DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Francesco Bonazzi per Dagospia
Salvare Berlusconi per non affondare il trenino dell'Italicum. Con un voto di rara perfezione, il consiglio di presidenza del Senato ha bocciato di un soffio (10 a 8) la proposta di costituire Palazzo Madama parte civile al processo napoletano per la compravendita di senatori, che vede il Cavaliere sul banco degli imputati.
Renzie ha tenuto il fiato sospeso per tutta la mattinata, perché il suo Pd non poteva certo sfilarsi dalla compagnia di Sel e grillini su una vicenda che contribuì pesantemente a far cadere il governo di Romano Prodi nel 2008. Ma neppure si poteva assestare un altro calcione negli stinchi al Cavaliere, novello Padre (ri)Costituente dopo il patto del Nazareno.
Provvidenziale è stato il voto "ultra-garantista" della montiana Linda Lanzillotta in Bassanini. Il parere del consiglio non è vincolante, ma a questo punto Piero Grasso, se decidesse di non tenerne conto, si esporrebbe a un diluvio di critiche. Probabilmente anche dal Quirinale, seppure con la consueta, massima discrezione.
Giorgio Napolitano intanto continua a usare l'euro-trasferta per mandare messaggi alla politica italiana. Oggi ha tenuto a precisare, nonostante nessuno glielo avesse chiesto, che i governi Monti e Letta "non sono un mio capriccio", ma sono stati il frutto delle richieste - e della debolezza - dei partiti.
Una puntualizzazione che pare diretta soprattutto allo scalpitante Renzie, ma che in realtà mira a recuperare consenso e gradimento nel vasto popolo delle primarie, che ha visto nel sindaco fiorentino la risposta a quelle alchimie di Palazzo che hanno portato alle Larghe Intese di ieri e alle Mezze Intese di oggi.
E mentre il governo mette ormai la fiducia su tutto (ieri è toccato al decreto svuota-carceri), continua il tormentone del rimpasto. I capigruppo della maggioranza vogliono da Lettanipote la micidiale - per l'immagine - "verifica politica" e gli alfanoidi chiedono esplicitamente e pubblicamente, per bocca di Maurizio Lupi, di coinvolgere il più possibile il Rottam'attore "perché così non si va avanti".
Una mossa un po' disperata, motivata dal fatto che Angelino Alfano, dopo aver parlato a quattr'occhi con Renzie, si è reso conto che il segretario del Pd sfugge come un'anguilla insaponata a qualsiasi coinvolgimento nel rimpasto di governo.
Sul fronte di Forza Italia, il Cavaliere è tornato a Roma e si è chiuso a Palazzo Grazioli per definire la composizione di quel benedetto ufficio di presidenza che sta facendo litigare mezzo partito. E mentre si scervellava sul ruolo del Pupino Toti e dei rinati circoli, al ristorante Il Moro, dietro Fontana di Trevi, si teneva un lungo summit riservato tra Denis Verdini, Raffaele Fitto, Daniela Santanchè e falchi vari. Chi li ha visti racconta che alcuni avessero il pranzo un po' di traverso.
MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE BERLUSCONI E RENZI IL SORPASSO Linda Lanzillotta Napolitano Maurizio Lupi ed Enrico Letta raffaele fitto silvio berlusconi
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