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SINISTR-ELLY & COLTELLI! SCHLEIN E’ IN PREDA ALL’AMBIZIONE SBAGLIATA DI SOGNARE PALAZZO CHIGI E PENSA, COME DAGO DIXIT, DI ANTICIPARE IL CONGRESSO PD A GENNAIO 2026, DOPO LE REGIONALI, PER METTERE A TACERE I RIFORMISTI (GIA’ DIVISI TRA IL LEALISTA BONACCINI CHE LA SOSTERRA’ E I RIBELLI PICIERNO, GORI E GUERINI) E STABILIRE CHI COMANDA SULLE LISTE – MA ELLY NON RICORDA CHE PIÙ DELLA METÀ DEGLI ISCRITTI AL PD E' VICINA AI RIFORMISTI E I BIG DEL PARTITO SONO CONTRO DI LEI - IL CONGRESSO PUÒ DIVENTARE UNA ROULETTE RUSSA IN CUI IL PARTITO RISCHIA DI ESPLODERE – L'AMORALE DELLA FAVA? IL VERO CONGRESSO DEM LO FARA' GIORGIA MELONI ALLE POLITICHE - DAGOREPORT
Articolo di Alessandro De Angelis per “La Stampa” - Estratti
elly schlein vota al referendum - foto lapresse
Dopo qualche chiacchierata nel Palazzo, si arriva alla conclusione che sì, Elly Schlein, è proprio convinta che al prossimo giro sarà lei a sfidare Giorgia Meloni. I suoi, a dire il vero, già sognano di occupare questo o quel ministero.
Annotazione sul taccuino: strana euforia. Ebbene, la segretaria del Pd ha un piano preciso, che si articola attorno a una parola chiave: "Congresso". Da celebrare dopo le regionali d'autunno, incassato, spera, un bel 4 a 1 nelle urne. Si aspetta un trionfo in Toscana, con l'uscente Eugenio Giani.
elly schlein brando benifei carlo calenda pride budapest
Aveva pensato di sostituirlo con uno più movimentista, ma non è aria. In Puglia c'è Antonio Decaro, il mister preferenze delle Europee.
Ha già la fila di aspiranti candidati fuori la porta. Potrebbe avere oltre dieci liste di sostegno ma è così sicuro del risultato che ha fatto sapere: «Ne farò poche, ma buone, perché voglio governare». In Campania Vincenzo De Luca è ormai fuori gioco, e con i Cinque Stelle qualcosa si accroccherà. E poi c'è il nuovo Ohio, le Marche, dove Matteo Ricci se la gioca col claudicante Acquaroli, posizionatosi ultimo, tra i governatori, nella classifica di gradimento del Sole24ore.
A quel punto, sulla scia di un racconto trionfalistico secondo cui le regionali sono un «avviso di sfratto al governo», ecco la conta interna, cui la spingono molto anche i suoi (Boccia, Furfaro, Ruotolo, Bonafoni, eccetera). Che poi sono quelli che già si vedono ministri. Un po' meno Dario Franceschini, da buon democristiano sempre un po' restio a muovere le acque. Dicevamo, la conta. Qui, per capire, occorre separare la narrazione che verrà dall'obiettivo vero. La narrazione è che un congresso, per parlare un po' di politica, serve. Rispetto all'ultimo, è cambiato il mondo: proliferano i conflitti, alla Casa Bianca c'è Donald Trump, neanche il Papa è quello di prima.
La verità è che il congresso pre-elettorale serve soprattutto, nelle intenzioni, a dare il senso di una leadership. Fuori dal Pd, portare un bel po' di gente ai gazebo consentirebbe alla segretaria, questo l'obiettivo, di avere l'unzione democratica per poi dire: «E ora, come fate a obiettare che la candidata a palazzo Chigi sono io?». Vedremo che ne pensa Conte. A proposito lui, nell'eccitazione collettiva, viene collocato alla presidenza del Senato, secondo il noto andazzo che si risolve tutto coi posti. Chissà che ne pensa. Dentro il Pd, invece, il congresso serve a stabilire chi comanda sulle liste, e sempre ai posti si torna. Da quelle parti è un chiodo fisso, più dei casini del mondo.
Elly Schlein, da statuto, scade a inizio 2027. Voi capite, non è un bel mestiere fare le liste "in prorogatio", alla vigilia delle elezioni politiche.
Mica è un dettaglio.
Insomma, non si profila né una Bad Godesberg e nemmeno una Bolognina minore. Attenzione, perché il paradosso è servito. Si dice: Elly così si libera dalle correnti, e dopo un'investitura plebiscitaria, avrà mani più libere. Fino a un certo punto, però. Gli altri, la minoranza che fu, hanno confuso il cosiddetto riformismo con le poltrone, rinunciando a sfidarla e non da oggi.
Sempre perché pensano ai posti in lista: chi sta in Europa vuole tornare per fare il governatore, chi sta dentro vuole rimanere, i più alti in grado vogliono fare i ministri. Non hanno neanche chiesto a gran voce una direzione per discutere dopo il referendum e con quel che sta accadendo.
(…) Stefano Bonaccini è il primo che sosterrà Elly Schlein, dopo aver sterilizzato la sua area politica che peraltro aveva vinto tra gli iscritti lo scorso congresso. Non ha posto, in questi anni, una questione politica, dicasi una. Solo la proposta di eleggere i parlamentari con le primarie, che è un modo per avere, anche qui, più posti tra gli eletti, essendo forte nel territorio.
Su questi presupposti, Elly Schlein rischia si imprigionarsi ancora di più nel gioco delle correnti, sottocorrenti e caciccati, di cui non si registra la bonifica promessa.
C'è una battuta dei vecchi volponi che riassume il tutto: «Il congresso vero, non è questo, ma quello dopo le politiche». Se Elly le vince, avrà campo libero, se le perde contro, come dicono, «la peggiore destra di sempre», consentendo a Giorgia Meloni di tornare a Palazzo Chigi (cosa che non è riuscita neanche a Berlusconi), beh, allora non potrà uscire di casa. Olé: tutti allineati e coperti a questo giro, in attesa del prossimo.
Morale della favola, il vero congresso del Pd lo farà Giorgia Meloni nelle urne. Fine delle chiacchierate
schlein prodi franceschini
schlein landini conte
LA GALASSIA DELLE CORRENTI DEL PD
schlein bonaccini
ELLY SCHLEIN E STEFANO BONACCINI
DARIO FRANCESCHINI - ELLY SCHLEIN
stefano bonaccini elly schlein michele de pascale elezioni emilia romagna foto lapresse
renzi conte schlein
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