DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Amedeo La Mattina per "La Stampa"
«Ci stanno prendendo per i fondelli, anche con questi saggi che mi sembrano dei congiurati». La sensazione di Berlusconi non è delle migliori e se c'è una cosa che lo manda in bestia è quella di avere la sensazione di essere finito in un cul de sac. Anche l'aut aut posto ieri da Alfano («se questo stallo prosegue perché il Pd pensa più alla fazione che alla Nazione, c'è solo la strada delle urne già a giugno») sembra una pistola scarica.
Il Cavaliere scalpita, teme che la finestra estiva delle elezioni possa chiudersi e di trovarsi al Quirinale un «nemico», mentre ripartono i processi e si avvicinano le condanne. I moderati del Pdl lo tengono a freno. In un lungo vertice ad Arcore gli hanno consigliato di assecondare il Presidente della Repubblica e il lavoro dei «saggi-facilitatori» che sulla carta hanno 8-10 giorni di tempo. Per il grande capo è tempo sprecato: «48, al massimo 72 ore sono più che sufficienti. Dopodiché basta: Quagliariello non avrà più motivo di rimanere in quella commissione. Lo stesso discorso vale per Giorgetti. Ne parlerò con Maroni».
Le solite colombe (Letta, Alfano, Lupi, Bonaiuti) ieri pomeriggio sono riuscite a contenere l'ira funesta di Berlusconi che avrebbe già voluto chiudere la pratica dopo aver sentito in diretta la conferenza stampa di Bersani. Il quale insiste sul no al governissimo. Non lo hanno certo rassicurato le parole del segretario Pd sulla possibilità di eleggere il nuovo capo dello Stato «a larga o larghissima maggioranza», escludendo comunque un candidato indicato dal centrodestra. «Come nel gioco dell'oca - spiega Paolo Bonaiuti, che ha partecipato al vertice di Arcore - dopo un giro completo, siamo tornati alla casella iniziale.
La situazione è di scoramento, Bersani continua ad illudersi di poter formare un governo senza il Pdl, ma non è facile imporre il nostro gioco: anche se solo per 124 mila voti, noi non abbiamo vinto le elezioni». Ecco allora che l'ala trattativista del Popolo della libertà suggerisce all'ex premier di accantonare l'idea di avere una personalità del centrodestra al Quirinale per evitare che salti fuori un presidente della Repubblica tipo Prodi votato anche dai grillini. Con la conseguenza di trovarsi Bersani nuovamente incaricato di formare il governo e un pezzo di M5S pronto a votargli la fiducia.
Non è facile convincere Berlusconi a venire a più miti consigli. à convinto che nessuno può garantirlo né sul piano politico né giudiziario. à convinto che vogliono prenderlo per «i fondelli». Ma, come sostiene Cicchitto, «il centrosinistra potrà eleggersi il nuovo capo dello Stato ma non potrà trovare i voti in Parlamento per il governo. Non c'è traccia di trattative per il Quirinale».
Dunque, ancora pochi giorni di low profile da parte di Berlusconi che lascia parlare Alfano. Il quale «con grande rammarico» ha ascoltato Bersani pronunciare «le stesse parole ostinate, fuori dalla realtà dei numeri del Parlamento, ripetute da 36 giorni, cioè dalla chiusura delle urne.
Un tempo che la sinistra ha usato solo per occupare le presidenze delle Camere (come ora spera di fare anche per la Presidenza della Repubblica), per impedire ogni dialogo nella direzione della governabilità , e per proporre inutili commissioni per riforme che il Pd ha sempre osteggiato. Per parte mia, ancora una volta, ribadisco una disponibilità a collaborare nell'interesse dell'Italia. Ma se Bersani vuole occupare tutte le istituzioni, non c'è alcuno spazio per il dialogo».
Il Cavaliere avrebbe voluto una dichiarazione più forte. Avrebbe voluto il de profundis dei «saggi-congiurati». Quagliariello dovrà camminare con delle scarpe che non sono della sua misura e tra un paio di giorni comincerà ad avere molto male ai piedi. «Io non avrei assolutamente accettato», ha detto il capogruppo Brunetta, che di solito interpreta da vicino gli umori di Arcore.
Gaetano Quagliarellobelusconi, quagliarello, bondi e repetti--401x175BerlusconiGiorgetti Roberto Maroni I saggi da Napolitano
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