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Gianni Barbacetto per il "Fatto quotidiano"
Un cinema affollato all'inverosimile, ieri a Milano, per l'incontro con Stefano Boeri, assessore alla cultura che esce dalla giunta per decisione del sindaco Giuliano Pisapia. Giornalisti, ma soprattutto tanti sostenitori di Boeri, venuti per capire i motivi della rottura definitiva tra i due partecipanti alle primarie del 2010 per la corsa a sindaco, poi vinta da Pisapia. La spiegazione ufficiale: "Con Boeri si è rotto il rapporto di fiducia".
Le critiche del sindaco a Boeri: troppe spese, record di consulenze (500 mila euro), due eventi all'Ansaldo senza agibilità salvati all'ultimo con un intervento del sindaco, il festival della musica all'Arena saltato quest'estate dopo 15 anni, un viaggio a New York per la festa di Vogue.
Ha fallito come assessore, dicono dal fronte Pisapia. Senza contare i vecchi dissidi sull'Expo. Boeri ribatte punto per punto. Le spese in consulenze sono state di 290 mila euro (500 mila era la cifra indicata nel bilancio di previsione, più "largo " nella speranza di avere più risorse). Responsabile dell'agibilità dell'Ansaldo è il demanio, non la cultura. Il viaggio a New York è stato in occasione di una mostra sulla moda italiana e del gemellaggio con un museo di quella città .
Altri viaggi, a Pechino, a San Paolo del Brasile, a Roma, sono stati pagati da Boeri di tasca propria, benché fossero di lavoro. Il festival all'Arena? "à un mio vanto averlo fatto saltare", spiega Boeri, "per non finanziare i soliti vincitori dell'appalto ereditato dalla giunta precedente. Al suo posto, i concerti gratis al Castello. E 30 mostre con soli 800 mila euro di soldi pubblici.
La Besana aperta ai bambini. Lo spazio delle Officine creative (Oca) per i giovani. Il padiglione 3 per la moda alla Fiera. Convenzioni con 40 teatri. Eventi di grande successo come Bookcity e Piano City. E la mostra di Picasso, record di visitatori a Milano". Il divorzio sarebbe motivato da un'irrimediabile incompatibilità di carattere tra il sindaco e l'assessore, sostiene il fronte Boeri.
Ma sarebbe precipitato ora solo a causa del via libera dato dal Pd: "Mi hanno venduto per un piatto di lenticchie". I "venditori" sono indicati in tre dirigenti del Partito democratico lombardo: Roberto Cornelli, Maurizio Martina e Carmela Rozza. L'apparato non ha mai accettato del tutto Boeri, un "irregolare" rimasto sostanzialmente estraneo alle gerarchie e ai riti di partito.
Aveva un rapporto diretto con il segretario Pier Luigi Bersani, che però si è interrotto quando Boeri ha chiesto pubblicamente a Filippo Penati, finito sotto indagine, di dimettersi dal consiglio regionale. Poi non l'ha aiutato il fatto di essersi schierato con Matteo Renzi, avversario di Bersani alle primarie di partito.
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