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“QUESTO PROGRAMMA NON È UN ALBERGO”: AI PIANI ALTI DI MEDIASET SI RUMOREGGIA PER LE FREQUENTI…
Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"
Nell'unica volta che ha commentato in pubblico il disastro che lo aveva travolto, Dominique Strauss-Kahn usò queste parole: «Una trappola? à possibile. Un complotto? Lo vedremo». Era una domenica di settembre, in prime time sul primo canale della tv francese, e il più clamoroso «ex» del mondo - ex direttore del Fondo monetario, ex leader della sinistra, ex candidato strafavorito all'Eliseo - sembrò avere qualche asso ancora nascosto nella manica. Forse bluffava, o forse confidava che prima o poi qualcuno avrebbe tirato fuori quel che non quadrava nell'affare del Sofitel.
Ora il 76enne giornalista investigativo americano Edward Jay Epstein offre una lunga e dettagliata inchiesta su quel che successe sabato 14 maggio 2011 nei pochi minuti che cambiarono la vita di DSK e, di conseguenza, molte cose nel pianeta intero, dall'economia internazionale alla politica della Francia. «Hanno voluto far naufragare la candidatura di DSK - riassume Epstein -. Non dico che sia per forza un complotto politico, ma c'è chi ha voluto trovare prove per fargli perdere l'Eliseo e il posto al Fondo monetario».
Il lavoro di Epstein per la New York Review of Books sarà nelle edicole americane domani; ieri lo si poteva leggere online e - in forma ridotta - sul Financial Times, che gli ha eccezionalmente dedicato l'apertura di prima pagina. La tesi del complotto, evocata a caldo dagli amici di DSK, viene indubbiamente rafforzata anche se - dettaglio non da poco - le prove, ancora, mancano.
Nelle quasi 24 mila battute del minuziosissimo articolo, intitolato «Che cosa è davvero successo a Strauss-Kahn?», sono soprattutto tre i misteri ad affascinare. Perché la cameriera che ha accusato DSK di violenza sessuale, Nafissatou Diallo, è entrata nella camera 2820, contigua alla 2806 dell'uomo politico francese, sia prima che dopo averlo incontrato? Chi soggiornava in quella camera? La direzione del Sofitel si rifiuta di fornire questa informazione per tutelare la privacy dei suoi ospiti.
E la Diallo non aiuta a fare chiarezza perché ha cambiato più volte versione su quei minuti, omettendo sempre però di essere entrata nella 2820 anche dopo avere subito, a suo dire, l'aggressione da parte di Strauss-Kahn. Epstein sembra suggerire che la Diallo possa essere stata guidata - nei suoi movimenti e soprattutto nelle sue successive dichiarazioni - da qualcuno che aveva fatto della camera 2820 una specie di quartier generale dell'operazione.
Poi, che fine ha fatto il BlackBerry di DSK, forse intercettato dai rivali politici della destra francese? Questo mistero è più intrigante del precedente. Secondo Epstein, il 14 maggio per Strauss-Kahn fu una giornata storta sin dal primo mattino: ricevette un sms da un'amica che lavorava come ricercatrice nella sede dell'Ump (il partito di Sarkozy) di Parigi, nel quale la donna lo avvisava che almeno un'email spedita da DSK alla moglie Anne Sinclair era stata letta degli uomini dell'Ump.
«Un diplomatico lo aveva già avvertito che qualcuno stava cercando di metterlo in imbarazzo con uno scandalo - scrive Epstein -: il BlackBerry piratato diventava a quel punto davvero allarmante». Alle 10.07 DSK chiamò la moglie a Parigi, spiegandole che aveva un grosso problema e che bisognava chiedere a Stéphane Fouks (suo amico, consulente in comunicazione e factotum) di chiamare un esperto informatico per analizzare il BlackBerry e pure l'iPad. Il resto della giornata è - quasi - noto: DSK deve prendere il volo per Parigi delle 16 e 40, il giorno dopo è atteso a Berlino dalla cancelliera Merkel; a pranzo deve vedere la figlia Camille, che gli presenterà il suo nuovo fidanzato. In base all'analisi delle chiavi magnetiche, Nafissatou Diallo entra nella suite di DSK tra le 12.06 e le 12.07; il favorito alle presidenziali (ancora per qualche ora) telefona alla figlia Camille alle 12.13: una vita distrutta in 6/7 minuti.
Poi DSK lascia il Sofitel, incontra figlia e fidanzato, e in taxi verso l'aereoporto si accorge di avere smarrito il BlackBerry, proprio quello da fare controllare. Il cellulare non verrà mai ritrovato; anche perché qualcuno, alle 12.51, ha staccato il suo sistema di geolocalizzazione. Svanito il BlackBerry, svanita la possibilità di provare che Strauss-Kahn era spiato.
Il terzo elemento più importante dell'inchiesta riguarda i tre minuti di scene di gioia tra Brian Yearwood, capo dei tecnici del Sofitel, e un altro dipendente che ha assistito la Diallo nei primi minuti dopo la sua - tardiva - richiesta di aiuto. Secondo Epstein una volta chiamata la polizia i due, ripresi dalle videocamere di sorveglianza, esultano e si complimentano con numerosi high five: «Dammi il cinque!», Strauss- Kahn è spacciato.
Quanto è credibile l'inchiesta del giornalista americano? Il segretario dell'Ump Jean-François Copé si è affrettato a smentire la circostanza del BlackBerry spiato: «à una grossolana montatura», e azioni legali sarebbero già allo studio contro Epstein. Reporter esperto e appassionato di controinchieste - sull'assassinio Kennedy, l'attentato a Fidel Castro, l'11 Settembre - il suo articolo è avvincente ma risente un po' del tono comune a molte indagini complottiste: un'infinità di particolari, cifre e orari a suggerire rigore e documentazione; quanto alla versione ufficiale dei fatti, molte incongruenze segnalate ma nessuna spiegata, e nessuna ricostruzione alternativa offerta come credibile.
Per Strauss-Kahn, in ogni caso, un'insperata boccata di ossigeno che non basterà a ridargli la reputazione, frantumata definitivamente dal giro di prostitute dell'Hotel Carlton di Lille. Vittima di un complotto o no, la sua vita politica sembra finita. A questo punto sarà più interessante osservare come evolverà la carriera di chi, quel complotto, potrebbe averlo ordito.
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