DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Giovanni Sallusti per “Libero quotidiano”
giovanni toti in tuta con berlusconi
Se inizia a muovere le proprie pedine sullo scacchiere anche Giovanni Toti, certamente uno che non ha il difetto dell' avventatezza, significa che il percorso è irreversibile. Direzione: un centrodestra totalmente altro da quello che per venticinque anni si è reso protagonista nelle urne, ma che ormai esiste solo nella testa di qualche giornalista mainstream. Questa volta, del resto, c' è il timbro delle elezioni europee: Forza Italia sotto la soglia psicanalitica del 10%, e di molto, all' 8,8%.
Salvini asso pigliatutto quasi ovunque, Giorgia Meloni che aumenta del 50% la consistenza dei Fratelli d'Italia, umore sovranista non più equivocabile, un vuoto politico finalmente aperto al centro della coalizione. Più o meno il quadro che Toti aspettava, e infatti ieri a Mezz' ora in più ha annunciato un evento, e una data. «Con tanti amici delle liste civiche di centrodestra stiamo pensando a un' assemblea per il 6 luglio in un teatro di Roma» (probabilmente il Brancaccio).
Ha tutta l' aria di un momento fondativo, anche se ovviamente il governatore ligure edulcora subito: «Vorrei essere chiaro, non sto cercando di fare l' ennesima scissione. Voglio che imprese e associazioni vengano e dicano la loro». Liste civiche, imprese, associazioni. Edulcorare è consentito, ma la ciccia politica rimane: stiamo parlando, con ogni evidenza, del variegato mondo che per lustri ha tifato e creduto alla berlusconiana rivoluzione liberale, e che oggi, quando non direttamente travasato nella neoLega salviniana, è in cerca d' autore.
FORZALEGHISMO
C'è probabilmente un buon pezzo di forzaleghismo delle origini qui dentro, tanto che Roberto Maroni, anch' egli in trasmissione, rinfocola subito: «Lo spazio politico c' è, sui contenuti e sulle cose concrete e utili. Se Toti m' invita ci andrò volentieri».
silvio berlusconi borsalino giovanni toti 3
Preconfezionata o meno, è una conferma d' autore. L'ex presidente lombardo ha sempre riconosciuto infatti che oggi il dominus di quello che chiamiamo ancora «centrodestra» è Matteo Salvini, un' ovvietà aritmetica di cui alcuni reduci meno fini di Maroni non si sono ancora dati pace.
Nello stesso tempo, Bobo ha sempre battuto su un tasto: c' è tutto un lavoro di affiancamento e di recupero del consenso che va fatto in parallelo allo tsunami politico-comunicativo del Capitano, e chiaramente trattasi del consenso in libera uscita da Forza Italia. Toti ci lavora da anni, ha visto le crepe tra i primi, non ha avuto remore a bombardare il quartier generale, ora esce con l' appuntamento propositivo, anticipato qualche giorno fa su Facebook con una sorta di mini-manifesto: «Nel mio movimento ideale voglio le parole sviluppo, merito e territorio».
Puro forzismo 2.0. E oggi il governatore prova a dettagliarlo: «Dobbiamo costruire un centrodestra con un' anima leghista ma anche moderata, riformista, popolare, cattolica».
TOTI E SALVINI INSIEME A PRANZO A PORTOFINO
BLOCCHI VARIABILI
Ecco allora lo schema che Libero ha tratteggiato qualche giorno fa, «ad alleanze variabili» si sarebbe detto quando il politichese era ancora in voga. Un saldo blocco nazional-sovranista Salvini/Meloni, con il civismo a trazione Nello Musumeci a rinforzare da Sud, e il civismo a trazione Toti a rinforzare da alcune aree del Centro-Nord. Un nuovo centrodestra, diremmo, se la perifrasi non l' avesse condannata alla damnatio memoriae Angelino Alfano. Certamente una formazione «sviluppista», pro-imprese e pro-infrastrutture, radicalmente alternativa a (quel che resta del) Movimento Cinque Stelle. «Dobbiamo entrare nella terza Repubblica da protagonisti», dice Toti. E sopravvivere al crepuscolo di chi fondò la Seconda, sottintende.
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