DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
DAGONOTA
Domanda che circola con una certa insistenza nei palazzi romani e milanesi: ma perché Bobo Maroni è così granitico nel volere l’Ncd di Angelino Alfano nell’alleanza per il prossimo sindaco di Milano, a costo di litigare con Salvini?
Ci sono due risposte. La più scontata è che il governatore lombardo, alle prese con un delicato rimpasto in Regione, non può permettersi di perdere il puntello alfanoide. E va bene. Ma c’è anche un’altra spiegazione, ben più raffinata: Alfano occupa al Viminale le stesse delicate stanze che furono di Maroni. Meglio non litigare, chè lì ogni cassetto può stroncare una carriera.
MAURIZIO SACCONI ROBERTO MARONI ANGELINO ALFANO
Luigi Franco per il “Fatto Quotidiano”
L'imbarazzo di Roberto Maroni si è visto tutto in quella sedia lasciata vuota al convegno sulla trasparenza organizzato a Palazzo Lombardia. Il governatore ieri mattina doveva aprire i lavori con il suo intervento, ma non si è presentato, come non si è presentato il suo vice Mario Mantovani, finito poche ore prima agli arresti per presunte tangenti. In una vicenda in cui è indagato per turbativa d'asta anche del leghista Massimo Garavaglia, assessore all'Economia e braccio destro di Maroni in giunta. Uno che conta, insomma.
È soprattutto la posizione di Garavaglia a preoccupare i vertici leghisti per più di mezza giornata, finché nel pomeriggio arriva la difesa del segretario Matteo Salvini: "È un leghista onesto e concreto, è indagato (e sputtanato da stamattina) perché la sua colpa sarebbe di aver aiutato un' associazione di volontariato del suo territorio", scrive prima su Facebook.
Più tardi passa al contrattacco dai microfoni di Radio Padania, parlando di "giustizia a orologeria" e assicurando che "Regione Lombardia va avanti. Ci stiamo preparando a tagliare i ticket e i superticket".
È dunque Salvini a dettare la linea nelle ore successive al nuovo scandalo che coinvolge il Pirellone. Il governatore invece è meno prodigo di parole, si limita a dire di essere rimasto "stupito dell' arresto del vicepresidente e assessore Mantovani. Da quanto si apprende, la gran parte delle contestazioni che gli vengono rivolte sono estranee al suo incarico in Regione".
Le dichiarazioni di peso diverso misurano anche il rapporto di forze tra Maroni e il suo segretario, dopo settimane di scontri dovuti alla diversità di vedute sulle alleanze per la corsa a sindaco di Milano. Salvini non vuole l' Ncd, perché il partito di Alfano a Roma continua a garantire il suo appoggio a Renzi. Mentre il governatore lombardo è arrivato addirittura a proporre come candidato l' ex ministro Maurizio Lupi, consapevole di quanto sia indispensabile l' Ncd per la tenuta della sua giunta. Una tenuta che ora ha davanti un futuro più incerto.
Non c' è solo l' inchiesta emersa ieri. Ci sono anche le vicende giudiziarie che coinvolgono direttamente Maroni, che il prossimo primo dicembre inizierà un processo dove dovrà difendersi dall' accusa di avere fatto pressioni per ottenere un posto di lavoro per due sue ex collaboratrici.
Roberto Maroni e Isabella Votino
Non una bella prova per un governatore che solo due anni fa si presentava con ramazzain mano e che insieme a Salvini chiedeva le dimissioni di Roberto Formigoni, alla guida di una giunta colpita dagli scandali della sanità. Ora anche Maroni si trova con una giunta azzoppata, proprio nei giorni in cui tratta con gli alleati un rimpasto che come piatto più ghiotto ha le deleghe sulla sanità lombarda, quelle tolte poco più di un mese fa allo stesso Mantovani per i disaccordi sulla riforma sanitaria.
ISABELLA VOTINO E ROBERTO MARONI jpeg
La prima prova di tenuta della maggioranza arriverà settimana prossima, quando si discuterà la mozione di sfiducia annunciata dall'opposizione. Con il Pd che accusa il Carroccio di "progetto politico fallito, visto che Maroni si era candidato alla guida della Lombardia promettendo di riportare trasparenza e legalità in Regione". E il M5S che si rivolge direttamente a Salvini, che solo pochi giorni fa chiedeva le dimissioni di Ignazio Marino per un caso di note spese: "Il segretario della Lega è orgoglioso che Roma ladrona si è trasferita in Lombardia?".
Difficile che la giunta sia a rischio sin da subito. Nonostante le recenti minacce del presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo ("se ci escludono dall' alleanza per Milano la giunta Maroni rischia l' addio"), ieri l' Ncd lombardo è stato chiaro nel "confermare la sua fiducia e il suo pieno sostegno al presidente Maroni".
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