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Giuseppe Alberto Falci per il ‘Corriere della Sera’
PRANZO DELLA PAJATA CON BOSSI E ALEMANNO
I reduci di An hanno trovato una casa: la Lega di Matteo Salvini. Se Barbara Saltamartini è stata la prima a sposare il Carroccio aderendo al gruppo parlamentare già nel marzo del 2015, oggi è il turno di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, tra i fondatori di An e con un passato da militante storico del Movimento sociale italiano. Da mesi Alemanno, scomparso dai radar dopo l' esperienza capitolina e le vicende di Mafia Capitale, guida il Movimento nazionale per la sovranità e osserva a distanza, e con interesse, le mosse del leader del Carroccio. Al punto da affermare oggi parole di questo tenore: «Salvini? Ha dimostrato coraggio e visione politica».
Correva il 20 giugno del 2011 quando l' ex sindaco di Roma e Salvini duellavano sul trasferimento dei ministeri al Nord e si scambiavano accuse verbali al vetriolo.
Un' eternità. Oggi sembra tornata la pax e Alemanno dissimula così i diverbi del passato: «Quella era una Lega secessionista. Oggi è sovranista».
Ma non ci sarebbe solo Alemanno. Ad essere sedotto dal verbo salviniano si vede anche la sagoma di Francesco Storace, ex ministro della Salute con il governo Berlusconi. Anche quest' ultimo guarda con crescente interesse alle politiche leghiste.
Storace non parla, ma non smentisce l' avvicinamento che sta scuotendo la galassia degli ex aennini. Tutti sanno infatti che una parte degli ex An, dopo la fine di alleanza nazionale, è confluita in Fratelli d' Italia, il partito di Giorgia Meloni. Tuttavia i «nuovi» leghisti accusano la Meloni di non essere «inclusiva» ma «esclusiva».
Alemanno infatti lo dice senza mezze misure: «Fratelli d' Italia è un partito personalistico». Ma si fanno altri nomi.
Giorgio Magliocca Alemanno e Storace
Un simbolo degli ex An è certamente Roberto Menia, triestino, promotore della legge che il 10 febbraio celebra l' eccidio delle foibe. Anche Menia è sulla stessa lunghezza d' onda di Alemanno: «Nel derby che ci sarà nel centrodestra tra i due pretendenti, ovvero Salvini e Berlusconi, non ho dubbi a scegliere quello che rappresenta il fronte sovranista che è innovativo, non è un dejavù, e dice parole chiare contro l' immigrazione selvaggia e la sostituzione etnica». Il motivo vero, spiega Menia, è «che Salvini ha creato una lega nazionale e non secessionista e che interpreta pensieri comuni della stragrande maggioranza degli italiani del centrodestra».
Ma c' è anche il Sud in questa migrazione degli ex An.
Domenico Nania, messinese e vice presidente del Senato nella passata legislatura, si definisce il «garante» della conversione al verbo salviniano. Salvo poi metterla così: «Non so se è la Lega di Salvini che si è convertita alle nostre tematiche o siamo noi ad avvicinarci alla Lega».
Eppoi aggiunge con un pizzico di malizia: «È la Lega che toglie la parola Nord e introduce il concetto di sovranità». Del resto, anche Matteo Salvini, recentemente arrivato a Canicattì, in provincia di Agrigento, ha chiesto a un ex segretario del Msi di pronunciare il discorso in memoria dei giudici Livatino e Saitta. Per molti fu quello l' inizio dell' avvicinamento .
Roberto Menia e Francesco Storace DOMENICO NANIA DOMENICO NANIA DANIELA DI SOTTORomagnoli e Nania roberto menia gianfranco fini
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