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Ilario Lombardo per "la Stampa"
Che cosa c'entrino l'uno con l'altro Beppe Grillo, la ministra del Sud Mara Carfagna e una storica ambientalista di sinistra come Loredana De Petris, è un mistero che riuscirebbe a svelare solo Beppe Sala. Per farlo, però, il sindaco di Milano dovrebbe prima raccontare il progetto politico che sta prendendo forma nella sua testa e che vive di triangolazioni per il momento apparentemente impensabili.
Bisogna ripartire dalla scelta che, a sorpresa, il sindaco ha compiuto qualche mese fa, quando, prima di correre per la riconferma a Palazzo Marino, ha aderito ai Verdi europei, la casa comune degli ecologisti di vari Paesi. Un'adesione che si è consolidata grazie alla città che è diventata il cuore delle campagne dei ragazzi di Fridays for the future e dato un palco all'attivista Greta Thunberg.
Sala lo aveva annunciato il giorno in cui ha sposato definitivamente la causa green: «In Germania, in Francia, i verdi sono protagonisti. È tempo che quest' onda verde, che impatta positivamente su salute, lavoro, economia, qualità della vita di tutti, arrivi finalmente anche qui da noi. E se parte da Milano, si diffonderà in tutta Italia». Sala intende restare sindaco, ma intende comunque incanalare quell'onda, in un partito o in una lista elettorale.
Al punto che tre giorni fa, con grande malizia, Gabriele Albertini, sindaco della Milano di un'altra epoca, ha marchiato il suo successore come «verde-talebano». In realtà l'idea di Sala è proprio affrancare l'ecologia dall'immagine fondamentalista a cui l'hanno relegata in Italia decenni di marginalità, di lotte inascoltate, finite incastrate nel conflitto tra irriducibilità e indifferenza.
Nel rimescolamento delle appartenenze politiche, che il governo Draghi e la sfida per il Quirinale hanno accelerato, Sala vuole lanciare un'Opa sui Verdi italiani per diventare il punto di riferimento del cartello europeo. E ora si sta scegliendo i propri compagni di viaggio. «Senza pregiudizi» dice, lavorando di «trasversalità». A Roma ha trovato sponda a sinistra in Francesco Laforgia, Luca Pastorino, Loredana De Petris, e altri ex Pd, ex Leu, sostenitori dell'ecosocialismo, un modello politico che considera la transizione verde un orizzonte obbligato, ma che non deve trascurare la questione sociale. È logico che questa strada avrebbe prima o poi portato a Grillo, padre padrone di un Movimento che è stato tutto, un contenitore contraddittorio e iperpopulista ma che ha avuto anche la forza di portare al suo interno fino al governo istanze ambientaliste radicali, mescolate a battaglie sociali.
È vero, il M5S aveva offerto il proprio sostegno a Sala e lui, temendo contraccolpi nei consensi, lo ha rifiutato. Ma lì si ragionava di alleanze, qui di una "cosa nuova". Il sindaco e Grillo si conoscono, si stimano, si sentono spesso e si incontrano. A ottobre Sala ha ammesso di essere rimasto affascinato dalla capacità del comico di anticipare questioni centrali . E circa dieci giorni fa era previsto che si vedessero a Zoagli, in Liguria, dove il sindaco ha una casa sul mare. Non se n'è fatto nulla, anche perché nel frattempo Grillo è stato trascinato nelle beghe senza fine del M5S. Prima la rissa tra il presidente Giuseppe Conte e l'ex capo politico Luigi Di Maio, poi la sentenza del tribunale di Napoli che ha sospeso l'attuale vertice. Grillo ha di nuovo in mano il destino della sua creatura. Ed è tentato da una scelta estrema: superare il Movimento, riciclarlo in altro, con un nuovo nome e un nuovo simbolo. Ne ha fatto cenno a Sala e ne ha discusso a cena con alcuni 5 Stelle. Il comico genovese ha capito che una parabola politica è prossima alla sua fine.
C'è bisogno di nuovo slancio, nuovo vigore. Sostiene Conte ma vede le difficoltà in cui l'ex premier è rimasto irretito. Grillo, nel campo progressista a cui lavora l'avvocato, immagina una convivenza con Sala. Tutta, però, da costruire, schivando anche il fuoco amico che arde perennemente dentro il M5S. Per capire, comunque, a che livello è stato portato avanti il corteggiamento tra i grillini e Sala basta raccontare cosa è successo nelle ingarbugliate ore in cui si è votato per il presidente della Repubblica, tre settimane fa.
Alcuni senatori del M5S - Vincenzo Presutto, considerato vicino a Grillo, Primo Di Nicola, Simona Nocerino - hanno incontrato i parlamentari di sinistra per parlare di una possibile convergenza sul progetto di Sala. Per dare un segnale, era stato deciso che il nome del sindaco sarebbe dovuto apparire sulle schede durante le prime chiamate . Nella confusione di quelle ore, però, nel M5S ha prevalso la voglia di dirottare subito la strategia verso la riconferma di Sergio Mattarella.
Campo progressista, transizione ecologica, federazione: il verde Sala vuole liberarsi delle ideologie, e sull'esempio dei Grüne tedeschi, incrociare culture differenti compresa quella liberale. C'è Grillo, ma c'è anche Mara Carfagna, la ministra del Sud, da anni indicata come possibile leader dei moderati post-berlusconiani.
Per Sala non c'è alcuna contraddizione, come ha ammesso anche recentemente ad alcuni collaboratori: «Non c'è stata una volta in questi anni in cui l'ho sentita parlare e non ero d'accordo con lei». I confronti con la ministra sono costanti e vanno oltre il botta e risposta - obbligato - che c'è stato sul Sud, dopo che il sindaco è stato pizzicato a lamentarsi dei tanti fondi del Pnrr destinati al Mezzogiorno. Carfagna è l'avamposto che nel partito/lista Sala immagina nel Meridione, dove entrambi vedono le infrastrutture come sinonimo di sviluppo sostenibile, e non più demonizzate dall'«ambientalismo dei No».
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