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        RUBIO RUBACUORI – IL SEGRETARIO DI STATO USA È IN GRANDISSIMA ASCESA E FA SALTARE GLI OTOLITI AI COMPLOTTARI “MAGA” COME LAURA LOOMER E STEVE BANNON: L’INTERVENTISMO SPINTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI DI TRUMP, MARCO RUBIO, CHE SPAZIA DAL MEDIORIENTE AL VENEZUELA, È FUMO NEGLI OCCHI DEI “NUOVI” REPUBBLICANI, CHE INVECE INVOCANO L’ISOLAZIONISMO – IL PIANO PER DEPORRE MADURO È LA RIVINCITA DEI “NEOCON”: È STATO RUBIO A CONVINCERE TRUMP MARTELLANDOLO CON LA STORIELLA DEL TRAFFICO DI DROGA…

1. I SOSTENITORI DI TRUMP SONO PREOCCUPATI PER LE AZIONI MILITARI CONTRO IL VENEZUELA
Traduzione di un estratto dell’articolo di Edward Wong per www.nytimes.com
[…] Per anni, molti dei sostenitori più ferventi del presidente Trump si sono stretti attorno alla sua promessa di evitare un’altra “guerra infinita”, dopo i lunghi conflitti americani in Medio Oriente e in Asia Centrale.
Ora, diversi influenti consiglieri e commentatori di area conservatrice stanno esprimendo preoccupazione per l’espansione delle azioni militari dell’amministrazione contro il Venezuela e nei Caraibi.
Sostengono che le posizioni interventiste che hanno portato le amministrazioni democratiche e repubblicane a perpetuare guerre costose e inutili stiano riaffiorando, mentre i principali collaboratori di Trump si muovono per cercare di deporre Nicolás Maduro, l’autocrate che guida il Venezuela.
 LAURA LOOMER PRIMA DEL MAKEOVER
LAURA LOOMER PRIMA DEL MAKEOVER
[…] “Dovrebbero esserci incentivi per porre fine alle guerre e ai conflitti nel mondo”, ha dichiarato in un’intervista Laura Loomer, attivista di estrema destra e influente consulente esterna di Trump. “E invece, ci troviamo con questo conflitto con il Venezuela che non potrà che intensificarsi.” In un recente episodio del suo podcast, Stephen K. Bannon, ex capo stratega di Trump, si è chiesto: “È forse questo un terreno di coltura per i neoconservatori 3.0?” […]
Per anni, il senatore Marco Rubio è stato definito un “neocon” da analisti conservatori e progressisti. I neoconservatori sono politici e consiglieri che promuovono un interventismo militare aggressivo degli Stati Uniti all’estero, con l’obiettivo di rendere altre società più filostatunitensi e democratiche, anche attraverso il rovesciamento di governi. Furono loro a spingere per la guerra in Iraq, e le conseguenze disastrose resero il movimento impopolare.
 howard lutnick marco rubio donald trump foto lapresse
howard lutnick marco rubio donald trump foto lapresse 
In qualità di senatore repubblicano della Florida e figlio di immigrati cubani anticomunisti, Rubio ha sostenuto a lungo l’uso della forza militare americana in tutto il mondo. Negli ultimi anni ha attenuato parte della sua retorica da Guerra Fredda, ma per quanto riguarda l’America Latina ha mantenuto la sua linea tradizionale, puntata a indebolire e possibilmente rovesciare i governi di sinistra di Cuba e del Venezuela.
Secondo funzionari statunitensi, Rubio starebbe ora elaborando una strategia per usare la pressione militare e altri strumenti al fine di spodestare Maduro. La presenta come un’iniziativa “America First” che, a suo dire, potrebbe contribuire a fermare il flusso di droga e migranti verso gli Stati Uniti — anche se i conflitti armati, di norma, provocano crisi dei rifugiati. Il direttore della C.I.A. John Ratcliffe e il consigliere per la politica interna Stephen Miller hanno appoggiato la linea aggressiva di Rubio. […]
Rubio aveva già sostenuto il primo tentativo dell’amministrazione Trump di deporre Maduro, sottolineando che il leader venezuelano è un latitante a seguito di un’incriminazione del Dipartimento di Giustizia del 2020 per traffico di droga. Il Dipartimento di Stato ha inoltre aumentato a 50 milioni di dollari la taglia per informazioni che portino all’arresto e alla condanna di Maduro. […]
Laura Loomer, da parte sua, ha messo in dubbio le ragioni per cui la Casa Bianca di Trump si stia allontanando dalla via diplomatica nei confronti di Maduro. Ha detto di sostenere le politiche dichiarate da Trump per il dominio energetico e per limitare l’influenza della Cina nell’emisfero occidentale.
