
DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI SERGIO MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN…
Antonio Rapisarda per "Il Tempo"
Come ci si sente a essere considerato un picchiatore (su carta) renziano?
«Ma io non sono un picchiatore su carta! Sono un ragazzo appassionato, nonostante la non più giovane età. Mi appassiona molto la sinistra, mi appassionano molto l’Italia e la politica. E quindi mi schiero».
Fabrizio Rondolino, giornalista, autore televisivo e scrittore. Ha lavorato per Massimo D’Alema e oggi è «infatuato di Renzi». Proviene dalla Fgci ed è passato, come consulente, per reality come il «Grande Fratello» e poi come commentatore per il Giornale di Berlusconi. Lo si trova quotidianamente su l’Unità, sui talk show, nelle tribune, ovunque a difendere il renzismo. Evoluzione, a suo dire, del dalemismo.
In uno dei suoi ultimi articoli su l’Unità ha spronato i «renziani perplessi» scrivendo: «Il regime è all’opposizione». Stava scherzando, no...?
«Sì è una battuta. Però come sempre nelle battute c’è un elemento di verità. Il "regime" – naturalmente ci riferiamo a una cosa diversa dalle dittature – se ci fosse sarebbe una dittatura dell’opposizione:
perché tutte le opposizioni ormai ragionano allo stesso modo, tutti i giornali, tutti i talk show, tutti gli apparati, le caste e le castine, tutti sono contro questo governo. Questo è un dato inedito...».
Inedito? Sembra l’elenco che fa da anni Silvio Berlusconi. A proposito, prendersela con la Corte Costituzionale – come ha fatto sul dovere di votare al referendum – è anch’esso un motivetto berlusconiano.
«Né io né tantomeno Renzi ce la siamo presa con la Corte. Il presidente della Corte Costituzionale ha fatto una dichiarazione inopportuna. Nel senso che ha espresso un’opinione, e il presidente della Corte deve parlare per sentenze.
Le opinioni sono pienamente legittime se le esprimiamo noi, sono un elemento di battaglia politica se le esprimono Grillo o Renzi, diventano un’esondazione se le esprime il presidente della Corte, il quale deve valutare la congruità costituzionale delle leggi non interpretare politicamente un passaggio elettorale».
Lo sa che manca solo la poesia e siamo ai livelli di Sandro Bondi tra lei e Renzi?
(ride)«Anche questo fa parte del regime di opposizione che si respira in Italia: ragion per cui se tu sei contro sei per forza un eroe; se tu sei a favore sei per forza un venduto o un leccaculo. È un modo bizzarro di ragionare che non mi appartiene».
Sulla 5 Stelle Virginia Raggi è stato duro, a proposito della sua pratica allo studio Previti. Ma non era di formazione garantista, Rondolino?
marcello sorgi e fabrizio rondolino
«Infatti, mica ho detto che deve andare in galera. Siccome i grillini ci hanno insegnato che la biografia delle persone è molto importante e che quello che uno ha fatto nella vita contribuisce a determinare il valore delle cose che dice – un principio che condivido, cardine tra l’altro della politica americana – bisogna sapere allora che il candidato grillino a Roma è una ragazza che quando ha potuto scegliere in quale studio fare il praticantato ha scelto lo studio Previti.
Non è che ha vinto un concorso pubblico e l’hanno assegnata a quello studio con un tiro di dadi. Lei ha scelto quello perché evidentemente aveva amici lì dentro. Non è che rispondi all’annuncio su "Porta Portese"...La Raggi ha scelto di imparare il mestiere di avvocato lì. Può essere anche un merito, tant’è che parte della destra romana non la vede di cattivo occhio».
massimo d'ALEMA rondolino VELARDI
A proposito di biografia. Lei ha scritto che Marco Travaglio è infatuato di Maria Elena Boschi. Vogliamo le prove...
«Ma è vero! Sono prove psicologiche. Se tu sei ossessionato da una persona, di cui continuamente metti in luce le caratteristiche – ha pubblicato persino una foto con tanto di scollatura tra i banchi del governo – che cos’è se non una fissazione?»
Macchina del fango?
«Macchina dei petali di rosa semmai. È un onore essere innamorati della Boschi».
Lo ammetta. È una vendetta perché Travaglio la accusa di essere "Rondolingua".
«Sono anni che va avanti questa polemica e la reciproca presa per i fondelli. Io lo considero un gioco. Polemizzare con lui, in fondo, è stare dentro il dibattito. Ma se fossi Rondolingua sarei presidente della Rai, o di un Tg Rai o ministro. Non sono nemmeno un deputato. Sono l’unico che conosco che non fa il deputato».
D'ALEMA A PALAZZO CHIGI CON RONDOLINO, VELARDI, LATORRE E CASCELLA - 1998
Come si può passare, come ha fatto lei, da Massimo D’Alema a Matteo Renzi?
«Come si fa non passare da D’Alema a Renzi... La continuità tra le due esperienze politiche è evidente. A cominciare dalla necessità di fare le riforme con Berlusconi. Patto della crostata e patto del Nazareno sono la stessa identica cosa! Come i nemici comuni: la
magistratura militante, lo scontro con i sindacati.
D’Alema, in quegli anni in cui ho lavorato con lui, è stato un grande riformista che ha sfidato il conservatorismo della sinistra. Poi quella battaglia è andata persa. Fino a quando, vent’anni dopo, è arrivato uno con quel programma lì, con più modernità. E onestamente come facciamo a non essere renziani?».
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