DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
1 - IL FEROCE CALENDA ULULA "DI MARTEDÌ"
Andrea Scanzi per il “Fatto quotidiano”
Quando non è in giro a mangiar cigni e spararsi le pose mostrando virilmente l' adipe europeista, Carlo Calenda delizia le plebi in tivù. Vive proprio dentro il piccolo schermo, dove ama tromboneggiare dall' alto della sua evanescenza bolsa. L'ultima sua idea, geniale come tutte le altre, è quella di creare una forza di centro - insomma un centrino - magari in coabitazione con Renzi e Casini. Giusto per ricordarci che la politica non è più "sangue e merda", come ammoniva Rino Formica, ma solo la seconda.
L' altra sera Calenda era a DiMartedì. In collegamento c' era la Fornero.
CALENDA IN COSTUME APPENA USCITO DAL LAGHETTO DI MONTAGNA
Accanto a Calenda, il giornalista Alessandro Giuli. Il quale, piaccia o meno, ha ricordato dati incontrovertibili: "Quando governava lei con Monti eravate tutti simpaticissimi, non c' era nessun antipatico, ma se non c' era Mario Draghi a dire che qualunque cosa accadesse sarebbe intervenuto lui col bazooka per far calare lo spread, l' Italia era già a gambe all' aria". Il pubblico è esploso in un boato, neanche avesse appena visto Mario Giarrusso nudo. È qui che Calenda ha oltrepassato una volta di più le porte della percezione. Dopo aver buttato là un' omelia su come la martire Fornero abbia pagato le colpe di tutti noi cittadini debosciati, ha definito Giuli "cafone" e "fascista".
Detto che se dai a Giuli del "fascista" lo lusinghi, Calenda che dà ad altri del "cafone" è come Sgarbi che grida '"urlatore bollito" a Memo Remigi. Se va bene Calenda aggredisce qualcuno su Twitter (talora scambiando profili fake per reali); se va male, alza la voce tipo duro-moscio del Roadhouse mentre accusa altri d' esser antidemocratici. Quel che è successo pure martedì, con Calenda che sbraitava paonazzo e Floris che si affannava a calmarlo. Daje. Se non altro, Calenda ha poi abbozzato delle scuse. Parafrasando Forrest Gump: fascista è chi il fascista lo fa. Oppure, e se preferite: Calenda è chi il Calenda lo fa.
2 - CALENDA FASCISTELLO DA SALOTTO TV
Lorenzo Mottola per “Libero quotidiano”
Fino a qualche annetto fa gli anziani milanesi avevano un rituale curioso per passare il sabato pomeriggio. I social network non erano stati ancora inventati, così senza bisogno di fissare appuntamenti i vecchietti si ritrovavano in Galleria Vittorio Emanuele per discutere dei fatti della settimana, dalla cronaca nera al governo ladro. E ovviamente, appena il gruppo raggiungeva una consistenza sufficiente, gli animi si scaldavano e i presenti iniziavano a litigare.
Al centro della scena c' erano sempre gli stessi soggetti: alcuni più ordinati e distinti, altri sguaiati, facili alla bestemmia, con la bava alla bocca e la vena gonfia sul collo. Ecco, questo è esattamente l' ambiente nel quale immaginiamo sia cresciuto culturalmente e politicamente Carlo Calenda, l' uomo delle risse televisive, capace di provocare scontri con più o meno chiunque, dalle educatrici dell' Asilo Mariuccia al presidente degli Stati Uniti.
FURIOSO L' ultimo cui è toccato sperimentare l' imbarazzante furia del politico Pd è Alessandro Giuli, editorialista di Libero, il quale di fronte alle telecamere di Di Martedì si è permesso di illustrare il suo parere su Monti e compagnia. Sintesi brutale del pensiero del nostro giornalista: Elsa Fornero (presente in collegamento) non ha affatto salvato l' Italia dal baratro finanziario, ma si è presa i meriti di Mario Draghi e della Bce. Il suo governo, al contrario, non ha fatto altro che peggiorare la situazione che ha trovato, tanto che Giuli ha definito la signora «lady spread».
Ora, non è chiara la ragione per cui Calenda, a sua volta ospite di Floris, sia letteralmente impazzito (in qualsiasi campo estivo di lupetti Agesci si sentono insulti peggiori) ma pare che l' ex ministro abbia trovato questa definizione intollerabile, tanto da esplodere in un' invettiva da ricovero coatto: «Basta, stai zitto, sei un fascista e un cafone». Un delirio seguito da una parziale retromarcia e una stretta di mano. Poi però il giorno dopo è tornato a bastonare: «Mi scuso per il fascista, ma non per il cafone».
ASTUZIE D' altra parte Calenda è sicuramente più abile a scatenare gazzarre che a sedarle. È un furbo, s' è iscritto al Pd solo per disperazione, ovvero quando ha perso la sua poltrona al governo e ha avuto bisogno di un taxi per farsi eleggere da qualche parte. Appena entrato nel partito è riuscito a scatenare risse con più o meno tutti, da Emiliano a Zingaretti fino a Cacciari e Anzaldi, salvo poi sentenziare grottescamente «ora però basta con le liti interne».
Il suo strumento di tortura è Twitter, dove passa le giornate a dare dell' imbecille a chiunque gli capiti a tiro: ieri per esempio s' è scagliato contro Donald Trump (immaginiamo lo sgomento alla Casa Bianca). Ma ancora più gustosa e significativa è stata la sua vecchia diatriba con l' Asilo Mariuccia, le cui responsabili hanno chiesto a Calenda di piantarla di citare l' istituzione nelle sue invettive.
GAFFE A parlare a ruota libera si rischiano figuracce e l' ex ministro ne ha collezionate dozzine. È riuscito a far fare un figurone perfino a Luigi Di Maio sul caso della Mercatone Uno: «Il vicepremier non si accorge di un fallimento che lascia per strada 1800 persone», ha scritto il giorno del voto per le Europee. Un' uscita allucinante da parte di Calenda, visto che, come giustamente gli ha ricordato Franco Bechis, l' autorizzazione alla vendita della catena di magazzini è stata comunicata dal Mise il 18 maggio 2018. In carica c' era proprio lui.
L' uomo delle gazzarre, tuttavia, non pare in grado di capire quando è il momento di tacere: s' è presentato perfino al comizio di Salvini in piazza Duomo, con la dichiarata intenzione di «confrontarsi con lui o con i suoi elettori». Il leader leghista non ha replicato, i suoi militanti si sono limitati a ridere. Forse qualcuno si è chiesto chi fosse quel tizio corpulento che s' aggirava attaccando bottone. Alla fine probabilmente avrà raggiunto i suoi vecchi amici in Galleria Vittorio Emanuele
Ultimi Dagoreport
NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI…
DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA”…
C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA…
FLASH – COME MAI IL PRIMO MINISTRO UNGHERESE VIKTOR ORBAN, PUR INVITATO, NON È VOLATO A WASHINGTON…