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Giovanna Casadio e Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica
Si scaricano sulla Rai, le tensioni interne della maggioranza. Che vede all' attacco - stavolta - il ministro degli Esteri Angelino Alfano. Il leader di Alternativa popolare parla di un governo che ha perso il suo profilo riformatore, una «sinistra da indietro tutta» che sui voucher «va dietro alla Cgil».
Poi affonda sulla gestione di viale Mazzini, definendo il direttore generale Antonio Campo Dall' Orto «la scelta peggiore di Renzi». «Farebbe prima a dimettersi lui che a chiudere trasmissioni », dice Alfano riferendosi a Parliamone sabato. «Il servizio pubblico ha fallito in tutti gli obiettivi, il diretto interessato dovrebbe prenderne atto, ma mi pare abbia la testa dura e tenda alla sordità».
Dalla Rai, filtra che la sordità di cui parla Alfano è quella alle sue richieste di eliminare le gag su di lui dalla trasmissione Gazebo. Mentre la "goccia" che lo avrebbe portato a frasi tanto dure, sarebbe stato - secondo quanto raccontano in molti, compreso il consigliere Carlo Freccero - il "funerale" di Ncd sceneggiato dall' ex jena Enrico Lucci a Nemo, giovedì scorso. Il ministro avrebbe provato a fermarne la messa in onda. Senza riuscirci.
«Non sono neanche editti, ma capricci - dice Freccero - tutto questo è stancante, non c' è mai un' analisi fatta per il bene dell' azienda ». Ma mentre un altro consigliere, Guelfo Guelfi, difende il dg («La Rai di Campo Dall' Orto sta andando come non è mai andata nella storia recente di questo Paese, la media del prime time supera il 40%»), il senatore Francesco Verducci, della commissione di Vigilanza, sottolinea gravi mancanze: «Bene la fiction, bene il digitale, ma servono risposte sull' informazione e sui troppi precari che reggono l' azienda con contratti vergognosi».
E Michele Anzaldi - ora uomo-comunicazione dell' ex premier Renzi, che pure il dg lo ha nominato - attacca: «Quella di Alfano politicamente è una bomba atomica, i dirigenti Rai non lo capiscono perché sono ignoranti ». È accusato di non ascoltare e di non capire la politica, il dg. E non da ieri. Ma ai suoi dice che intende andare avanti «finché c' è strada», e chi lavora con lui ne fa un vanto: «Pensate se dovessimo concedere a un leader di partito di non fare servizi come quelli di Lucci». A difenderlo, a sorpresa, il presidente della Vigilanza Roberto Fico (M5S): «Con quale credibilità può discettare di servizio pubblico chi con i governi Berlusconi ha contribuito a ridurlo in frantumi? Proprio Alfano su questo deve tacere».
La partita Rai si somma alla fibrillazione tra Renzi e il governo, specie i ministri tecnici. Carlo Calenda, il responsabile dello Sviluppo, non ci sta a finire nel mirino dell' ex premier, molto critico verso le politiche economiche dell' esecutivo . E difende le decisioni prese: «Ci sono riforme già avviate e solo da condurre in porto, come l' industria 4.0, con 20 miliardi di incentivi fiscali per le imprese che investono in tecnologia e competenze, la Strategia energetica nazionale, il ddl concorrenza su cui ora è stata messa la fiducia».
Poi elenca le grandi crisi (Ilva, Alitalia, Piombino, Alcoa) di cui si sta occupando. Dossier per cui c' è bisogno di una navigazione lunga e stabile del governo Gentiloni, aveva già detto Calenda. Lorenzo Guerini ed Ettore Rosato rispondono invece ad Alfano: «La strada delle riforme continua uguale con questo governo», dice il vicesegretario pd. «Sui voucher, niente minacce», avverte il capogruppo dem.
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