giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

LO SCAZZO SUL SUPERBONUS È SOLO L’ANTIPASTO DELLA FAIDA NEL GOVERNO – DOPO LA BATTAGLIA IN COMMISSIONE FINANZA, FORZA ITALIA HA VOTATO IN AULA LA FIDUCIA AL DECRETO SULLO SPALMA-CREDITI – TAJANI, CHE S’È RISVEGLIATO DAL TORPORE, VESTE I PANNI DEL PALADINO DELLE IMPRESE E DELLE BANCHE PER RUBARE VOTI A SALVINI. E PROMETTE UNA CAMPAGNA ELETTORALE PER LE EUROPEE SENZA ESCLUSIONE DI COLPI – I LEGHISTI MASTICANO AMARO: "SE L'AVESSE FATTO MATTEO L'AVREBBERO CROCIFISSO"

1 - VIA LIBERA AL SUPERBONUS MA ORA LA MAGGIORANZA PREPARA LA RESA DEI CONTI

Estratto dell’articolo di Luca Monticelli per “la Stampa”

 

matteo salvini antonio tajani

È ancora alta tensione nella maggioranza. L'aula del Senato ha dato il via libera alla stretta sul Superbonus grazie a un voto di fiducia che ha ottenuto 101 sì e 64 no, ma le divisioni dentro il centrodestra rischiano di alimentare una campagna elettorale per le Europee senza esclusioni di colpi.

 

Il presidente della commissione Finanze, il leghista Massimo Garavaglia, torna sulla lunga trattativa che ha messo in bilico il decreto fortemente voluto dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti per arginare gli effetti dei bonus edilizi sui conti pubblici: «Non è stato facile, il gruppo di Forza Italia non solo si è astenuto sull'emendamento governativo, ma ha anche votato con l'opposizione. Nonostante l'atteggiamento di Forza Italia l'emendamento è stato approvato e i lavori si sono chiusi in maniera ordinata».

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

 

Nel corso del suo intervento in aula, Garavaglia affonda il colpo: «Potevamo fare un altro giro di valzer sul Titanic per prendere qualche voto in più? Secondo noi no».

 

[…]  Gli azzurri rivendicano la battaglia portata avanti negli ultimi giorni, anche se il vice premier Antonio Tajani prova a gettare acqua sul fuoco: «Per un emendamento non viene assolutamente meno la fiducia nel governo». La sensazione però è che Forza Italia tornerà alla carica in legge di bilancio sia sul Superbonus che sulla Sugar tax, l'impegno degli azzurri è rinviare la tassa sulle bibite zuccherate di un altro anno come la Plastic tax (fino al 1° luglio 2026), o cancellarle entrambe.

 

antonio tajani giancarlo giorgetti foto mezzelani gmt077

«Continuiamo ad avere molte perplessità e siamo contro qualsiasi legge retroattiva», ribadisce Tajani che si schiera dalla parte delle imprese e delle banche. Gli istituti bancari non si aspettavano la norma che vieta loro di compensare i crediti del Superbonus con i debiti previdenziali, assistenziali e i premi Inail dal 1° gennaio 2025.

 

Questa misura però incide anche sui crediti fiscali maturati negli anni passati e soprattutto su quelli futuri: se le banche non possono scontare i crediti edilizi in compensazione, sicuramente non ne acquisteranno di nuovi. La trattativa con il governo è aperta, l'ipotesi sul tavolo è quella di costituire un "veicolo" privato per gestire i crediti con Cassa depositi e prestiti come azionista di riferimento.

 

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Il fondo avrebbe la mission di salvaguardare le perdite nei bilanci delle banche e ridare liquidità al mercato. Il modello è il "fondo Atlante" istituito dal governo Renzi nel 2016. Anche in quel caso l'iniziativa era nata dal settore privato, con una società di gestione del risparmio indipendente capace di raccogliere capitali di istituzioni finanziarie per far decollare il mercato delle sofferenze bancarie.

 

Tornando al decreto sul Superbonus, anche nel campo dell'opposizione non si placano le polemiche. L'emendamento di Giorgetti, infatti, è passato in commissione grazie al voto determinate della senatrice di Italia viva Dafne Musolino.

