RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Federico Capurso per “la Stampa”
beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 3
La trattativa tra Davide Casaleggio e Giuseppe Conte è saltata. I due stavano programmando in questi giorni un incontro chiarificatore: l' imprenditore chiedeva di vedersi a Milano, l' ex premier spingeva per Roma. Un braccio di ferro sul luogo del vertice, attraverso il quale pesare il proprio potere, che si è risolto con il lancio di un ultimatum da parte di Casaleggio: «Se entro il 22 aprile il M5S non salderà i debiti - scrive il figlio del fondatore - saremo costretti a immaginare per Rousseau un percorso diverso, lontano da chi non rispetta gli accorti. Oggi la situazione è giunta al punto di non ritorno».
La dose viene rincarata poco più tardi da Enrica Sabatini, braccio destro di Casaleggio, che in un' intervista all' AdnKronos delegittima Giuseppe Conte: «Ha dichiarato di non essere iscritto al M5S e a oggi - evidenza Sabatini - non riveste un ruolo riconosciuto dallo Statuto per il quale possa avanzare o sottoscrivere proposte di accordo con Rousseau a nome del Movimento». È qualcosa di più di una provocazione, è un atto di ostilità al quale i vertici grillini rispondono con il silenzio e l' indifferenza: «Estraniarsi dal contesto reale del Paese alimentando le polemiche su questioni interne - lasciano trapelare -, è un lusso che non possiamo permetterci». Come arresi, ormai, all' inevitabile strappo.
Due settimane, dunque, alla data che sancirebbe il divorzio.
Due settimane di tempo, per Conte, per capire quale strada percorrere: far nascere una nuova associazione, un nuovo Movimento, lasciando nelle mani di Rousseau una scatola vuota, o trascinare Casaleggio in tribunale e imporgli un voto su Rousseau che lo esautori dalla gestione della piattaforma.
La speranza di risolvere la diatriba trovando un accordo economico è ridotta al lumicino. Per l' atteggiamento dimostrato da Casaleggio e, soprattutto, per il netto rifiuto da parte dei parlamentari di versare gli arretrati a Rousseau.
beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 1
Le reticenze di deputati e senatori a metter mano al portafogli, però, si allargano ben oltre la vicenda Casaleggio. Oggi Vito Crimi li riunirà per presentargli la nuova proposta di trattamento economico: 1500 euro da versare per le restituzioni e 1000 euro da destinare al partito. L' obolo destinato alle casse del Movimento servirà a fronteggiare le spese per la rifondazione, dalla riorganizzazione interna all' apertura di sedi fisiche sul territorio.
La ricerca di un immobile che ospiti la sede centrale del partito - la prima della storia del Movimento -, nel cuore di Roma, è iniziata ed è in fase avanzata, ma si attende di conoscere la reazione degli eletti. Perché in molti, tra Camera e Senato, minacciano da giorni di sospendere ogni tipo di versamento se non verrà superato il limite dei due mandati, l' ultima regola delle origini.
«Non ci possono chiedere di finanziare un progetto che mira a farci fuori», si sfogano nei corridoi dei Palazzi romani. E tanti di loro, arrivati al secondo mandato, hanno preso in mano la calcolatrice: «Da qui a fine legislatura, tra restituzioni e Tfr, risparmierei 150mila euro». Centocinquantamila buone ragioni, dal loro punto di vista, per aspettarsi da Conte una rassicurazione sul loro futuro politico.
L' ex premier, nel frattempo, è tornato a immergersi nel suo progetto, procrastinando ancora una volta la data della partenza: inizialmente prevista per la settimana di Pasqua, ora spostata - con ottimismo - all' ultima di aprile. Questo fine settimana Conte compirà però un passo fuori dall' ombra del suo studio. Sabato incontrerà i deputati e domenica i senatori, per ascoltare le loro riflessioni sul futuro del Movimento. E per dare un segnale di apertura - si augurano loro - sulla caduta dell' ultimo tabù grillino.
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