DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Antonio Fraschilla per repubblica.it - Estratti
All’indomani dell’ennesima debacle del sistema ferroviario, e nelle prime ore di una nuova giornata di caos per chi utilizza i treni, Matteo Salvini alle 9 è già nel suo ufficio al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. L’umore è nero, dice chi lo vede varcare di buon ora l’ingresso del palazzo in piazzale di Porta Pia.
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Al suo staff dice di preparare una nota per annunciare la convocazione (per oggi) di un Consiglio federale della Lega: «Ora basta, bisogna reagire e voglio il massimo appoggio di tutti i miei», sussurra. Poi scrive alla premier Giorgia Meloni e al vicepremier Antonio Tajani, chiedendo prese di posizioni pubbliche in suo sostegno perché non può essere solo il suo partito a difenderlo contro gli attacchi dell’opposizione che ne chiede le dimissioni.
antonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse
Passano pochi minuti e alle 10.10 arriva il primo comunicato di solidarietà al ministro da parte del capogruppo al Senato di FdI Lucio Malan: seguiranno le note del capogruppo del meloniani alla Camera, Galeazzo Bignami, e poi per Forza Italia di Alessandro Cattaneo e Maurizio Gasparri.
Inizia così la giornata di un Salvini nerissimo che resterà chiuso al ministero, a parte una breve parentesi per un incontro in Confcommercio. Asserragliato nel suo ufficio, con pochi contatti e visite, se non i fedelissimi Andrea Crippa e Riccardo Molinari. Ma se qualcuno pensa che il ministro si sia occupato solo di treni si sbaglia.
Perché la macchina della propaganda, chiamata a distogliere l’attenzione dalle polemiche sul caos trasporti e sui governatori leghisti del Nord in subbuglio, ha bisogno di materiale diverso. Alle 10 arriva in soccorso il primo incontro in agenda al ministero.
MEME SU MATTEO SALVINI E IL CAOS FERROVIARIO
Un dirigente delle Ferrovie? No, il ministro degli Affari esteri dello Stato d’Israele, Gideon Sa’ar. «È stata l’occasione per ribadire la nostra reciproca amicizia», dice Salvini. Bene: foto di rito, video, ed ecco quindi la prima e unica uscita dal ministero della giornata. Il Capitano va alla Confcommercio per incontrare i vertici della federazione dei ristoratori. Li deve rassicurare sul nuovo codice della strada che non «cambia le regole sull’assunzione di alcol» prima di mettersi alla guida: «Il resto sono solo fake news», dice. L’incontro finisce intorno le 12,30. Un pranzo veloce, e poi il ritorno al ministero.
Appena rientrato sente l’amministratore delegato di Ferrovie Stefano Donnarumma, che gli anticipa la nota di Fs sull’esposto in procura per chiedere che si indaghi su quello che è avvenuto da due mesi a questa parte sulla linea ferroviaria. La frase chiave, per il ministro, è «sospetto sabotaggio», che viene quindi rilanciata da una nota della Lega a firma dei capigruppo di Camera e Senato, Molinari e Massimiliano Romeo.
giorgia meloni antonio tajani matteo salvini
Alle 16 però si cambia di nuovo argomento: Salvini riceve il ministro dei Trasporti della Repubblica Ceca Martin Kupka. «È stata l’occasione per sostenere una politica rinnovata in Europa sul settore auto», dirà il vicepremier, che nel frattempo era atteso alla Camera per rispondere al question time sui ritardi dei treni in Italia. Al suo posto c’è uno sconfortato ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani che ai cronisti in Transatlantico allargando le braccia assicura che «il ministro Salvini verrà presto in aula». Ma non se ne parla prima di febbraio.
Il vicepremier del Carroccio però non vuole stare in silenzio di fronte al centrosinistra che in aula lo attacca, e così ribatte postando sui social dal suo ufficio: attacca Renzi, polemizza con Schlein. Ma non pensa certo di mettere piede per i prossimi giorni in Parlamento.
I CHIODI DEGLI ALTRI - MEME BY EMILIANO CARLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
Anche se oggi sarà a due passi da Montecitorio, negli uffici del partito per tenere il congresso federale della Lega nel quale chiederà di mettere fine alle polemiche interne che indeboliscono non solo lui ma tutto il Carroccio. Ogni giorno la sua pena, per il ministro assediato.
