DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA…
Emilio Fabio Torsello per l'Espresso
Roma città aperta. Alle mafie. E' una rete di ben 46 clan quella che ormai da anni ha stretto la Capitale e l'intera Regione, una presenza silenziosa che acquisisce le imprese attraverso l'usura e ha ormai permeato anche zone come il centro storico della Città Eterna e infiltrato realtà importanti come il mercato ortofrutticolo di Fondi. E le attività dei clan vanno dal riciclaggio al traffico di stupefacenti, dall'usura al mercato della prostituzione e del lavoro nero, fino al controllo della grande distribuzione e degli esercizi commerciali.
Roma capitale della droga.
A fotografare la criminalità organizzata nel Lazio è l'ultimo studio di Libera (basato sui dati della Direzione Centrale Servizi Antidroga), da cui emerge come la regione sia uno degli snodi nevralgici per il commercio di stupefacenti in Italia. Nel 2011, infatti, sono state 2.862 le operazioni antidroga nel Lazio, seconda solo alla Lombardia, con un incremento pari al 20,86% rispetto al 2010, per un totale di kg 7.945 di droga sequestrata (+307,18% in un anno).
La corruzione. Ma nel Lazio non c'è solo la droga. Tra i delitti contro la Pubblica amministrazione segnalati da Libera, infatti, spiccano il peculato (65 reati contro pubblici ufficiali e incaricati di un pubblico servizio), la corruzione (171) e la concussione (53). In questo quadro Libera ha poi ricordato i sequestri più clamorosi sul fronte del riciclaggio di denaro: il Caffe' de Paris, il teatro Ghione, il ristorante la Rampa, e l'Antico Caffé Chigi.
La pacifica convivenza. "Va segnalato - sottolineava nell'ottobre dello scorso anno il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia - come la posizione geografica e la presenza di scali aerei e marittimi internazionali favoriscano un elevato e costante flusso di stupefacenti, in cui sempre più spesso intervengono organizzazioni straniere". Una relazione, quella del prefetto Pecoraro, che permette di conoscere per nome e cognome quei 46 clan citati da Libera che negli anni si sono spartiti la Capitale.
Cosa Nostra. A Roma, ha sottolineato il prefetto, "si rileva la presenza degli Stassi, contigui alla famiglia trapanese degli Accardo, con interessenze in numerosi esercizi di ristorazione. Il litorale romano conferma la sua attrazione anche per altri gruppi criminali di origine siciliana, quali il gruppo Triassi, collegato alla nota famiglia Cuntrera-Caruana, e Picarella (cosca agrigentina di Porto Empedocle) interessati all'affidamento e alla gestione dei lotti di spiaggia libera del litorale di Ostia, nonché a gestire il narcotraffico. A Nord, invece, localizzate a Civitavecchia, nell'ambito dell'operazione «Civita-Memento» sono state riscontrate le attività delle famiglie gelesi dei Rinzivillo ed Emanuello, interessate all'acquisizione di subappalti e fornitura di manodopera per i lavori della centrale di Torrevaldaliga Nord".
'Ndrangheta. Elementi della criminalità organizzata calabrese, secondo la relazione del prefetto, sarebbero invece attivi nei seguenti settori: "investimenti immobiliari, alberghiero, ristorazione, commercio di autoveicoli e di preziosi, traffico di sostanze stupefacenti, gioco d'azzardo. Sono presenti nella Capitale personaggi riconducibili alle famiglie mafiose calabresi Piromalli, Molè e Alvaro, che reinvestono copiosi capitali di provenienza illecita in attività commerciali, sbaragliando la normale concorrenza con conseguente alterazione degli equilibri del mercato".
Un meccanismo di investimento mafioso che convoglia sulla capitale i proventi illeciti maturati altrove: "alcuni rappresentanti degli Alvaro-Palamara - prosegue ancora Pecoraro - hanno reinvestito ingenti capitali verosimilmente provenienti da traffici di droga attuati sull'asse Germania-Italia, per conto della cosca di appartenenza, comprando esercizi di ristorazione nella zona di Roma centro, a prezzi di acquisto nettamente inferiori al valore reale di mercato".
E nel giugno del 2011 sono state sequestrate quote di 18 società intestate a Domenico Greco, ritenuto contiguo alla 'ndrina dei Gallico di Palmi (Reggio Calabria) con ruolo di fiancheggiatore, tra cui l'Antico Caffè Chigi a Roma, una villa di 29 stanze a Formello, due appartamenti a Fiumicino, conti correnti e rapporti finanziari: il tutto per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro.
Ma le Ndrine - secondo la relazione del prefetto - sono presenti anche nel circondario di Velletri, nella zona di Nettuno e Anzio, con le famiglie dei Gallace, Novella. Nella zona di Tivoli e Palestrina, invece, è stata registrata la presenza di alcune famiglie legate alla ndrina attiva nella zona di Sinopoli. Ed elementi legati alla Ndrangheta si registrano anche nei comuni di Rignano Flaminio, Castelnuovo di Porto, Morlupo e Campagnano di Roma.
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