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UNA SEGRETARIA SOLA ALLO SBANDO - ELLY SCHLEIN NON SOLO HA PERSO IL PARTITO, CHE SI E’ SPACCATO NEL VOTO SUL RIARMO UE, MA ORA VEDE L’OMBRA DI GENTILONI SUL DISSENSO INTERNO – COME DAGO DIXIT, LA SEGRETARIA MULTIGENDER HA TRASFORMATO LA RISOLUZIONE IN UN VOTO DI FIDUCIA SU DI LEI E LA PROVA DI FORZA E’ FALLITA. LA MINORANZA VA IN PRESSING E CHIEDE UNA DISCUSSIONE INTERNA E LA SETTIMANA PROSSIMA C’E’IL RISCHIO BIS AL PARLAMENTO ITALIANO…
Francesca Schianchi per "la Stampa" - Estratti
elly schlein alla direzione del pd foto lapresse
L'incidente di ieri è maturato nei giorni scorsi. Quando, nei contatti telefonici della vigilia sulla linea Roma-Bruxelles, la segretaria del Pd Elly Schlein ha cominciato a percepire un irrigidimento anche da chi non se lo aspettava. Non aveva mai sperato di convincere ad astenersi Pina Picierno o Giorgio Gori, ma la sensazione è diventata presto quella di una fronda ben più estesa di qualche europarlamentare notoriamente in dissenso da lei.
E l'ha messa in relazione con dichiarazioni che arrivavano contemporaneamente sui giornali, con grande eco: non tanto quelle del padre nobile Romano Prodi, quanto quel «il piano va nella direzione giusta» pronunciato da Paolo Gentiloni, l'ex commissario europeo che nell'area dei riformisti qualcuno vede come punto di riferimento alternativo a lei. Come se fossero le parole del capo dell'opposizione interna, attorno a cui si stava coagulando un gruppo pronto a tradire le indicazioni di Largo del Nazareno.
ELLY SCHLEIN E STEFANO BONACCINI
Per questo motivo, per l'impressione che sul voto di ieri si stesse costruendo un'operazione tutta interna alla vita del partito, agli europarlamentari convocati in mattinata per l'ennesima riunione, ha fatto arrivare tramite il capogruppo Nicola Zingaretti – lei ha sentito quasi tutti singolarmente al telefono, ma non si è collegata da remoto agli incontri – l'ultimo appello, dal sapore di ultimatum:
«È un voto di fiducia su di me», il senso della sua ultima chiamata prima che entrassero in Aula a Strasburgo. Come se, a due anni esatti dall'inizio del suo mandato (il 12 marzo 2023), fosse la prima occasione di una conta interna: chi sta con me, e chi contro. E tra quelli che Schlein annoverava nella sua squadra, c'era il presidente del partito, Stefano Bonaccini, lo sfidante sconfitto delle primarie con cui ha un ottimo rapporto: in teoria, sarebbe il leader della minoranza interna; in pratica, il suo atteggiamento molto accomodante con le scelte della segretaria gli è valso grande fiducia da parte di Schlein e critiche talvolta feroci dell'area che dovrebbe fare riferimento a lui.
elly schlein alla direzione del pd foto lapresse 2
Solo che ieri, per la prima volta e nonostante il pressing, Bonaccini si è smarcato, ignorando l'indicazione ufficiale e votando a favore del piano Von der Leyen.
Non sono bastate le telefonate di Schlein: l'astensione, ha spiegato la segretaria a lui come a tutti gli altri che ha provato a convincere, è coerente con il voto nella Direzione del partito di un paio di settimane fa, quando lei disse «non siamo con Trump e non saremo con l'Europa per continuare la guerra» e parlò di difesa comune che è cosa diversa dal riarmo dei singoli Stati.
È vero che qualche passo avanti è stato fatto con gli emendamenti, ha concesso, e infatti il voto contrario fatto balenare come prima ipotesi da alcuni eurodeputati a lei vicini è stato presto accantonato: ma ancora non basta. Stavolta però il presidente del Pd non ha ceduto, più d'accordo con Prodi che con la sua leader, e secondo le malelingue anche per accontentare la sua corrente pronto a infilzarlo se ancora una volta avesse ceduto alla tentazione dell'unità a tutti i costi: ha provato a convincere lei del contrario, provare a intestarsi il successo di quegli emendamenti e dare indicazione di un voto favorevole, pur mettendo agli atti le criticità. Un dialogo tra sordi, sfociato nella divisione plateale di ieri, una divaricazione tra segretaria e presidente che in molti nel partito hanno vissuto come l'apertura di una fase nuova.
(...)
A chi – voci che affiorano dal partito, chi in buonafede chi meno – le chiede un'occasione di confronto, fa rispondere che c'è già stata – la Direzione – e il via libera alla sua relazione è stato all'unanimità. Anche se, volente o nolente, un dibattito si dovrà affrontare a breve, e rischia di riaprire fratture e divisioni: la settimana prossima si voterà sulle comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo. Non sarà un voto strettamente sul riarmo: ma, la segretaria lo sa, rischia di essere un nuovo passaggio complicato.
stefano bonaccini bacia elly schlein
elly schlein paolo gentiloni
schlein bonaccini
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