 RICHARD GRENELL E NICOLAS MADURO
RICHARD GRENELL E NICOLAS MADURO
Il modo più semplice per raggiungere tali obiettivi, ha affermato, sarebbe quello di dialogare con Maduro e ottenere che conceda agli Stati Uniti un accesso maggiore rispetto a quello della Cina al petrolio venezuelano.
“Non so se il presidente Trump sia stato pienamente informato sul livello di controllo che la Cina esercita attualmente lì”, ha aggiunto.
Loomer ha inoltre criticato pubblicamente María Corina Machado, principale leader dell’opposizione in Venezuela, accusandola di “incitare e promuovere attivamente un violento cambio di regime.” […]
2. LA GUERRA DI MARCO RUBIO: COME HA ABBANDONATO IL PATTO CON IL VENEZUELA E HA APERTO LA PORTA AL ROVESCIAMENTO DI MADURO
 marco rubio benjamin netanyahu
marco rubio benjamin netanyahu
Traduzione di un estratto dell’articolo di Cybele Mayes-Osterman per www.usatoday.com
Alla fine di gennaio, il presidente Nicolás Maduro e l’inviato speciale del presidente Donald Trump, Richard Grenell, si sono stretti la mano sorridendo nel palazzo di Caracas del leader venezuelano, decorato in oro.
L’accordo appena concluso prevedeva la liberazione di sei cittadini americani detenuti in Venezuela in cambio di centinaia di migranti venezuelani che, secondo l’amministrazione Trump, facevano parte della gang venezuelana Tren de Aragua.
Si trattava del primo incontro da anni tra un rappresentante ufficiale statunitense e Maduro, protetto dell’uomo forte Hugo Chávez. Maduro è al suo dodicesimo anno di presidenza, dopo un voto del 2024 che, secondo gli osservatori internazionali, è stato manipolato.
Alcuni avevano sperato che l’accordo di Grenell potesse ridurre le tensioni tra Washington e Caracas — e forse persino riaprire l’accesso alle ricche riserve petrolifere del Venezuela.
 RICHARD GRENELL E NICOLAS MADURO
RICHARD GRENELL E NICOLAS MADURO
Ma da quel momento […], gli Stati Uniti hanno radicalmente cambiato rotta. Secondo gli esperti, infatti, il segretario di Stato Marco Rubio sembra aver preso il posto di Grenell e sta guidando una campagna aggressiva per far cadere Maduro.
Nove mesi dopo il patto tra Grenell e Maduro, otto navi da guerra statunitensi pattugliano le acque al largo del Venezuela, mentre la più grande portaerei americana, con tre unità di scorta, naviga verso la regione. Circa 10.000 soldati sono schierati nell’area. Bombardieri B-1 e B-52 si sono avvicinati allo spazio aereo venezuelano tre volte in due settimane, in una minaccia di forza inequivocabile.
Almeno 61 persone, molte delle quali venezuelane, sono state uccise in attacchi statunitensi contro imbarcazioni in acque internazionali, che l’amministrazione Trump ha descritto — senza fornire prove — come coinvolte nel traffico di droga. Gli attacchi, che la Casa Bianca ha definito parte di un “conflitto armato” con i cartelli, sono stati ordinati senza l’approvazione del Congresso.
Trump ha respinto l’offerta di Maduro di concedere accesso alle ricchezze petrolifere del Paese in cambio del mantenimento del potere. Al contrario, la sua amministrazione ha puntato tutto su una campagna, guidata dal segretario di Stato Marco Rubio, per costringere Maduro a lasciare l’incarico.
