1- SCAJOLANI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI. DIVISI TRA BARRICADIERI E TRATTIVISTI LA DOMANDA PREVALENTE E RIPETUTA È UNA SOLA: “A CHE GIOCO STIAMO GIOCANDO?”. LA FRASE ATTRIBUITA A SILVIO B.: ”SCAJOLA NON MI TRADIRÀ MAI”. POTREBBE ANCHE SIGNIFICARE, SECONDO ALCUNI MALIZIOSI, “SCAJOLA NON È IN CONDIZIONE DI TRADIRMI” 2- MA BERLUSCA HA DECISO: A GENNAIO "SFIDUCIA AMICA" E IN PRIMAVERA SI VA A VOTARE 3- ALL'ARRIVO DELLA SENTENZA MILLS, SCONTATA PER DICEMBRE, NAPOLITANO HA DETTO A LETTA CHE NON CONSENTIRÀ ALL'ITALIA DI ESSERE GOVERNATA PER UN SOLO GIORNO DA UN PREMIER CONDANNATO, ANCHE SE SOLO IN APPELLO IN ATTESA DELLA CASSAZIONE 4- B. NON HA ALCUNA INTENZIONE DI ANDARE A VOTARE STANDO FUORI PALAZZO CHIGI. È PRESUMIBILE UN ACCORDO CON IL COLLE SUPREMO: A FRONTE DI UNA "SFIDUCIA AMICA" VOTATA AL SENATO, IL GOVERNO SI DIMETTE, NON SI PUÒ CREARE UNA NUOVA MAGGIORANZA E SI TORNA AL VOTO. CON LA LEGGE ELETTORALE IN VIGORE (BYE BYE REFERENDUM) 5- PROBLEMS: LA LEGA CHE SOGNA UN GOVERNO ALFANO-MARONI FINO AL 2013 E FAR DIGERIRE AI CIRCA QUATTROCENTO PARLAMENTARI DI PRIMA NOMINA IL FATTO DI NON MATURARE IL VITALIZIO PARLAMENTARE SE LE CAMERE VERRANNO SCIOLTE IN ANTICIPO

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DAGOREPORT/1
Scajolani sull'orlo di una crisi di nervi. I duri e puri si stanno riunendo proprio adesso, e proprio fortemente meravigliati dalla lettura dei giornali di oggi. La domanda prevalente e ripetuta è una sola: "A che gioco stiamo giocando?".

Infatti nel variegato gruppo degli amici dell'ex ministro delle Attività produttive, in particolare anche per le sollecitazioni esterne ricevute (lo stesso Angelino Alfano annovera alcuni amici molto intimi tra le fila dei rivoltosi) convivono due linee. La prima è trattativista: alziamo il prezzo il più possibile per restare alla fine allineati e coperti finché davvero non maturino i tempi dell'addio, se maturano.

La seconda è barricadiera, e sono quelli che hanno creduto e credono tuttora che per fare un servizio al Paese (e salvare se stessi, in prospettiva ma mica tanto in prospettiva) sia necessario superare in fretta questa fase politica.

Forte stupore ha poi provocato (se lo dicevano mentre si recavano alla riunione) ha provocato poi la notizia che Claudio Scajola avrebbe scritto una lettera privata al premier, di cui nessuno dei suoi era a conoscenza. E altrettanto stupore ha provocato la frase attribuita a Silvio B.:"Scajola non mi tradirà mai". Frase che potrebbe anche significare, annotava qualche malizioso, "Scajola non è in condizione di tradirmi".

Certo che tutti, i trattativisti e i duri, sono consapevoli che è ora, oggi, di decidere cosa fare. Tutti sanno bene infatti che al punto in cui si sono spinti, o in cui li ha spinti Scajola, il rischio è quello di perdere la faccia. E molti la faccia non vogliono proprio perderla.

DAGOREPORT/2
Ma alla fine si va a votare o no in primavera? Berlusconi avrebbe deciso per il sì: il problema è solo quello di trovare l'"assassino" della legislatura, oltre a chiarire i tempi in cui la "XV" vedrà la sua fine.

Ma c'è pure un problema in più: quello di far digerire ai circa quattrocento parlamentari di prima nomina il fatto di non maturare il vitalizio da deputato e da senatore se le Camere verranno sciolte in anticipo.

Napolitano avrebbe fatto intendere più a Letta che a Berlusconi che non consentirà all'Italia di essere governata per un solo giorno da un premier condannato, anche se solo in appello e anche se può ricorrere in Cassazione. E allora, è presumibile che all'arrivo della sentenza Mills, ormai scontata per dicembre, Berlusconi verrà messo nelle condizioni di lasciare. Il problema è come.

Il Cavaliere Pompetta non ha alcuna intenzione di andare a votare stando fuori Palazzo Chigi. Per cui è presumibile un accordo con il Colle supremo: a fronte di una "Sfiducia amica" votata al Senato (con buona pace di Schifani, che già pregustava il sapore dell'incarico esplorativo), il governo si dimette, non si può creare una nuova maggioranza e si torna al voto.

Con il Sire di Hardcore dimissionario ed in carica per gli affari correnti che gestisce le elezioni con la "porcata" della legge elettorale in vigore, pronto a infilare nelle liste solo i puri e duri del Berlusconi-pensiero (nel frattempo bye bye referendum....) e che farà dalla mattina alla sera la vittima dei giudici rossi.

Su questo scenario gravano due realtà difficili: da una parte, le mosse di una Lega ormai allo sbando tra "cerchio magico" e bobo-maroniti e, dall'altra, sorge la domanda se Alfano avrà capacità e forza di gestire il Pdl delle fronde e dei maldipancia dei peones.

Sommando le due "perturbazioni" in chiave positiva, potrebbe prendere sempre più vigore una alternativa al piano berluscone: passo indietro del Puzzone del bunga e, con la benedizione del Vaticano e di Casini e cattolici vari e avariati, un bel governo Alfano-Maroni che potrebbe durare fino alla fine della legislatura del 2013 consentendo così ai 400 peones di intascare il dovizioso vitalizio parlamentare. Che, con l'aria di crisi che tira, aiuta a campare.

 

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