Il gruppo renziano ha però negato la fiducia in aula: «Non siamo la stampella del governo, siamo la stampella degli imprenditori italiani», spiega Matteo Renzi. […]

 

2 - L'OFFENSIVA DI TAJANI

Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “la Stampa”

 

TITANIC D'ITALIA - VIGNETTA BY MACONDO

Faceva sul serio Forza Italia nella sua battaglia sul Superbonus? Alla buvette del Senato il leghista Massimiliano Romeo è sicuro di sì e ha voglia di sfogarsi: «Se la Lega avesse fatto solo la metà di quello che ha fatto Forza Italia, avrebbero dato tutti addosso a Salvini dandogli dell'irresponsabile».

 

[…]  Lo sfogo del capogruppo del Carroccio al Senato svela non soltanto la diversità di trattamento verso i partiti che compongono il governo, ma anche lo stupore per l'offensiva portata avanti da Forza Italia.

 

In questa campagna elettorale ci si aspettavano i fuochi d'artificio di Matteo Salvini, ma finora chi ha voluto con più forza distinguere la propria linea da quella del governo è stato Antonio Tajani. La stessa Giorgia Meloni ha fatto trapelare qualche punta di fastidio. Nel corso dell'intervista di Maurizio Belpietro alla festa del quotidiano La Verità a Milano ha negato che dopo le elezioni ci saranno fibrillazioni nella maggioranza, aggiungendo, «il problema semmai si pone prima delle europee...».

 

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani.

Una cosa messa nel conto, «c'è il proporzionale e le preferenze», ma forse non con questa intensità da parte di Forza Italia. Un atteggiamento che si spiega, secondo diversi dirigenti azzurri, con la difesa tradizionale di alcune categorie, i costruttori e il mondo delle banche (a partire da Mediolanum, ovviamente), ma anche con una certa difficoltà nei sondaggi, al contrario di quanto succede alla Lega, che segna leggeri segni positivi.

 

Dopo mesi di incrementi, nelle scorse settimane le rilevazioni hanno mostrato una certa stagnazione, che rende complicato raggiungere l'obiettivo che lo stesso Tajani si è posto: il 10%. Il vicepremier rischia più di quanto appaia, ha scelto di fare il capolista in tutta Italia (isole escluse) e crede che aprire fronti sia un modo per emergere.

 

matteo salvini antonio tajani

C'è poi il derby praticamente esplicito con Salvini. Superare gli alleati è un punto più importante di quanto si dica. Non è un caso che il ministro degli Esteri, l'ultima volta sul palco dell'Eur lunedì scorso, attacchi senza giri di parole, l'altro vicepremier, accusandolo di irrilevanza in Europa, oltre che di estremismo per le compagnie estremiste delle quali si circonda.

 

Così, le remore di qualche mese fa nell'attaccare il generale Vannacci, vero simbolo salviniano di queste Europee, sono scomparse e l'ordine è di attaccare. Ieri Fulvio Martusciello, leader forzista in Europa, alla ricerca di preferenze, se l'è presa due volte con gli alleati, prima accusandoli di non contare più nulla al sud e poi sulla proposta del senatore Claudio Borghi di togliere l'obbligo di esporre la bandiera europea dagli uffici pubblici: «Che si candidano a fare? Se continuano così non toccheranno palla nel prossimo Parlamento».

 

MATTEO SALVINI ANTONIO TAJANI

La battaglia sul Superbonus era persa in partenza, vista anche la nettezza di Meloni sul tema, eppure Forza Italia l'ha condotta con durezza inattesa, un'offensiva mediatico-parlamentare frutto della campagna elettorale, ma non solo. «È tutta scena», dicono i senatori del M5S, «l'opposizione di Forza Italia al decreto Superbonus, durata il tempo di 48 ore, è stata pura fiction. Una messa in scena da teatrino parrocchiale». «[…]

 

 La durezza dell'offensiva sulla casa è frutto di una strategia precisa e non legata solo alle elezioni. Sondaggisti e consulenti hanno spiegato ai dirigenti di Forza Italia che il partito deve definire meglio il proprio profilo. Se quello europeo appare chiaro, l'appartenenza al Ppe, in chiave interna nascono i problemi.

 

tajani salvini

Gli alleati, ognuno a modo suo, hanno definito il campo di azione (che in alcuni casi coincide), mentre gli azzurri devono ancora trovare il proprio campo d'azione. È necessario, per prima cosa, smarcarsi da un'immagine troppo schiacciata su Meloni. Il gioco delle parti, quindi, ma non solo.

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