SALVINI: UN SABOTAGGIO SAREBBE GRAVISSIMO
Giovanna Vitale per repubblica.it - Estratti
«Ma non dovevi ritirarti dalla politica?» provoca uno. «Sei stato al governo più tempo di me, buffone» replica l’altro. E dire che c’è stato un tempo, all’epoca del Conte2 affondato da entrambi, in cui i due Matteo se l’intendevano alla grande. Ma ora che il primo è vicepremier e il secondo il più accanito oppositore del governo, la musica è cambiata.
antonio tajani giorgia meloni matteo salvini
In fondo all’ennesima giornata di passione sul fronte dei binari, quando finalmente decide di parlare, Salvini se la prende con uno soltanto: Renzi. Per il ministro dei Trasporti è lui il nemico pubblico numero uno. Il capofila degli attacchi che da 48 ore non gli danno tregua. Il più lesto a proporre la mozione di sfiducia. Ribadita pure ieri mattina, quando il segretario lumbard sperava di poter trovare un po’ di tregua. E invece: «Anche oggi ritardi su tutta la linea ferroviaria. Firmate e fate firmare la petizione per le dimissioni: la porteremo in Parlamento», esorta su X il capo di Iv, chiedendo di nuovo a Salvini di riferire in Senato.
MATTEO SALVINI STEFANO DONNARUMMA
All’appuntamento con le Camere, quella dei deputati dov’era in programma un question time sul caos treni, il leader leghista però non si presenta. E tace per otto lunghissime ore. Finché non capisce che la strategia dello struzzo non funziona: i partiti di minoranza lo stanno massacrando. E non intendono mollare. Meglio lanciare la controffensiva, sebbene con gli stessi tempi dei convogli sempre fuori orario: «Per recuperare i danni del malgoverno della sinistra, abbiamo avviato un piano da 100 miliardi di investimenti per le infrastrutture ferroviarie, con oltre 1.200 cantieri già attivi per recuperare decenni di ritardi sulle ferrovie di questo Paese, ma Renzi se la prende con me…», twitta alle cinque il Matteo di governo. «Ma non doveva ritirarsi dalla politica?», graffia, convinto di aver messo a posto l’omonimo d’opposizione. Illusione vana: «Da quando fai il ministro, è un ritardo continuo», replica Renzi: «Perché non ti dimetti come ti stanno chiedendo migliaia di cittadini? Sei stato al governo più tempo di me, buffone».
La sintesi di uno scontro che non accenna a placarsi. «Salvini sta ovunque salvo dove dovrebbe. Ma è anche responsabilità di Meloni, si dirà di lei che quando governava non c’era un treno che arrivasse puntuale. Spero non accusino noi di aver messo i chiodi...», sbotta Elly Schlein. Di fronte a una débâcle di queste proporzioni la premier non può far finta di nulla: è anche colpa sua se, rincara la segretaria dem, «ogni giorno ci sono milioni di pendolari che non riescono a spostarsi». Perciò Avs lancia sui social la campagna “Sveglia Salvini!”: i cittadini potranno segnalare i disagi «e noi li faremo avere al ministro che dorme, mentre vorremmo soluzioni. E intanto delle scuse», incalza Nicola Fratoianni.
Durissimo Giuseppe Conte: «Che fine ha fatto Salvini?» chiede lumi sulla latitanza del suo ex vice. «Le stazioni di Milano e Roma in ginocchio, oltre 100 casi di interruzioni e criticità sulla linea ferroviaria da inizio anno, ma lui non viene in Parlamento, non spiega, non si ha notizia di provvedimenti per rimediare a questi disastri», insiste il presidente M5S. E poiché la Lega parla di sabotaggi, «lo dicano chiaramente: hanno sospetti di complotti anche su questo?». Domanda retorica, quella di Conte: «Il nostro sospetto è che non ci sia né un ministro dei Trasporti né una premier che prenda in mano il dossier: Meloni dove sei?».
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PROTOCOLLO DI CHIODO - MEME BY EMILIANO CARLI - IL GIORNALONE - LA STAMPAmatteo salvini matteo renziTRENI ELETTRICI LEGA - MEME BY IL GIORNALONE - LA STAMPAantonio tajani matteo salvini giorgia meloniSALVINI E LA RECIDIVA SUI TRENI - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
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