SANTA GIULIA, MALEDETTE BANCHE - BRUNELLI, NUMERO UNO DEL FONDO IDEA FIMIT, DA' LA COLPA ALLE BANCHE (INTESA SU TUTTE) SE NON E' RIUSCITO A RILEVARE DA RISANAMENTO L'AREA MILANESE SANTA GIULIA. E SI CANDIDA PER POSTE E FINMECCANICA...

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Laura Galvagni per ‘Il Sole 24 Ore'

Idea Fimit congela il dossier Santa Giulia e lo fa a un passo da un evento chiave per l'sgr, ossia l'assemblea che il 14 aprile prossimo dovrà definire l'assetto di comando. «Prima di procedere oltre con questa operazione avevamo bisogno di un segnale forte dalle banche», spiega l'amministratore delegato Massimo Brunelli. Segnale che non è arrivato, così Idea Fimit ha messo momentaneamente da parte il dossier.

La società non esclude di poterlo riaprire in futuro ma allo stato si concentrerà su altro. «Nel consolidare, per esempio, il lavoro fin qui compiuto - aggiunge Brunelli - Quest'azienda è nata tre anni fa a valle di un intervento molte forte di Banca d'Italia. Oggi è una società solida e ben organizzata con una forte struttura manageriale. Non solo, abbiamo aumentato la nostra quota di mercato. Eravamo i numeri uno e lo siamo rimasti, con quasi 10 miliardi di masse gestite e un ebitda che supera il 50% dei ricavi. E tutto ciò in un contesto di mercato difficile».

Complesso, assicura Brunelli, sia per le «generali condizioni economiche» sia «per le peculiarità tipiche del nostro paese». Il manager ricorda infatti che il comparto immobiliare è «un settore che normalmente si rivolge agli investitori istituzionali. L'Italia, però, non ha visto da parte di questi soggetti forti investimenti, un po' per mancanza di denari un po' perché mediamente gli istituzionali sono già sovraesposti al mattone». Ora, il punto chiave è capire se sarà ancora Brunelli a tenere il timone della sgr e a guidare la nuova fase di crescita.

«È una domanda a cui non posso rispondere, sono un amministratore delegato il cui mandato è in scadenza. Non mi stupirei che possano decidere per un nuovo ad. Il mio compito era consolidare questa realtà e la mia missione è finita, ora è logico immaginare che per la fase di crescita possano scegliere un nuovo manager». Se così fosse Brunelli auspica un futuro ancora una volta da manager: «Mi auguro di avere l'opportunità di gestire un'azienda. Ho lavorato in Italia e negli Stati Uniti, in piccoli e grandi realtà, ho fatto ristrutturazioni e percorsi di crescita e ho un forte background nelle aziende quotate in Borsa».

Nei giorni scorsi è circolato il nome di Brunelli come candidato a Poste o a Finmeccanica. Sono approdi plausibili? «Sono voci sul cui fondamento non posso esprimermi. Posso dire che come tutti gli italiani se posso rendermi utile al paese lo farò. Quello che è vero, piuttosto, è ciò che ha detto il premier Matteo Renzi, ossia che prima di parlare di persone è meglio chiarire le strategie». Ogni azienda evidentemente ne merita una a sé ma in generale, per Brunelli, un manager pubblico deve avere due caratteristiche chiave: «Un approccio di rigore e una reputazione inattaccabile».

 

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