DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Fabio Martini per "la Stampa"
C'è qualcosa che appare nuovo ed invece è antico nelle immagini che scorrono in queste ore - le tante schede bianche della prima votazione o lo scrutinio senza esito - e dunque un giurista e storico delle istituzioni come Sabino Cassese invita a guardare alle «vere peculiarità» di questa fase, alla vera partita politico-istituzionale in corso. A cominciare dalla più importante: «Il presidente che sarà eletto, è per tre legislature. Avrà una gamba in questa legislatura, un'altra nella prossima e un'altra ancora nella successiva. La presidenza Mattarella ha coperto due legislature, il prossimo presidente ne coprirà tre. A maggiore ragione una scelta importante».
Alla fine il problema più spinoso nella possibile "ascesa" di Draghi al Quirinale si sta rivelando come far nascere un nuovo governo: un presidente del Consiglio che si trasferisse direttamente al Quirinale non si è mai visto
mario draghi sergio mattarella
«È la prima volta che accadrebbe ma è una cosa banale, non ha nulla di peculiare. Poniamo che il presidente del Consiglio venisse eletto presidente della Repubblica: a quel punto scriverebbe una lettera all'attuale capo dello Stato e darebbe le dimissioni da Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro più anziano assumerebbe immediatamente le temporanee funzioni di presidente del Consiglio.
Passerebbe qualche giorno, il tempo necessario per preparare il suo discorso e dopo aver giurato e aver pronunciato il suo messaggio, il nuovo capo dello Stato assumerebbe le sue funzioni, aprirebbe le consultazioni e deciderebbe le sorti del governo del quale faceva parte. Ben altre sono le peculiarità di questa fase».
La più significativa è la "durata" del prossimo presidente per tre legislature, ma ce ne sono altre così importanti?
«Non c'è mai stato un presidente che dovesse essere eletto da un sistema politico così frammentato. Ci sono quattro forze politiche tra il 15 e il 20 per cento, altre sei o sette che stanno tra il 2 e l'8 per cento e ognuna di queste forze, a sua volta, ha divisioni interne».
Morale della storia: inimmaginabile un presidente della Repubblica che non abbia polso e sapienza politica?
«Anche in situazioni ordinarie il presidente della Repubblica è "il grande regolatore del gioco costituzionale", come disse un illustre giurista come Egidio Tosato, il 19 settembre del 1947 davanti all'Assemblea costituente. Se è vero che il Presidente è colui che, come il regista di un film, fa il "montaggio", tanto più in un sistema frammentato è chiamato a giocare un ruolo fondamentale».
Frammentatissimi anche i grandi elettori: più di quanto non si possa immaginare?
«Nonostante tutti raccontino un'Italia politica divisa tra Coppi e Bartali e dunque tra centrosinistra e centrodestra, in realtà nessuno sa quale ruolo possano svolgere i 94 parlamentari dei quali non sappiamo nulla. E 94 su 1008 sono tanti: quasi il 10 per cento. Per non parlare delle divisioni interne ai partiti».
sergio mattarella e mario draghi
Se la marea di schede bianche o le prime votazioni a vuoto appartengono a scenari visti infinite volte, cosa altro le pare in qualche modo unico in quel che sta accadendo in questi giorni?
«Si stanno sommando in un "one shot", in un colpo solo, tre decisioni essenziali che riguardano il corpo politico. La prima decisione, ovviamente, riguarderà la scelta del presidente. Ma ce ne sono altre due che influiranno ben oltre la congiuntura. Anzitutto la sopravvivenza di questo governo.
Un governo che - uso le parole del presidente Mattarella - è il figlio di una «soluzione di alto profilo non corrispondente ad alcuna formula politica». Dunque una scelta che corrisponde alla capacità di chi l'ha trovata, il presidente Mattarella.
sergio mattarella e mario draghi
Quindi c'è un interrogativo sul governo e questo indipendentemente dal fatto che Draghi lasci o non lasci. Se Draghi resta, il nuovo presidente sarà diverso da quello che ha trovato questa soluzione. Anche per questo uno dei temi in discussione è questo: se il nuovo presidente debba sciogliere o meno il Parlamento, che appunto è il terzo soggetto in gioco».
Uno dei mantra di questi giorni ripete: i partiti sono deboli, quasi impotenti
«In Italia tutti confondono la politica con la politica dei partiti, ma si tratta di due cose completamente diverse. In tutta questa vicenda ad esser assente è la politica. In questo momento nessuno discute dei pericoli di una guerra incombente sul quadro europeo. Del fatto che l'Italia, oggi un Paese di 60 milioni di abitanti, si avvia a diventare un Paese con la metà di questi abitanti.
ELEZIONE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 2022
Del fatto che abbiamo un'inflazione che non sappiamo se durerà brevemente o a lungo. Su una scolarizzazione che ci sta portando sempre più verso il basso. Su un sistema sanitario che va riformato. Su un sistema-Paese che è fermo da un quarto di secolo, mentre gli altri corrono. Se la politica fosse presente, la gente capirebbe la differenza tra il tecnico e il politico. E capirebbero che Draghi è il più politico tra i politici».
La prima votazione si è conclusa con una marea di schede bianche: che segnale è?
«I media stanno raccontando con enfasi la difficoltà delle forze politiche, ma si tratta di un processo del tutto fisiologico. L'immagine che viene trasmessa è quella di persone che cincischiano e fanno inutili bracci di ferro. Ma è fisiologico che una decisione di questa portata non venga presa con largo anticipo. È accaduto quasi sempre che nelle prime votazioni ci siano state tante schede bianche o candidature di bandiera.
ELEZIONE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA - CATAFALCHI E INSALATIERE
Che il presidente non sia stato eletto al primo scrutinio è accaduto 10 volte su 12. Il nostro sistema politico non merita un voto così basso. Non dimentichiamo cosa è accaduto negli Stati Uniti con l'assalto al Congresso. Non dimentichiamo Bolsonaro. Abbiamo una classe politica che nei momenti di crisi ha saputo trovare, come lo chiamava Mario Monti "un podestà straniero". Personalità come Ciampi, Draghi, lo stesso Monti».
A proposito di media: le pare che una certa "eccitazione" del sistema informativo possa influire sui leader e magari possa spingerli a decidere prima?
«Oltre a tutte le peculiarità e alle difficoltà delle quali abbiamo parlato l'attenzione dei media finisce per rovesciare un giudizio negativo su un sistema politico che tutto sommato in questi ultimi due anni, con tutte le difficoltà che ha dovuto fronteggiare, se l'è cavata bene».
insalatiera e catafalco voto per il presidente della repubblica
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA…
FLASH – IL GOVERNO VUOLE IMPUGNARE LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA CHE PERMETTE IL TERZO MANDATO…
FLASH – IERI A FORTE BRASCHI, SEDE DELL’AISE, LA TRADIZIONALE BICCHIERATA PRE-NATALIZIA È SERVITA…
DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…