[…] Rubio […] da anni disprezza Maduro per i suoi legami con Cuba e per il rifiuto di rompere i rapporti economici con Russia e Cina.
Rubio è riuscito a “riformulare” la questione per Trump, concentrandosi su Maduro e passando “da un discorso sulla democrazia e il cambio di regime a uno sul traffico di droga e la criminalità”, ha spiegato Monaldi.
Il rifiuto di Rubio delle concessioni petrolifere di Maduro ha irritato gli ambienti energetici statunitensi, desiderosi di accedere alle riserve venezuelane. Tre fonti interne al settore hanno riferito che tra gli addetti ai lavori regna costernazione: temono che la caduta di Maduro possa alimentare il caos e compromettere i loro interessi.
 donald trump riceve la moglie di guaido' fabiana rosales 6
donald trump riceve la moglie di guaido' fabiana rosales 6
Il 2 settembre, Trump ha annunciato il primo attacco contro un’imbarcazione nel Mar dei Caraibi, affermando che erano stati uccisi 11 venezuelani. All’inizio di ottobre ha ordinato a Grenell di interrompere i negoziati con Caracas.
“Maduro non è il legittimo leader del Venezuela; è un latitante della giustizia americana che mina la sicurezza regionale e avvelena gli americani”, ha dichiarato il 28 ottobre il vice portavoce del Dipartimento di Stato, Tommy Piggot, a USA Today.
[…] Piani concreti per spodestare Maduro erano già emersi durante il primo mandato di Trump, e si erano cristallizzati nel 2019, quando gli Stati Uniti avevano appoggiato il fallito tentativo di colpo di Stato del leader dell’opposizione Juan Guaidó.
Nel gennaio di quell’anno, Guaidó aveva dichiarato illegittima la presidenza di Maduro e si era autoproclamato presidente ad interim del Venezuela, affermando di avere l’appoggio popolare e militare. Scoppiarono proteste, ma Guaidó non riuscì a ottenere il sostegno delle forze armate e a innescare una rivolta. Entro la fine del 2022 aveva perso anche l’appoggio dell’opposizione ed era fuggito dal Paese.
Come senatore repubblicano impegnato nella difesa delle democrazie e degli interessi economici latinoamericani, Rubio aveva spinto Trump a riconoscere Guaidó.
“Rubio fu l’architetto della ‘massima pressione’ durante il primo mandato”, ha ricordato Brian Fonseca, direttore del Jack D. Gordon Institute for Public Policy della Florida International University. All’epoca, “massima pressione” significava dure sanzioni al Venezuela e incriminazioni per narcoterrorismo contro Maduro e i suoi alti funzionari.
 pete hegseth e marco rubio nella situation room durante i bombardamenti americani sull'iran
pete hegseth e marco rubio nella situation room durante i bombardamenti americani sull'iran
Durante la sua carriera da senatore della Florida, Rubio — figlio di immigrati cubani fuggiti dall’isola prima della rivoluzione — ha spesso condannato la “dittatura in stile cubano” di Maduro. Ha sempre sostenuto l’opposizione venezuelana guidata da María Corina Machado, recentemente insignita del Premio Nobel per la Pace. (Machado, a sua volta, ha elogiato Trump, che ambiva allo stesso riconoscimento, per il suo sostegno alla causa democratica venezuelana.)
Edmundo González, candidato sostenuto da Machado, ha rivendicato la vittoria alle elezioni dello scorso anno contro Maduro, dopo che lo spoglio dell’opposizione lo aveva dato largamente vincente. Maduro si è però rifiutato di cedere il potere, nonostante gli appelli internazionali.
Ora, con un’imponente flotta di guerra davanti alle sue coste, la resistenza potrebbe assumere un volto diverso. Machado, la Nobel per la Pace, ha accolto con favore l’intervento militare straniero come via per la democrazia in Venezuela.
L’opposizione, ha rivelato David Smolansky — rappresentante di Machado — a USA Today, ha già pronto un piano di transizione per il “dopo Maduro”, che prevede la privatizzazione delle riserve petrolifere e la loro apertura al mercato internazionale.
