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mattia santori sardine ad amici
Emanuele Lauria per “la Repubblica”
Mattia Santori è stanco. Stanco di polemiche e litigi, insofferente verso una maggioranza tutt' altro che silenziosa che vuole spingere le Sardine nel grande mare della politica. Lui, il volto simbolo del movimento, non ci sta. E si ferma. Giovedì sera, con altri tre fondatori (Giulia Trappoloni, Andrea Garreffa e Roberto Morotti), consegnerà il "manifesto" atteso da mesi. «Poi prenderemo una pausa di riflessione », sibila in un messaggio nella chat interna che è come una frustata.
È passata l' onda che riempiva la piazze, capace di condizionare le elezioni in Emilia Romagna e di fermare la ruspa di Salvini: si è perso quello spirito che era, scrive Santori, «innovazione, purezza, coinvolgimento ». Al giovane leader capita oggi di vedere invece «frustrazione e saccenza». «Sono conscio scrive - che qualcuno preferisce farmi le scarpe e screditare me e le persone che mi supportano».
È l' apice di un confronto, poi deflagrato in scontro, che si trascina da mesi: da un lato chi spinge per fondare un partito vero e proprio, dall' altro chi vuole che le Sardine rimangano un "gruppo di influenza e pressione mediatica". Il dubbio era persino entrato in un questionario rivolto ai simpatizzanti.
MATTIA SANTORI E LE ALTRE SARDINE A ROMA PER INCONTRARE PROVENZANO
Quale sia il pensiero prevalente non è dato sapere. c'è chi sussurra che il 60 per cento del movimento sia per la forma-partito. E lo stesso Santori ammette: «So di essere in minoranza. So che molti di voi non si sentono a proprio agio nella dimensione puramente etica e culturale della politica. Non vi bastano le piantine. Avete idee molto strutturate. Sapete un sacco di cose. Vi invidio per questo. Ma sento che più prendiamo la direzione politica più finiamo per imitare gli altri».
E ancora: «Il manifesto valoriale è pronto. Ma abbiamo capito che un manifesto politico oggi porterebbe a nuovi litigi, a tante incomprensioni e una marea di chiacchiere sterili. Stessa cosa per la struttura. È necessario organizzarci, ma la struttura a cui abbiamo lavorato è oggettivamente precoce per un gruppo di persone che manco si fidano tra loro».
santori sardine benetton toscani
Sono i giorni del disincanto, per le Sardine, che dopo i successi di piazza sono scivolate in polemiche interne (la foto con Benetton, la partecipazione ad Amici , la proposta di una tassa patrimoniale fatta da Santori senza consultare la base) e finiti in un cono d' ombra anche a causa del lockdown, che ne ha frenato l' ascesa: è saltato così anche il primo raduno nazionale di Scampia. Nel periodo dell' emergenza, il tentativo di strutturarsi con la nascita di coordinatori e portavoce in tutte le regioni, una singola iniziativa da copertina come quella delle piantine a piazza Maggiore per finanziare la cultura, alcune "call" con esponenti di governo quali i ministri Gualtieri e Provenzano.
Ma anche «i dissidi interni, le litigate per i post e le paranoie complottiste», per usare le parole ancora di Santori. Lo stallo. «Ho paura che tutto il lavoro fatto fin qui si traduca in un vantaggio per pochi e in una delusione per molti ». E allora? Ecco il passo di lato, la "pausa di riflessione" e le Sardine che annaspano in un mare indefinito, fra il ruolo di pungolo del centrosinistra e il sogno del Transatantico. E chi vuole che si diventi partito, sottovoce, rinfaccia a Santori una visibilità cercata a titolo personale, magari per entrare in un altro, di partito (il Pd?). I veleni scorrono dove prima c' era entusiasmo: «Sette mesi fa sorridevo, ora è tutto diverso». E giovedì il redde rationem: «Non sarà la fine delle Sardine - assicura il riccioluto animatore del movimento - . Al massimo uno spartiacque. Sicuramente un momento di confronto sincero, corretto e dovuto». Con l' ombra, nitida, di una scissione.
mattia santori mattia santoriRoberto Morotti, Andrea Garreffa, Mattia Santori e Giulia Trappoloni - fondatori delle sardineMATTIA SANTORI
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