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Dagonota
Matteo sta zitto. In compenso, la Mummia del Quirinale ha riacquistato la favella. Ed ogni volta che Mattarella apre bocca è per dare uno sganassone al premier cazzaro. Per il suo bene: come gli schiaffi che i genitori davano ai figli davanti ad un'esecuzione.
L'ultima è alla Cerimonia del Ventaglio, davanti ai giornalisti che seguono il Quirinale. E che non hanno impiegato troppo per capire il messaggio del Colle sul referendum.
"Non posso che condividere l'auspicio - dice Mattarella, come riportato dall'Ansa - che il confronto si svolga sul merito della riforma sottoposta al voto popolare perché l'elettorato si esprima con piena consapevolezza, nella sua sovranità".
Come a dire: Matteo smetti di personalizzare la consultazione, che rischi la poltrona. E Renzi sembra aver capito il messaggio, tant'è che non parla più di dimissioni in caso di vittoria del "no". Così sembra aver dimenticato la richiesta di elezioni anticipate, qualora il referendum dovesse bocciare le riforme costituzionali della Boschi.
Anche perchè dal Quirinale - in privato - gli è stato fatto arrivare anche il messaggio che la Mummia non pensa affatto di sciogliere le Camere. Almeno per il momento.
Mattarella, poi, fa anche capire come la pensa su un eventuale "spacchettamento" del referendum, come suggerito dai radicali e da qualche (para) "guru" americano. "In queste settimane, talvolta - ha detto - a proposito della data e del cosiddetto spacchettamento, mi è parso di assistere a discussioni un po' surreali, quasi sulla scia della caccia ai Pokemon".
Si è parlato - aggiunge - anche di discussioni tra le forze politiche su uno "spacchettamento" della domanda referendaria. "Va forse chiarito che, a quel riguardo, le forze politiche non avrebbero avuto alcun potere né possibilità di discuterne, così come non ne avrebbe avuto il Capo dello Stato".
Così come toccherà alla Corte di Cassazione decidere su un eventuale spacchettamento del quesito, altrettanto l'Alta Corte dovrà fare per la data del referendum, dice il Capo dello Stato.
Insomma, il Quirinale si chiama fuori dalla polemica sul calendario (6 ottobre o 20 novembre: anche se preferirebbe che il referendum si svolgesse al termine della sessione di Bilancio, cioè dopo il 31 dicembre). Ed altrettanto dovrebbe fare il premier.
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