui è una parolaccia, ma «se non cambiano loro, cambiamo ministri». Insomma, Salvini vuole andare avanti alle sue condizioni. Sempre che Di Maio resti alla guida dei 5 Stelle: perché con Alessandro Di Battista, si sa, il segretario della Lega non vuole prendere nemmeno un caffè.
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