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Marco Gorra per “Libero Quotidiano”
Meglio il bar di Guerre stellari del Pd di Renzi. In estrema e brutale sintesi, ma il pensiero di Giorgio Napolitano questo è. Inspiegabile altrimenti la decisione del presidente neo-emerito di entrare, nella propria ritrovata veste di senatore a vita, nel raggruppamento Per le Autonomie snobbando clamorosamente il gruppo del Pd a Palazzo Madama.
Defezione clamorosa, se non altro perché se a questo mondo esisteva una certezza, era l’iscrizione di Napolitano al gruppo parlamentare del Partito: Pci prima, Pds poi, Pse nel passaggio a Strasburgo ed infine Ulivo, dai cui ranghi si era visto costretto ad uscire dopo 53 anni e una vita con la tessera in tasca il 15 maggio di nove anni fa al momento dell’elezione al Colle.
E quando tutto lasciava presagire un trionfale ritorno nella grande famiglia dem guidata da Luigi Zanda, ecco il fulmine a ciel sereno. «Darò disposizione nel pomeriggio», annunciava ieri mattina Napolitano in persona, dando la notizia ai cronisti delle agenzie che lo avevano intercettato a Palazzo Madama. La conferma arrivava a stretto giro dal presidente del gruppo in questione, l’altoatesino Karl Zeller, che comunicava al mondo il «grande onore» derivante dalla inattesa decisione del già presidente.
Decisione a rendere ancora più clamorosa la quale soccorre una rapida disamina della composizione della compagine che si appresta ad accogliere Napolitano. Compagine confronto a cui la citata taverna del capolavoro di George Lucas brilla per omogeneità ed aplomb: sotto il tetto delle Autonomie, infatti, trovano casa i più disparati interpreti della legislatura in corso.
L’area oriundi conta i senatori espressi dalle minoranze linguistiche e fa decisamente la parte del leone: oltre il detto Zeller ci sono Vittorio Fravezzi (Unione per il Trentino), Albert Laniece (lista Vallée d’Aoste), Hans Berger (Südtiroler Volkspartei), Francesco Palermo (indipendente in lista col Pd-Svp) e Franco Panizza (Partito Autonomista Trentino Tirolese) C’è poi la corrente globetrotter, che annovera Claudio Zin (Movimento Associativo Italiani all’Estero) e Fausto Guilherme Longo (il cui cartellino risulta però in comroprietà col Pd, che lo ha messo in lista nella circoscrizione Sud-America in quota Psi).
CLAUDIO BONIVENTO STA PER PRODURE UN FILM SU HAMAMET CON BOBO CRAXI
Di tutto rispetto la compagine socialista, che nel riabbracciare il compagno Giorgio idealmente realizza l’antico sogno della famosa riunificazione a sinistra: ne fanno parte i reduci del Garofano Enrico Buemi, Riccardo Nencini ed il citato Longo.
L’entusiasmo maggiore in casa socialista si registra però da fonte extraparlamentare: «Napolitano si iscrive al gruppo Autonomie-Psi come fece Pertini a fine mandato», twitta estatico Bobo Craxi. Consistente anche l’area dei montiani pentiti. Ne fanno parte Maria Paola Merloni (che di Scelta civica risulta peraltro ancora vicepresidente) ed il duo Andrea Olivero-Lucio Romano, che al gruppo in questione è approdato dopo lunga e dolorosa peregrinazione (da Scelta civica a per l’Italia di Mario Mauro, da qui ai Popolari sempre con l’ex ministro della Difesa, e da qui infine a una non meglio chiarita formazione dal nome Democrazia solidale che entra nelle Autonomie).
BEPPE GRILLO SANDRO PERTINI ANTONIO RICCI
NAPO E ABBADO, PIANO E CATTANEO
Completano il quadro due senatori a vita nominati proprio da Napolitano (Carlo Rubbia ed Elena Cattaneo) e - in qualità di mascotte ex grillina senza cui non si ha gruppo parlamentare con gli status symbol al loro posto - il già cittadino e ora banalmente onorevole Lorenzo Battista, cacciato dai Cinque stelle un annetto fa in quanto reo di avere criticato l’atteggiamento di Grillo nei confronti dell’allora costituendo governo Renzi. «Il Quirinale è stato un po’ una prigione», aveva d’altronde detto Napolitano qualche giorno prima delle dimissioni. E per recuperare morale dopo essere stati confinati in un posto simile, un giro al circo di sicuro aiuta.
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