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ROTA A TERRA: SI E’ DIMESSO IL DIRETTORE GENERALE DELL’ATAC. IERI HA DENUNCIATO CHE L’AZIENDA MUNICIPALIZZATA DI ROMA ERA SULL’ORLO DEL FALLIMENTO, E CHE LA RAGGI NON AVEVA DENUNCIATO IN TEMPO LA SITUAZIONE DISASTROSA – SCAZZO CON I CINQUE STELLE: MI AVETE CHIAMATO SOLO PER RACCOMANDARE I SOLITI NOTI…
Lorenzo De Cicco per il Messaggero
Dopo lo scontro con il M5S, Bruno Rota non è più il direttore generale dell'Atac. Lo apprende il Messaggero, dopo avere visionato una direttiva interna firmata dall'amministratore unico, Manuel Fantasia. Nel provvedimento che modifica la macrostruttura aziendale, si legge: «A seguito delle dimissioni presentate dal dott. Bruno Rota ed accettate dall'azienda», tutte le deleghe operative «vengono allocate a diretto riporto dell'amministratore unico».
L'ormai ex direttore generale, arrivato ad aprile a Roma dall'Atm di Milano, scelto dal M5S con una selezione aperta, da inizio luglio aveva iniziato a denunciare la gravissima situazione finanziaria trovata nella municipalizzata romana. Il 10 luglio scorso, in una riunione riservata con i Cinquestelle svelata dal Messaggero, Rota aveva detto: «Sono sincero: il M5S a Roma ha sbagliato. Secondo me, l’amministrazione Raggi doveva denunciare la situazione dell’Atac un anno fa, appena eletta».
m5s welcome raggi atac da il benvenuto a virginia
La situazione debitoria, denunciava Rota, «ormai è insostenibile: presto dovremo prendere delle decisioni nette». Concetti ribaditi, a microfoni aperti, in due interviste pubblicate ieri. E il rapporto con i Cinquestelle si è incrinato definitivamente.
la sindaca di roma virginia raggi (5)
La rottura con la maggioranza di Virginia Raggi è diventata palese nel pomeriggio di ieri, quando il presidente della Commissione comunale Mobilità, il grillino Enrico Stefano, ha attaccato duramente Rota: «Gli abbiamo dato carta bianca. Magari in questi tre mesi poteva cominciare a dare dei segnali, rimuovendo i dirigenti responsabili del disastro, come lo abbiamo invitato a fare più volte».
La replica del diggì era stata ancora più pesante: «Più che di dirigenti da cacciare, lui e non solo lui, mi hanno parlato di giovani da promuovere. Velocemente. Nomi noti. Sempre i soliti». Accuse che sembrano paventare pressioni per promozioni ingiustificate.
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