
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
R.S. per "la Repubblica"
Sconfitta figlia della "guerra per bande" in corso da tempo nella Liga veneta. Questo pensa Bobo Maroni della Caporetto di Treviso. Un disastro che potrebbe portarsi dietro il divorzio tra il segretario-governatore e Flavio Tosi, suo pupillo in terra veneta e fino a qualche giorno fa candidato alla successione per la guida della Lega federale. La sconfitta arriva proprio all'indomani dell'ultima intemerata di Bossi, che ha annunciato di ricandidarsi alla segreteria contro il "traditore" Maroni.
Di tutto questo si è parlato ieri pomeriggio in via Bellerio, nel corso di una tesissima riunione della segreteria politica. Con Roberto Calderoli che è sbottato, rivolgendosi sia a Bossi che a Maroni: «Abbiamo perso anche Treviso, basta con le guerre interne; io mi sono rotto i maroni, ci si fa solo del male, così non si può più avanti».
Nel mirino adesso potrebbe entrare Tosi. A lui, il sindaco di Verona che un anno fa ha vinto con l'appoggio di "Bobo", e tra i mugugni del governatore Luca Zaia, la gara per la segreteria regionale, viene attribuita la colpa della bruciante sconfitta.
Lui, che solo qualche settimana fa era stato scelto dal leader per rimpolpare la segreteria federale: Tosi vice, insieme al lombardo Matteo Salvini. Due giovani per pensare al dopo Maroni, che pensa a "un Renzi della Lega". E pensare che il sindaco era addirittura in pole position, c'era solo da vedere come sarebbe andata a Treviso. Ma è andata malissimo, e adesso "Bobo" sembra avere altri pensieri.
I dubbi hanno preso consistenza giovedì scorso, quando Maroni è arrivato a Treviso per sostenere Gentilini nel suo ultimo comizio. «Qui va a finire che perdiamo», ha confidato ai suoi dopo aver respirato l'aria che tira tra i sempre più litigiosi leghisti, divisi tra tosiani e amici di Zaia, che rimprovera al sindaco di Verona di aver epurato il partito facendo fuori chi non la pensa come lui. Insomma: nessuna cena "comune" dopo il comizio finale, leghisti di opposte fazioni che si guardavano in cagnesco.
«à la guerra della nomenklatura - si è lamentato "Bobo" - un tirare a perdere gli uni contro gli altri». Tirare a perdere, sì. Non conta il gioco di squadra, ma danneggiare l'avversario interno. Anche a costo di propiziare la sconfitta. L'accusa non è rivolta direttamente a Tosi, a cui comunque qualcosa comincia a essere rimproverato.
Per esempio di non aver saputo tenere unita la Lega, «come invece sta facendo benissimo Salvini in Lombardia ». E son parole che lasciano immaginare una scelta.
Maroni affida a un tweet il suo commento su questa disfatta: «La Lega deve ripartire, siamo nella fase del ricambio generazionale, si riparte con nuovi stimoli e obiettivi».
E accarezza l'idea di anticipare il congresso federale, quello in cui cederà la mano, che si sarebbe dovuto tenere nella prossima primavera. In vista di quell'appuntamento, guadagna terreno Salvini, che ieri, a urne chiuse, ha detto: «La Lega dev'essere un punto di ripartenza, ci vuole più umiltà , più unità , più coraggio; meno parole e meno polemiche». E Tosi, di rimando: «Sciocco non riconoscere la sconfitta, basta baruffe interne».
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