ROCCA DA ESPUGNARE PER IL FISCO – MAXI-GRANA TRIBUTARIA DA 530 MILIONI PER TENARIS, LA SOCIETA' DI TUBI PETROLIFERI DELLA FAMIGLIA ROCCA - GIANFELICE, DA PRESIDENTE DI ASSOLOMBARDA, PUNTA AL DOPO-SQUINZI. MA PRIMA FAREBBE MEGLIO A ESSERE IN PACE CON IL FISCO

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Carlotta Scozzari per Dagospia

Il Fisco italiano non concede pace alla famiglia Rocca del presidente di Assolombarda Gianfelice e tenta di battere cassa per altri 530 milioni. La richiesta dell'Agenzia delle entrate compare nero su bianco nel bilancio appena depositato in Lussemburgo dalla società Tenaris, la multinazionale italo-argentina, quotata anche alla Borsa di Milano e specializzata nei tubi petroliferi, che la famiglia Rocca blinda al 60,5% attraverso la cassaforte San Faustin.

Fondata nel 1949 in Uruguay, dal 1959 al 1990 domiciliata a Panama, poi nelle Antille Olandesi fino al 2011, quando è diventata lussemburghese, San Faustin già nel 2012 aveva raggiunto un accordo da 30 milioni con l'Agenzia delle entrate, che aveva chiesto che, almeno sui dividendi connessi alle attività al di qua dei nostri confini, le tasse fossero pagate in Italia.

Va ricordato che fino al 2011 la maggior parte dei dividendi staccati dalla holding San Faustin finiva nelle tasche del suo azionista di controllo, ossia la Rocca & Partners, altra finanziaria della famiglia bergamasca, collocata questa volta nelle Isole vergini. Nel 2011, però, la Rocca & Partners è stata spostata in Olanda e trasformata in una Fondazione.

Ma in ogni caso la questione delle tasse sulle cedole pagate dalle numerose società della famiglia Rocca collocate al di fuori dei confini italiani non deve proprio essere andata giù al Fisco. Che così, appena dopo avere raggiunto una transazione con la San Faustin, è tornato alla carica con la sua controllata Tenaris. Il bilancio di quest'ultima società spiega, infatti, che "una società italiana di Tenaris" il 24 dicembre del 2012 ha ricevuto dall'Agenzia delle entrate una richiesta legata a vecchie tasse su dividendi pagati nel 2007 per un totale di 281 milioni di euro (76 milioni di mancate tasse più 205 milioni di sanzioni e interessi). Tenaris ha presentato appello e la relativa udienza si è tenuta il 18 ottobre del 2013 a Milano, ma la società sta ancora aspettando di conoscere la decisione.

Non solo. Il bilancio del gruppo italo-argentino presieduto da Paolo Rocca, fratello di Gianfelice, aggiunge che il 24 dicembre scorso, la vigilia di Natale, il Fisco italiano ha preparato una nuova, brutta sorpresa alla società, contestando questa volta le tasse su alcuni dividendi pagati nel 2008 e battendo cassa per 247 milioni (67 di mancate tasse e 180 di sanzioni e interessi).

Una cifra che fa salire a 528 milioni il conto chiesto a Tenaris dall'Agenzia delle entrate. Ma la società guarda al futuro con ottimismo e fa sapere che, "sulla base delle opinioni di esperti fiscali, la circostanza che l'esito finale dei contenziosi si traduca in un esborso materiale è poco probabile". Più probabile ancora potrebbe essere che la famiglia Rocca, sulle orme di quanto già fatto con San Faustin nel 2012, decida di scendere a patti e trovare un accordo con il nostro erario. Anche perché la pace con il Fisco conviene a chi, come Gianfelice Rocca, sembra al momento il candidato più accreditato alla successione di Giorgio Squinzi in Confindustria.

 

rocca gianfelice rocca gianfeliceTENARISlogo agenzia delle entrate