Gli ufficiali di Trump sperano ancora che i generali di Maduro decidano che sia “meglio salvarsi la pelle e agire per conto proprio”, ha dichiarato Evan Ellis, docente del U.S. Army War College specializzato in America Latina.
Questa strategia non aveva funzionato né durante il tentato golpe di Guaidó nel 2019, né quando un gruppo di mercenari — in presunti contatti con funzionari di Trump — aveva tentato un nuovo colpo di Stato l’anno successivo. La differenza ora, sottolineano gli analisti, è la potenza militare che Trump ha concentrato intorno al Venezuela e la sua disponibilità a usare la forza letale.
 nicolas maduro bitner villegas
nicolas maduro bitner villegas
Durante il primo mandato, membri dello staff di Trump lo avevano dissuaso dai piani d’invasione del Venezuela.
“All’epoca c’erano molte persone nella struttura di potere che gli dicevano: ‘Signor Presidente, non possiamo farlo, non è una buona idea’”, ha spiegato Ellis. “Questa volta, non c’è nessuno che lo dica.”
Attacchi alle imbarcazioni inutili contro il fentanyl
Molte delle 61 persone uccise negli attacchi statunitensi contro barche in acque internazionali erano venezuelane.
 marco rubio jd vance giorgia meloni ursula von der leyen foto lapresse
marco rubio jd vance giorgia meloni ursula von der leyen foto lapresse
Il presidente colombiano Gustavo Petro ha dichiarato che alcune delle vittime erano pescatori del suo Paese e che una delle imbarcazioni colpite aveva inviato un segnale di soccorso prima di essere colpita dagli Stati Uniti. Due sopravvissuti sono stati rimpatriati in Ecuador e Colombia; un terzo è stato salvato in mare dalle forze messicane dopo un altro attacco il 27 ottobre, secondo quanto riferito da Hegseth.
Questi rimpatri hanno complicato la narrazione dell’amministrazione Trump, che sosteneva che i morti fossero combattenti armati contro gli Stati Uniti, da trattare legalmente come prigionieri di guerra, o terroristi da detenere a Guantánamo o in altre basi all’estero.
L’amministrazione ha affermato che le informazioni di intelligence indicavano che le barche trasportavano droghe letali come il fentanyl.
“Ogni barca che affondiamo salva 25.000 vite americane”, ha dichiarato Trump, insinuando che ogni imbarcazione contenesse abbastanza fentanyl da uccidere migliaia di persone.
Il fentanyl è la principale causa di overdose negli Stati Uniti. Tuttavia, non è stata resa pubblica alcuna prova che dimostri che le navi colpite nei Caraibi trasportassero realmente la sostanza. Gli esperti di traffico di droga aggiungono che colpire singole imbarcazioni non serve a frenare la distribuzione su larga scala.
“La grande maggioranza delle droghe arriva attraverso i normali porti d’ingresso lungo il confine con il Messico”, ha spiegato Mike Vigil, ex capo delle operazioni internazionali della DEA, con trent’anni di servizio alle spalle.
“I cittadini americani sono i principali distributori”, ha aggiunto.
Trump, secondo Vigil, sta anche facendo un salto logico affermando che una gang internazionale venezuelana sia responsabile di questo narcotraffico al largo delle coste del Paese.
 stati uniti affondano barca con a bordo 11 narcos 3
stati uniti affondano barca con a bordo 11 narcos 3
La Tren de Aragua, la banda venezuelana collegata da Trump alle imbarcazioni, “non si occupa di trasporto di droga… e tanto meno utilizza rotte marittime”, ha detto Vigil.
Nonostante ciò, l’amministrazione non mostra alcun segno di voler fermare gli attacchi, anche se si avvicina la scadenza legale di 60 giorni per dichiarare guerra o interrompere le operazioni extragiudiziali. Trump ha più volte lasciato intendere di voler proseguire in futuro con attacchi via terra in Venezuela.
 deportazione criminali venezuelani della gang tren de aragua 2
deportazione criminali venezuelani della gang tren de aragua 2 stati uniti affondano barca con a bordo 11 narcos 2
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