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Pao. Mas. per "la Stampa"
Vladimir Putin non parteciperà al G8 americano, in programma a Camp David il 18 e il 19 maggio, perché deve completare la sua squadra di governo. Lo ha annunciato la stessa Casa Bianca, dopo una telefonata avvenuta mercoledì tra il presidente Obama e il collega russo appena rieletto. Al suo posto manderà Medvedev, con cui si è scambiato la poltrona, nominandolo primo ministro. Uno sgarbo agli Stati Uniti, che conferma il gelo sceso tra i due Paesi, come non si vedeva forse dai tempi in cui Boris Eltsin era stato progressivamente ammesso nel club dei grandi.
La notizia sorprende perché uno dei motivi per cui il G8 era stato spostato da Chicago a Camp David, oltre al timore di proteste violente, era proprio accomodare le esigenze di Putin. Nella città di Obama, infatti, è in programma anche il vertice della Nato, a cui Vladimir non avrebbe partecipato. Quindi, per evitargli l'imbarazzo di partire mentre gli altri colleghi restavano per l'incontro dell'Alleanza Atlantica, il G8 era stato trasferito nella residenza presidenziale vicina a Washington.
Questa delicatezza però non è bastata a soddisfare Putin, urtato anche dal fatto che durante il vertice di Chicago la Nato annuncerà di aver raggiunto una prima fase di operatività per lo scudo di difesa missilistico, che Mosca vede come una minaccia e vorrebbe bloccare. Quindi il neo presidente ha cancellato l'intera visita negli Stati Uniti, rimandando il suo incontro con Barack Obama a giugno in campo neutro, quando i due leader dovrebbero vedersi al G20 di Los Cabos, in Messico.
Le tensioni tra gli Usa e la Russia stanno montando da diverso tempo, da quando il bottone «reset» pigiato insieme dal ministro degli Esteri Lavrov e dal segretario di Stato Clinton non ha raggiunto lo scopo di «resettare» le relazioni bilaterali. C'era la ruggine accumulata negli anni della guerra in Iraq, a cui si è aggiunta quella dell'intervento in Libia, dove Mosca ha accusato gli occidentali di aver distorto le risoluzioni dell'Onu per giustificare l'intervento militare contro Gheddafi.
Quindi la Russia ha ostacolato azioni decise contro il regime di Assad in Siria, mentre ha favorito la ripresa del dialogo con l'Iran, mantenendo però le distanze da Washington. La disputa sullo scudo missilistico resta sempre sullo sfondo, perché il Cremlino non crede alle assicurazioni americane secondo cui è solo uno strumento difensivo per l'Europa, orientato proprio verso regioni pericolose come il Golfo Persico. I militari russi sono arrivati a minacciare attacchi preventivi contro la struttura.
Gli americani, in risposta, non hanno fatto mancare le critiche sul modo in cui la democrazia viene gestita a Mosca, al punto che la Clinton era stata accusata di fomentare le proteste proprio contro il ritorno di Putin al potere. L'amministrazione aveva discusso se condannare i risultati, ma poi si era limitata a fare un blando comunicato in cui non si congratulava con Vladimir, ma affermava la disponibilità a lavorare con lui. Obama aveva ritardato di proposito la prima telefonata, e Putin ora risponde snobbando il G8.
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