VIDEO-FLASH! - L’ARRIVO DI CECILIA SALA NELLA SUA CASA A ROMA. IN AUTO INSIEME AL COMPAGNO, DANIELE…
Paolo Baroni per “La Stampa”
Ai tempi del Conte II era entrato solo all'ultimo nel totoministri. Adesso che però a decidere è Mario Draghi, Daniele Franco si trova concretamente in pole position per guidare il ministero dell'Economia, la casella più importante nell'era del Recovery plan che occorre riempire.
A favore dell'attuale direttore generale della Banca d'Italia giocano essenzialmente due fattori: gode della fiducia dell'ex presidente della Bce, con cui ha collaborato per anni in Banca d'Italia, e soprattutto Franco è certamente il massimo esperto italiano di finanza pubblica. L'uomo ideale, insomma, per tener dietro ai conti del Tesoro e alla gestione dei 209 miliardi di fondi europei.
GIUSEPPE CONTE E ROCCO CASALINO - MEME
Perché prima in via Nazionale e poi nei sei anni in cui ha guidato la Ragioneria generale dello Stato (maggio 2013/maggio 2019) la sua missione, la sua specialità, è stata esattamente questa: fare le pulci ai conti pubblici, controllare le copertura e l'efficacia dei provvedimenti. Ai tempi del governo giallo-verde proprio per questo è entrato nel mirino dell'esecutivo: Di Maio, addirittura, era arrivato a dichiarare pubblicamente di «non fidarsi» della Ragioneria, mentre Rocco Casalino aveva sostenuto che lo stesso Franco, assieme all'allora capo di gabinetto del Mef Roberto Garofoli e al direttore generale del ministero Alessandro Rivera, erano «due pezzi di m...» da rimuovere, perché intralciavano l'azione di governo coi continui richiami al rispetto delle regole di bilancio.
Non solo Franco non è diventato ministro, ma poi ha lasciato la Ragioneria per tornare in via Nazionale, dove dal 1979 in poi ha svolto quasi tutta la sua carriera a partire dal centro studi di cui è stato capo dal 2007 al 2011, per poi salire di grado e diventare direttore centrale area ricerca economica ed infine, dal metà 2019, prima vice e poi direttore generale.
Franco, classe 1953, originario di Trichiana, piccolo paese ai piedi delle Dolomiti bellunesi, si è laureato in scienze politiche a Padova ed ha conseguito un master all'Università di York. Appassionato di musica classica, tutti lo conoscono come una persona molto cortese, tranquilla e gentile.
Quello che pensa della situazione italiana lo ha detto, senza tanti giri di parole, intervenendo alla giornata del Risparmio lo scorso novembre. Franco ha indicato le due priorità del paese, debito pubblico e crescita, e dettato quello che oggi può tranquillamente essere letto come un programma economico.
«Anche nel nuovo scenario le priorità della politica economica dell'Italia, dettate dalla necessità di accrescere il potenziale di crescita, rimangono immutate - spiegava -. Occorre migliorare la qualità e quantità dell'istruzione, accrescere gli investimenti privati e pubblici, aumentare la spesa in ricerca e sviluppo e accelerare l'innovazione, migliorare il quadro regolamentare e l'azione della Pa, facilitare l'aumento della dimensione delle imprese, recuperare i divari tra il Mezzogiorno e il resto del Paese».
E poi, così come suggerito a suo tempo dallo stesso Draghi, per Franco l'Italia deve riservare più attenzione ai giovani, visto che «la pandemia e la recessione tendono ad accentuare gli squilibri generazionali, che erano già significativi, per effetto, per esempio, dell'aumento della disoccupazione giovanile, del debito pubblico, dell'incidenza della spesa per pensioni». Bene aver rafforzato i sussidi, concludeva Franco, ma questi ora «devono essere ricondotti a un disegno organico e coerente, per limitare le distorsioni e rendere la crescita più inclusiva».
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