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DAGOREPORT - GIORGIA MELONI SOGNA IL FILOTTO ELETTORALE PORTANDO IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE?…
Dino Bondavalli per “Libero Quotidiano”
Come assaggio del nuovo regime con il super-franco, era difficile immaginare qualcosa di meglio. Per i commercianti milanesi il primo weekend dopo l’eliminazione da parte della Banca centrale svizzera del cambio fisso tra franco ed euro, che la scorsa settimana ha fatto guadagnare alla valuta elvetica oltre il 20% nell’arco di poche ore, si è infatti chiuso con affari a gonfie vele. Molti gli svizzeri che hanno colto al volo la concomitanza con i saldi invernali per spingersi fino a Milano per una battuta di shopping.
E tanti anche gli italiani che, per il cambio sfavorevole, hanno rinunciato alla «gita» oltre confine all’outlet di Mendrisio, fino alla scorsa settimana una delle mete preferite per i lombardi a caccia di affari, per dedicarsi allo shopping nella capitale della moda. I numeri parlano chiaro. In un periodo di saldi già di per sé positivi, con le vendite di fine stagione che secondo i dati di FedermodaMilano (Confcommercio Milano) stanno registrando una crescita media del 2% rispetto allo scorso anno, e che nelle strade commerciali più importanti hanno raggiunto punte del 10% in più, nello scorso fine settimana si è registrato un ulteriore incremento delle vendite.
«Se finora avevamo registrato un incremento medio del 10% sul 2014, nel weekend siamo arrivati a un +15%», conferma Gabriel Meghnagi, presidente di AscoBaires, associazione dei negozianti della strada commerciale più lunga d’Italia. «Abbiamo avuto parecchi clienti svizzeri, la cui reazione è stata immediata, forse perché qualcuno teme che il cambio non resti a lungo così favorevole, e abbiamo ritrovato anche qualche cliente italiano». Un segnale positivo frutto dell’emotività del momento, che i commercianti si augurano possa consolidarsi nel tempo.
«Negli ultimi giorni ho visto molte auto targate Svizzera», conferma Eleonora Scaramucci, presidente dell’Associazione imprenditori commerciali del quartiere Brera, una delle mete preferite da chi cerca non solo i brand più importanti, ma anche le piccole boutique esclusive e i laboratori artigianali. «Tra l’altro, non ci sono solo gli svizzeri, ma anche gli italiani che in Svizzera lavorano e d’ora in avanti guadagnano molto di più», prosegue Scaramucci.
«Adesso l’importante è che tutto questo valore aggiunto continui a essere rimesso in circolo, cosa fondamentale non solo per noi commercianti, ma per l’economia del Paese». I timori sono infatti quelli che, dopo l’euforia iniziale, si possa scatenare una dinamica negativa. Quantomeno per gli oltre 60 mila frontalieri che risiedono in Italia ma lavorano in Svizzera, percependo il loro stipendio in franchi. Se per il momento questi possono sorridere per l’inaspettato incremento del reddito, nei prossimi mesi potrebbero anche perdere il buonumore.
Colpa dell’accordo italo-svizzero per cancellare il segreto bancario in tutti i 26 cantoni, che dopo essere stato siglato a livello tecnico nei giorni scorsi sarà presto firmato dai due ministri delle Finanze. L’accordo prevede l’adozione di un nuovo meccanismo di tassazione per i lavoratori transfrontalieri che risiedono in comuni entro 20 chilometri dal confine, i quali subiranno il prelievo fiscale sul proprio reddito non più interamente dalla Confederazione elvetica, che attualmente trasferisce circa il 40% delle imposte al nostro Paese, ma per circa il 60% in Svizzera e per la parte rimanente direttamente dal fisco italiano.
Un cambiamento tecnico le cui conseguenze sono tutte da verificare, soprattutto in virtù della ben nota fantasia in termini di nuove imposte che caratterizza la politica del governo Renzi. A Milano, invece, il timore riguarda le politiche dell’amministrazione Pisapia. «Purtroppo i segnali positivi che arrivano dalle vie principali non valgono per le periferie e le vie più piccole, abbandonate al loro destino da una giunta che tiene spente le luci anche sotto Natale e non garantisce la sicurezza in città», protesta Meghnagi.
«Se andiamo avanti così rischiamo che anche corso Buenos Aires diventi periferia, soprattutto se il progetto di pedonalizzazione domenicale durante il semestre di Expo verrà approvato». Sia come sia, per il momento ciò che è certo è che se i commercianti milanesi festeggiano, anche quelli comaschi si preparano a fare grandi affari.
pisapia e cinzia sasso foto riccardo schito
«Ho visto che nel weekend i clienti svizzeri compravano con il sorriso, perché avevano questo vantaggio», commenta Giansilvio Primavesi, presidente di Confcommercio Como. «Per ora non abbiamo notato una grande differenza, perché fortunatamente siamo abituati a vedere tanti svizzeri, ma è chiaro che con la super convenienza che hanno adesso saranno ancora più invogliati a venire».
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