DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Dino Martirano per il Corriere della Sera
MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
In vista dell' incontro fissato alle 12 tra il presidente della Repubblica e il ministro dell' Interno, i paletti sono stati piantati. In primo luogo dal Quirinale che «ovviamente» esclude «dall' oggetto del colloquio valutazioni o considerazioni su decisioni della magistratura». E anche da Matteo Salvini che, dopo giorni di toni altissimi contro la sentenza della Cassazione sul via libera al sequestro dei fondi della Lega per un massimo di 49 milioni, si avvia a salire sul Colle armato di apparenti buone intenzioni: «Avrò il piacere di spiegare al presidente Mattarella le tante cose fatte nel mio primo mese da ministro...».
Ma tra un paletto e l' altro - ragionano nella sala comando della Lega, sottolineando i «buoni rapporti personali tra il presidente e Salvini» - si deve pur aprire uno spazio di interlocuzione affinché il vicepremier possa «cambiare giacca in corso d' opera» per indossare quella da segretario federale di un partito. Della Lega, appunto, che ora rischia di trovarsi senza fondi e, dunque, nell' impossibilità di svolgere il compito affidatole dagli elettori il 4 marzo.
Così, considerato che a Mattarella verrebbe rappresentato un «problema delicatissimo», non è escluso che al Quirinale vada anche il grande rifinitore Giancarlo Giorgetti insieme a Salvini. Certo, a ben guardare i tanti precedenti negli archivi del Quirinale, i ministri di solito vanno da soli ai colloqui con il presidente ma, poi, se arrivano in due nessuno viene messo alla porta.
Il ragionamento «delicatissimo» che il ministro-segretario avrebbe intenzione di rappresentare al presidente Sergio Mattarella non può partire dalla sentenza della Cassazione ma potrebbe girare intorno alle conseguenze che questa sta per creare: «Certo, non si parlerà della sentenza, ingiusta per la Lega, ma il problema degli effetti e delle ricadute di quella decisione non può essere eluso», ragionano ai piani alti della Lega.
PAOLO SAVONA GIANCARLO GIORGETTI GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI
In altre parole, Salvini, che ha interrotto la grancassa contro «il grave attacco alla democrazia» attribuito ai magistrati, passerebbe ora a sussurrare al presidente i contorni del «dramma» in cui si troverebbe la Lega «se davvero si intendono sequestrare tutti i conti correnti» del partito: «In quel caso, non si potrebbe più comprare una penna, pagare gli stipendi dei dipendenti e gli affitti, organizzare le feste del partito... In pratica le attività politiche sarebbero azzerate...E questo problema non può essere eluso».
Ha intenzione di parlare chiaro, Salvini, che ieri notte alla festa del partito a Adro, ha annunciato: «Al Presidente racconterò che l' Italia è una Repubblica democratica e che gli unici che decidono sono gli italiani con il loro voto. Se pensano di mettermi paura hanno sbagliato soggetto».
Al Quirinale, la linea stabilita è quella della «massima disponibilità», senza però cedimenti davanti a eventuali e reiterati attacchi alla magistratura. Resta da vedere, però, oggi quanto tempo Salvini resisterà con la giacca da ministro dell' Interno. Prima di indossare quella da segretario federale della Lega.
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